domenica 30 Giugno 2024

La Colonna Traiana

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L’opera del romeno Vasile Lovinescu venne riscoperta nell’Europa occidentale nel 1984, allorché, negli stessi giorni in cui l’Autore moriva nella sua città natale in Moldavia, le Edizioni all’insegna del Veltro pubblicavano in volume la serie di articoli apparsa tra il 1936 e il 1937 su “Etudes Traditionnelles” sotto il titolo La Dacie hyperboréenne. Un’edizione francese in volume dei medesimi testi usciva nel 1987.

L’edizione romena è apparsa soltanto quest’anno, nel quadro di una rivalutazione di Vasile Lovinescu che si manifesta a vari livelli. In Italia, si è largamente parlato di questo scrittore nel corso di un convegno su “Storia delle religioni e pensiero tradizionale” che si è tenuto all’Accademia di Romania di Roma.

La Colonna Traiana raccoglie organicamente le lezioni che Vasile Lovinescu tenne nel 1968 alla “Confraternita di Iperione”, una cerchia di discepoli che si riuniva con regolare periodicit… a Bucarest per approfondire lo studio delle dottrine tradizionali. Lovinescu, il maestro del gruppo, era in Romania una delle persone più qualificate a dirigere una tale attività. Infatti già negli anni trenta era entrato in contatto con Guénon, col quale mantenne un lungo rapporto epistolare; era stato il primo (secondo quanto attesta Eliade) a menzionare in Romania l’opera di Julius Evola, col quale d’altronde si incontrò allorché lo scrittore italiano andò a Bucarest per conoscere Corneliu Codreanu; entrato in Islam, aveva organizzato in Romania, insieme con Michel Vâlsan, un gruppo iniziatico di cui divenne lui stesso il muqaddem per tutta l’area balcanica.


Come scrive Mircea Birtz presentando nella sua Nota introduttiva La Colonna Traiana, il saggio, “prendendo le mosse dalla figura di Traiano, riguarda la funzione sacrale degli Imperatori romani, una funzione nella quale il rapporto tra autorità spirituale e potere temporale si risolve in unità. Lo studio -prosegue il teologo ortodosso – comporta alcune riflessioni sulla Dacia, su cui si innesta una interessantissima digressione sulla sinergia e sull’antagonismo che si instaurarono tra il messianismo dell’Impero romano e quello semitico-cristiano”. Sostanzialmente, la questione intorno alla quale ruotano le considerazioni di Lovinescu è la seguente: era proprio inevitabile che all’Europa venisse imposta una forma tradizionale ad essa estranea? Non era possibile che l’antica tradizione greco-romana si rinvigorisse, in modo da rendere superflua la diffusione di una rivelazione nata in un ambiente semitico? No, risponde l’Autore, perché la struttura che ostacolava le tendenze dissolventi (il katechon) era appunto l’Impero Romano. Il cristianesimo fu dunque necessario per accelerare il processo del Kali Yuga e quindi per dare impulso all’esaurimento dell’attuale ciclo di umanità.



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