Il III incontro nazionale di Polaris, le sue tavole rotonde, i progetti in cantiere, i prossimi obiettivi
Dal 27 al 29 novembre si è tenuto sul litorale romano, a Lavinio, il III incontro nazionale del Centro Studi Polaris.
All’ordine del giorno lo stato di avanzamento lavori del Centro Studi e gli aggiornamenti sulla situazione internazionale e nazionale.
Una tavola rotonda, “Crisi di panico”, ha messo in luce le evoluzioni in atto sullo scenario internazionale e ha fornito il quadro delle crisi e delle trasformazioni sul piano finanziario, su quello degli investimenti esteri, su quello geopolitico e su quello sociologico.
In particolare si è messo l’accento sul male principale che attanaglia l’Europa: ovvero l’assenza di vitalismo, di entusiasmo, di volontà.
Alcune ricette meccaniche e dinamiche sono state comunque delineate sul piano della politica estera, di quella energetica e di quella economica. Ivi comprese le possibilità d’intervento da parte di minoranze organizzate e qualificate.
Una seconda tavola rotonda, “A colpi di Stato”, ha affrontato le patologie esistenziali e psicologiche che, sulla falsariga delle pandemie e delle fobie, forniscono alle oligarchie il supporto per mantenere in questo stato e per meglio gestire una stabilità collettiva inerte, una vera e propria stanzialità di massa.
Le testimonianze dirette e lette in parallelo del come sono vissute le atmosfere di terrore e di precarietà in Abruzzo e in Palestina hanno offerto lo spaccato di quali siano i mali da noi in Europa, dove l’idea di comunità di destino è stata soppiantata da quella del contratto sociale, con tutte le catastrofiche conseguenze del caso.
Dal punto di vista economico, psichiatrico, socioculturale e politico si è analizzato il livello
di epidemia di quell’aids ideologico e culturale che ha accompagnato i nostri popoli nel declino biologico e demografico e che li sta letteralmente disintegrando.
Si è messo poi l’accento sulle novità più interessanti e significative in controcorrente che vanno dall’interventismo sociale e politico, alla crescita di ruolo del fenomeno centro studi, fino al grado di vitalità assunto da varie espressioni artistiche e sociali non-conformi. Quelle, per intendersi, che hanno saputo interpretare una cultura del margine, viva, innovativa “dal” margine, da cui fanno irruzione anche con proposte di legge e con modelli aggregativi, e che socioculturalmente si distinguono sempre più dai fenomeni terminali delle tribu urbane che invece esaltano la cultura, del tutto diversa, sia politicamente che psicologicamente, dell’emarginazione.
La dinamica creativa e affermativa che si sta registrando, e cui si sono riconosciute ampie possibilità di crescita, è stata letta nel contesto delle trasformazioni sistemiche statali. L’interventismo infatti acquisisce sempre maggior efficacia e potenzialità specie dove lo Stato e i suoi filtri regolatori abdicano ricordandoci che, in fondo, lo Stato siamo noi.
Nel concerto tra autonomia, sinergia, interventismo, autorità e comunità di destino si è intravista la via per l’acquisizione d’indipendenza e di potenza. D’altronde è l’insieme di quei concetti che sta permettendo alle potenze emergenti o reattive, come la Cina e la Russia, di crescere mentre le potenze classiche, e in particolar modo l’Inghilterra, stanno declinando.
Ribadita la vocazione del Centro Studi, che è quella di suscitare questo concerto e di parteciparvi attivamente, si è confermato il ruolo che Polaris intende andare ad assumere: a cerniera tra il lobbismo e la qualifica delle élites.
A questo punto si è descritto come intende esprimersi e funzionare la rivista del Centro Studi, il cui varo è previsto nella prossima primavera.
A questo scopo si è avuta una messa a punto sulla comunicazione, seguita da una riunione redazionale.
Infine si è tenuto un gruppo di lavoro tra i gestori del futuro club di noreporter destinato, tra l’altro, a favorire sinergie lavorative e professionali, oltre che geografiche, tra i lettori del quotidiano web.
Su ambo le novità concrete – rivista e club noreporter – vi aggiorneremo.
Per informazioni: ga@gabrieleadinolfi.it
Riassunto tecnico
A “Crisi di panico” hanno partecipato: un professore universitario di economia e finanza, due operatori finanziari internazionali, un esperto di investimenti esteri e un laureato in lingue esperto di geopolitica.
“A colpi di Stato” ha riunito: un giornalista economista, uno psichiatra, un professionista nella comunicazione e un imprenditore artistico, oltre ai testimoni dei citati casi palestinese ed abruzzese.
La messa a punto sulla comunicazione è stata effettuata da un docente universitario.