martedì 22 Ottobre 2024

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Tra guerra e truffa lo spettro dell’inverno e le farneticazioni dei nuovi pacifisti

È guerra all’Europa ed è anche una grande truffa globale.

I dati della guerra sono chiari

Proprio quando le competizioni globali si concentravano sulla new economy, l’invasione russa dell’Ucraìna, invocata addirittura con frenesia dagli americani, ha frenato soltanto noi. Non gli americani, che hanno preso a correre, non i cinesi che hanno comunque un ritardo da colmare, non i russi che non sono mai stati davvero in gioco come superpotenza.
L’Agi è chiara in poroposito
Mosca fornisce il 38% del palladio al mercato globale, l’Ucraina gli garantisce il 70% del neon, fondamentale per i microchip; il Donbass – quello che nella pagliacciata corrente sarebbe negato dai cattivoni di Kiev – pesa per il 90% nella catena di approvvigionamento. 
Una fetta immensa dell’economia globale e del comparto hi-tech è appesa a componenti grandi poco più di un bottone. E, con l’invasione russa dell’Ucraìna, è l’Europa ad essere stata attaccata al cuore; la retorica che infuria sulle sanzioni all’aggressore è quantomeno periferica e inessenziale.

Cina, Usa (e Taiwan)
Contenuta l’Europa con l’ausilio del fante stolto di Mosca, Usa e Cina si contendono la leadership. Sulla quale, contrariamente alle convinzioni correnti, i cinesi sono in ritardo. E qui si spiega il nodo di Taiwan dato che la Cina al momento produce solo il 6% dei microprocessori a livello globale (il 60% dei chip vengono da Taiwan, il 18 dalla Corea del Sud) e che gli americani sono già in vantaggio nei tempi e nell’organizzazione per la produzione trasferita negli States. Al punto che è lecito chiedersi se non ritengano vantaggioso far saltare Taiwan a breve in modo da capitalizzare il vantaggio dei tempi.

Poi abbiamo le buffonate e le truffe
Il sistema è capitalista, quindi mafioso. Come facemmo notare subito Putin è socio di Erdogan nel Tap e cointeressatto con i Biden nel gasodotto ucraìno che non è mai stato bloccato da Kiev, così come Mosca non ha mai tagliato l’energia elettrica all’Ucraìna perché la “guerra patriottica” è serva dell’impresa economica e finanziaria.
Un’impresa economica e finanziaria che ha reso esportabile lo shale americano da rigassificare e che, con una serie di triangolazioni e di partite di giro, ci fa acquistare a prezzi ultalievitati il gas russo dalla Cina!
Che altro potremmo fare chiederete voi, visto che ci taglieranno l’energia per l’inverno?
E qui possiamo metterci a ridere. In primis perché disponiamo di depositi di gas a sufficienza, in secundis perché noi il gas LO ESPORTIAMO!
Secondo i dati del ministero dello Sviluppo economico (Mise), rielaborati da Altreconomia tra gennaio e maggio sono stati venduti all’estero 1.467 milioni di metri cubi equivalenti (Smc), significa 578% in più rispetto ai 254 milioni di Smc del 2021. Un volume che non ha pari negli ultimi 15 anni e che è persino superiore alla produzione interna (a quota 1.368 milioni di metri cubi equivalenti). 

I future come nelle primavere arabe
A far levitare i costi del gas, ben prima della guerra e a prescindere dai costi d’acquisto, sono stati i future, così come 11 anni fa era accaduto per il grano in Magreb.
Ora si scopre che i prezzi li fissano in Olanda. Ma è d’avvero l’Olanda?
Il TTF di Amsterdam è considerato il punto di riferimento in Europa per monitorare e comprendere il mercato del gas. Il mercato virtuale e indice della Borsa olandese che sta per compiere vent’anni, è stato istituito infatti nel 2003 come alternativa al National Balancing Point, il mercato del gas con sede nel Regno Unito, e progressivamente ha sostituito la piattaforma britannica come centro del mercato. 
Ragion per cui l’interesse finanziario degli speculatori si sposa con la strategia Wasp di contenimento e freno dell’Europa e il cerchio si chiude.
Ma l’Europa, benché con una storica cultura sociale che l’attenua, resta capitalista come tutto il resto dei players e anche qui da noi prevale l’interesse degli squali su quelli di tutti. L’Eni da gennaio a giugno fa il 700% di UTILE in più, pari a oltre 7 miliardi di euro.
A questo si aggiunge che la politica ecologista a lungo foraggiata dal partito Wasp, quella che ci privò delle centrali nucelari e che ci è costata negli anni bollette salate, ha avuto contraccolpi anche in Francia, che ha così ridotto la sua mole di produzione, aumentando di converso i prezzi; Francia da cui noi compriamo energia elettrica essendoci tagliati gli attributi da soli e, quindi, oggi la ricompriamo più cara.

Venirne fuori
Morale della favola: da questa crisi generalizzata che è al tempo stesso prodotta dalle speculazioni della finanza globale e dagli interessi congiunti delle superpotenze nel tenerci a distanza di sicurezza e il più possibile fuori gioco, si esce soltanto con una politica assertiva europea di organizzazione e di potenza che – ne parleremo nei prossimi giorni – non è sparita affatto in questa congiuntura e sta provando a venirne fuori. Qualunque altra considerazione è astrusa e fine a se stessa, frutto di mistificazioni del reale o di scarsa conoscenza.
Purtroppo in Italia tutta la comunicazione politica sta al livello dei talk show e dei social ed è d’avanspettacolo (Debord sarebbe già un lusso). Così mentre le questioni nodali diventano argomenti elettorali precisi in Germania, in Inghilterra, in Olanda e perfino in Spagna, da noi si fa come già con la Ue e con l’Euro: si accusano la guerra e/o le sanzioni e si dà vita a un can can stridente e penoso, tipo l’ammucchiata ripropoistiva di lunedì di Alemanno con codazzi fusariani, con patetiche profferte da pacificatori di un conflitto di cui evidentemente nessuno dei relatori sapeva niente, al punto di offrirsi a centri decisori internazionali che hanno rifiutato interlocutori illustri e che di certo non hanno tempo da perdere per le buffonate italiane.
Il problema però è che l’avanspettacolo di Alemanno s’iscrive come la cosa più seria finora prodotta in un’italietta politica miseranda e in particolare in un’area ormai all’inseguimento delle proprie turbe psichiche, non solo incapace d’intendere (quello ormai era assodato) ma di volere. Desidera (sempre per delega verso un Castigamatti) e fa del desiderio la sua droga mortale.
Serve al più presto una linfa vitale per un’élite italiana ché l’Europa ne ha bisogno e non può farne a meno. Nascerà quasi del tutto da gente nuova, questo almeno è certo, perché i denti cariati si curano o si sostituiscono ma gli animi tarlati non si riprendono più.

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