lunedì 1 Luglio 2024

L’UNITA’ GRIDA ALLO SCANDALO, LA SOCIETÀ PRODUTTRICE SI DIFENDE: RIME INVIATE ANNI FA DA UN FORNAIO DEL SUD

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Sui sacchetti distribuiti alla festa dei panificatori patrocinata da Camera e Senato compare una poesia.

ROMA – Un panificatore (leggi fornaio), meridionale, probabilmente nostalgico del Duce, forse semplicemente e ingenuamente entusiasta di una poesia che onora i sani valori dell’Italianità: questo il sommario identikit del colpevole, dell’untore vetero-fascista. Che ha coinvolto nientedimeno che la seconda e terza carica dello Stato, i presidenti di Senato e Camera, Marcello Pera e Pier Ferdinando Casini. Collegando questi nomi a quei versi, la storia assume un certo sapore di beffa, magari da Strapaese.

Tutto nasce dal sacchetto del pane utilizzato dai panificatori di tutt’Italia in occasione della Festa Nazionale del Pane, tenutasi il 26 maggio scorso, che recava sul dorso alcuni aulici e altisonanti versi dedicati al pane, appunto. E allora? Allora si è scoperto che quei versi sono nientedimeno che di Benito Mussolini in persona. Si tratta, infatti, della sua “Preghiera al pane” (si trova facilmente su internet). Scandalo immediato. Come, i versi del Duce a corollario di una manifestazione nazionale dei panificatori, con il patrocinio del Senato e della Camera? Dopo aver sviscerato l’esegesi dei versi e averne stigmatizzato l’uso, l’Unità, che ha pubblicato ieri la notizia, si chiede se vale proprio la pena di mettersi sulle tracce dell’anonimo “plagiatore” delle poesie del Duce, perché la cosa importante è comunque aver svelato l’ennesima operazione revisionista, opportunamente camuffata. Invece, vale sì la pena di ricostruire la vicenda, e veder se davvero di scandalo si tratta.
Cominciamo dal Senato e dalla Camera. La presidenza del Senato, ci fa sapere l’ufficio stampa, ha concesso il patrocinio alla manifestazione, di riconosciuta validità. Ma non si può interessare di tutto quello è connesso con la manifestazione stessa, non c’è il minimo coinvolgimento nelle scelte dei materiali di pubblicità, o di manifestazioni collaterali. Stessa risposta dalla presidenza della Camera. Già dall’anno scorso era stato concesso il patrocinio alla manifestazione, nessuno poteva mai pensare ai versi su un sacchetto di carta… Che così gli sono scivolati sotto il naso e sono finiti dalla carta del sacchetto alla carta stampata. Poi è la volta della Federazione Italiana Panificatori, che in un comunicato spiega: «La Festa Nazionale del Pane è una manifestazione volta – esclusivamente – alla valorizzazione e promozione del comparto della panificazione artigianale del pane fresco italiano […] nell’ambito della manifestazione la Federazione ha concesso l’uso del marchio e del relativo manifesto a tutte le aziende sponsor dell’iniziativa. […] Pertanto l’eventuale stampa contestuale di altre frasi o diciture non ha nulla a che vedere né con la Federazione né con il carattere rigorosamente apolitico della Festa Nazionale del Pane».
Allora, quei versi, da dove sono piovuti? Non resta che rivolgersi alla ditta che ha prodotto i sacchetti della vergogna, la Esseoquattro srl, di Carmignano sul Brenta, in provincia di Padova. Altre sdegnate smentite di aver voluto fare un’operazione politica, ma con qualche notizia in più: «Sì, la poesia stampata sul retro del sacchetto è stata scelta da noi, ma eravamo totalmente all’oscuro che si trattasse di un componimento poetico del Duce, i versi ci sono stati spediti tanti anni fa da un cliente, un panificatore, di cui non ricordiamo il nome, forse del Sud, e fino a oggi nessuno aveva mai segnalato il fatto. Poi – dicono ancora alla Esseoquattro -nell’articolo dell’Unità veniamo citati a sproposito, vi si legge che il sacchetto è stato brevettato dalla ditta padovana con il marchio Ideabrill. Il sacchetto esiste da una vita, non abbiamo certo la velleità di averlo brevettato noi nel 2004 -ci tengono a precisare. – Ideabrill è in realtà il nostro prodotto brevettato, incarto e sacchetto salvafresco, lo abbiamo solo pubblicizzato nel soffietto della bust

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