domenica 30 Giugno 2024

Il fascismo e il neofascismo spiegati a Lione

Più letti

Global clowns

Note dalla Provenza

Colored


Conferenza di sabato 18 settembre

Sabato a Lione, ospite del Cercle François Duprat, ho avuto il piacere di parlare ad un pubblico regolarmente e ampiamente sotto i trent’anni.
Facce pulite e persone coraggiose, perché lì sono tornati di moda gli assalti antifa con spranghe e bastoni, e così si fa esperienza.
Persone coraggiose, preparate e intelligenti, che si mettono in discussione e cercano di capire le cose. Tant’è che sono impegnate nel sociale, nell’ecologico, nel culturale, “sul territorio”, come si suol dire, e negli aiuti umanitari dalla parte giusta. Una scelta, quest’ultima, che, nella fascia d’età sotto i cinquanta, è un fattore comune anche negli ambienti dove ci sono vecchie cornacchie che stridono volgarità “geopolitiche” e sono passate, senz’armi ma con tutti i bagagli, presso i vincitori di Jalta.

L’argomento era come nacque, cosa fu e come si è evoluta dopo la guerra, la “più mediterranea delle idee”. Abbiamo trattato sia del crogiolo ideale, così bene individuato da Zeev Sternhel nella Francia del dopo Dreyfuss, con le influenze di Sorel sull’ideatore dei fasci di combattimento. Messe in luce le prerogative universali, sociali e progressiste del nazionalismo italiano, sia risorgimentale che iredentista, con le loro componenti di avanguardie artistiche e di sindacalismo rivoluzionario. Il doppio tradimento interno (governo e opposizioni) della “Vittoria Mutilata”, nonché il miracolo della reazione a Caporetto, che diede ragione all’intuizione con cui il Benito ruppe con i socialisti (la classe è un fattore reazionario, rivoluzionaria è la nazione).
Come il “biennio rosso” fu terrorismo puro e venne contrastato e vinto soprattutto politicamente, con l’avvento in massa di ex sindacalizzati socialisti nelle file del sindacato delle camicie nere.

Si è spiegata la lunga linea ininterrotta di socializzazione e di tendenza all’eguaglianza sociale tenuta durante l’intero regime, espressione peraltro coerente delle visioni del periodo socialista del Condottiero. Posto l’accento sulla fusione tra una tendenza politica che nasce e pretende perfino di ripartire nel dopoguerra “a sinistra” ma che si somma ad una cultura esistenziale e filosofica “di destra” e con una capacità gestionale “di centro”. Spiegata la viltà e l’ignominia dell’8 settembre e quel che accadde in seguito. La radicalizzaione della Repubblica intesa soprattutto come risposta al tradimento delle destre ma, al netto della retorica, inserita nella piena continuità dell’opera. Spiegato rapidamente il progetto delle Uova del Drago e il cambiamento in corsa obbligato dall’inattesa formazione della Democrazia Cristiana e dall’egemonia comunista sul partito socialista, che verrà meno solo più di trent’anni dopo.

Riassunte a tre le linee del Msi e della detra radicale negli anni successivi: golpismo, partecipazione democratica con abbandono della pregiudiziale costituzionale, avanguardismo politico, vitalistico e giovanile, con grande fermento intellettuale.
Da quest’ultimo nacque e prese forma il Mito – riproposto e rigenerato – dell’Europa Nazione, di cui molto si deve altrove, in particolare a Mosley e a Bardèche.
Ma è stato posto l’accento su quanto partirà organicamente da Filippo Anfuso.
Alla domanda se tutto questo è riproponiblie la risposta è stata che, come aveva sempre detto e fatto Sua Eccellenza (ne è la prova la scelta stessa della denominzaione della Repubblica in contrasto con Farinacci che voleva fosse denominata non Sociale ma con una parola che iniziasse per F), non c’è una ortodossia bensì uno spiito che muove la materia e che può cambiare tranquillamente forma, perché si appartiene al mondo del reale e dell’ideale e non del cervellotico e del viscerale.
E alla domanda se si sia trattato di un fenomeno esclusivamente italiano e non esportabile, la risposta è stata che esso ha ispirato tante altre rivoluzioni nazionali e tanti regimi, non così simili tra loro, ma con punti in comune. È un po’ la logica di Roma e dell’articolazione, libera e mai uniforme, bensì universale, dell’Impero. Per questo esso è vivo, e lo è così.

Ultime

Notte dei lunghi coltelli

Più che la sinistra a essere giustiziata fu la destra sovversiva

Potrebbe interessarti anche