lunedì 1 Luglio 2024

Il vergine cuccia e i Lanzichenecchi

Più letti

Global clowns

Note dalla Provenza

Colored


Alain Elkann e le sue parole fuori posto

 

Siamo nel Kali Yuga secondo Mel Brooks.
Ogni giorno che passa, il grottesco supera il grottesco. Abbiamo monarchici antisemiti che sostengono un israelita all’Eliseo, coppie gay che insegnano la maternità, innamorati della Charlemagne che rivalutano la causa sovietica (non solo neo), stalinisti che difendono i diritti delle minoranze, postfascisti che idolatrano il Parlamento, esaltatori delle virtù guerriere che fanno campagne per la pace. Ci mancava solo Alain Elkann a dare lezioni di educazione ai giovani.

Sentenzia
Di sicuro può parlare da un pulpito perché il figlio Lapo ha dato un fulgido esempio di come la gioventù si debba tenere. Coinvolto in più orge trans con stupefacenti, da cui nel 2005 si salvò per miracolo, arrestato nel 2019 dopo aver sperperato a New York tutto il denaro in festini ambigui, per aver simulato un rapimento nell’intento di ottenere il denaro del riscatto dalla famiglia.
Ha tutte le carte in regola, il genero di Agnelli, per sentenziare nei confronti di ragazzi chiassosi che gli hanno impedito di leggere tranquillamente Proust perché erano tutti presi nei progetti di rimorchio in spiaggia. Lui sì che sa come si educano i giovani e può permettersi di trattare di buzzurri quelli che lo infastidiscono!

Educazione
Di qui a simpatizzare per esclusione per quei ragazzi rumorosi e maleducati che stigmatizza addirittura in un articolo su Repubblica ce ne corre.
L’educazione è qualcosa che è stata dimenticata. Non ho difficoltà nel credere ad Elkann che il loro chiasso sia stato fastidioso, che non gli abbiano permesso di concentrarsi sulla lettura e che scendendo dal treno non abbiano salutato nessuno. Ormai è un dilagare: il non sapersi tenere, la mancanza di rispetto – che è mancanza di sicurezza di sé – e la non conoscenza dei codici comportamentali. La colpa è di chi avrebbe dovuto insegnare tutto ciò. Ma è uno sbracamento continuo a causa del quale, da una sessantina d’anni in qua, tutto si svacca.
Giusto e condivisibile sferzare questo disfacimento, quando si sia riuscito a non sottomettervisi e si siano educati i figli in modo diverso. Non di certo quando la prova dei fatti ha dimostrato il contrario. Per questo il signor Elkann dovrebbe risparmiarci il pistolotto: non ha i titoli per parlare.

Veniamo poi all’epiteto che ha usato contro di loro: Lanzichenecchi
È vero che nell’immaginario popolare essi sono terribili, è un’altra visione di “mamma li turchi”. Ma è un pregiudizio. Si attribuisce loro la peste bubbonica di Milano quando vennero al seguito del Wallenstein nel 1630. Ma l’armata era composita. Sempre a loro s’imputa il sacco di Roma del 1527, che fu ancora una volta opera di armata plurinazionale.
Li si aborre soprattutto per pregiudizio sociale, essendo dei servi della gleba che avevano riscattato la loro condizione con il mestiere delle armi. Contro di loro lo stesso pregiudizio che si terrà contro Napoleone o contro il “caporale di Boemia”. Nulla infastidisce di più della virtù dei nuovi.
Nell’epoca delle armate di ventura erano, ovviamente, mercenari. Il che non è un’offesa né un demerito, essendo in fondo mercenari tutti i soldati (coloro che percepiscono il soldo). Peraltro sono note diverse occasioni in cui si batterono pur senza compenso.
Sempre quell’immaginario li vuole anti-italiani, il che non significa assolutamente nulla in quanto a quei tempi l’Italia era al tempo stesso il luogo di scontro e l’obiettivo di tutti gli eserciti, e molti dei comandanti dei Lanzichenecchi furono italiani. Tra i capi dell’armata spagnola che vinse i francesi a Cerignola, tra i padrini degli italiani nella Disfida di Barletta, ci fu Prospero Colonna che, in seguito, avrebbe guidato ancora i Lanzichenecchi a sconfiggere i transalpini alla Bicocca.

Per la fratria europea che animo da nove anni ho scelto proprio il termine Lanzichenecchi
E questo per diverse ragioni. In primis per la costante fedeltà al campo imperiale e, in secundis, per tutti i canti lanzichenecchi che, in varie lingue, esistono da tempo immemore nelle nostre comunità.
Ma anche per il fatto che la loro fedeltà non era mai legata ad un’aspettativa, bensì al servizio (cosa dimenticatissima in un certo ambiente che pensa sempre a cogliere risultati di bottega e sta pur smarrendo la fedeltà). Inoltre per quella forma di eguaglianza squadrista che poi si articola in virtù da mostrare sul campo, per poi tornare, spartanamente e con qualche sfumatura boccaccesca, all’eguaglianza di taverna e di accampamento. Il retrogusto del bivacco di manipoli.
L’ho scelto soprattutto perché il compito della fratria – o della gilda – è quello di operare interiormente per ascendere, per crescere, per accrescere e per rifondare stile ed educazione.
Se avessi scelto un altro modello, come la Cavalleria, avrei dato per scontato qualcosa che non è e avrei dimenticato come si sia oggi servi della gleba e non nobili guerrieri. E, quindi, come ci si possa e debba rinobilitare come gli hidalgos, in un modello lanzichenecco.
Il che è alla base di tutto il resto ed è un’introiezione nel mondo liquido delle caratteristiche principali delle Rivoluzioni del Secolo Breve e della continuità ghibellina.
Ma non ditelo ad Alain Elkann che non avrebbe proprio le chiavi per capirlo.

Ultime

Non si andrà più in pensione

Ci restano meno di dieci anni

Potrebbe interessarti anche