Alcuni di noi vengono da Marte
Miliardi di anni fa, quando era ancora un pianeta giovane, Marte aveva le condizioni necessarie per ospitare la vita: lo indica una simulazione pubblicata sulla rivista Nature Astronomy, che racconta come il pianeta rosso risultava abitabile per batteri che si nutrono di idrogeno e producono metano, considerati tra le prime forme di vita anche sulla Terra.
Lo studio, guidato dall’Istituto di Biologia della Scuola Normale Superiore di Parigi (Ibens), fornisce anche i tre siti più probabili di Marte nei quali andare a cercare tracce lasciate da questi antichi microrganismi marziani.
La possibilità che un giovane pianeta rosso, più di 3,7 miliardi di anni fa, fosse in grado di ospitare la vita, è una questione molto dibattuta da tempo.
Le prove raccolte finora suggeriscono che Marte, almeno per parte della sua storia, abbia avuto le condizioni favorevoli allo sviluppo di forme di vita, ma la probabilità di questo scenario è stata calcolata molto raramente, lacuna che cercano di colmare gli autori dello studio guidati da Boris Sauterey.
Le simulazioni messe a punto dai ricercatori indicano che la crosta marziana potesse essere un luogo abitabile per batteri che si nutrono di idrogeno e producono metano, a condizione che la superficie non fosse completamente ricoperta dal ghiaccio. Secondo lo studio, inoltre, la produzione di metano da parte di questi microrganismi avrebbe causato un progressivo abbassamento della temperatura globale di circa 40 gradi, costringendo i batteri a spostarsi sempre più in profondità nella crosta del pianeta.
I ricercatori suggeriscono anche i tre siti migliori in cui cercare tracce di questo passato: Hellas Planitia, il secondo maggior cratere da impatto presente su Marte, Isidis Planitia, una pianura situata sempre in una grande zona da impatto, e infine il cratere Jezero, dove nel 2021 è atterrato il rover Perseverance della Nasa.