martedì 22 Ottobre 2024

L’angelo di Fresnes

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Robert Brasillach a sessantacinque anni dal suo assassinio

 

Il 6 febbraio 1945,  nell’anniversario dell’epica giornata di sanguinosi scontri tra popolo e forze dell’ordine nella sommossa antiparlamentare del 1934, veniva fucilato nel forte di Montrouge Robert Brasillach, colpevole di essere un poeta.
Si era consegnato ai carnefici perché costoro, in nome della democrazia, avevano giurato che in sua assenza  avrebbero ucciso sua madre che non avevano avuto remore a catturare al suo posto.
Del poeta, storico, scrittore, giornalista e saggista, impegnato per cause sublimi fin dal tempo della Guerra di Spagna, benché sia stato assassinato giovane, abbiamo una mole intera di scritti belli, puliti, vibranti.
L’ultima sua produzione sono i Poèmes de Fresnes, la prigione in cui attese la morte e che prese il nome dalla località in cui fu eretta che era tra boschi di frassini (fresnes, in scrittura ancora arcaica col tempo mutata in  frênes per la contrazione dovuta alla caduta della s, vuol dire appunto frassini). Quei Poemi sono di una delicatezza e di una profondità straordinarie.

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