martedì 3 Dicembre 2024

L’area odia suo padre

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Anche sull’Ucraìna. Perché delira fino a calpestare tutto quello da cui proviene

 

Una parola un po’ buffa, area, indica un caotico assieme di individui sparpagliati che si raggruppano per i più svariati motivi, tra i quali non è secondario il disagio nella vita di tutti i giorni.
A nobilitare questa congrega confusa sono la presunta nobiltà del perdente (ma pochissimi si sono battuti) e l’appartenenza emotiva a un passato di cui troppo spesso ognuno ha una visione personale e falsata.

Odiano il padre
Nell’atomizzazione progressiva della società di oggi quest’area è diventata patologica. Dapprima venne l’antagonismo a sostituire la spinta rivoluzionaria; quell’antagonismo si è trasformato in una proiezione freudiana del padre da uccidere che viene identificato prima nelle Istituzioni (in cui però vogliono tutti entrare), poi nell’Occidente e nella Democrazia (che però tutti pretendono di difendere dalla “dittatura”) e infine scaturisce nel rovesciamento di tutti i valori e di tutti i princìpi, non solo del sistema attuale ma, per pulsione incontenibile soprattutto quelli del mondo politico a cui si appartiene. Così si finisce davvero con l’uccidere il padre, sia pure in suo nome.

In Italia neopartigiani e anti-europei
In Italia, dove si vive sulla base della Costituzione scritta dagli antifascisti, cosa ti difendono? La Costituzione, che altro mai?
E poi l’Europa? Quella che fu addirittura dal 1921 il fil rouge della nostra Rivoluzione, diventa ovviamente il primo nemico perché sarebbe al soldo degli americani. Ma quando sono gli inglesi e gli americani a combattere l’Europa sono contenti, eccome! Altrimenti come puoi uccidere il padre?
Così Italexit, ovvero giù le mutande davanti ad Albione! (Dio non la deve stramaledire più…)
E quando gli Usa scatenano colpi di stato, guerre civili e stragi per difendere lo strapotere del Dollaro dalla minaccia dell’Euro, con chi si schierano i baldi scemi? Col No Euro: che te lo dico a fare?

Dreyfusards in Francia
In Francia, dove la destra rivoluzionaria nacque con l’antisemitismo sociale (nulla a che vedere con quello comunemente immaginato) e fu battezzato con l’Affare Dreyfus, cosa ti potevano trovare di meglio per uccidere il padre i nostri cuginetti d’Oltralpe se non mettersi al servizio di un candidato all’Eliseo, Zemmour, che è un israelita praticante di origine maghrebina?
Il che fa il paio con l’altra uccisione del padre, pianificata da ben 25 anni: la rivolta contro Jean-Marie Le Pen.

Viva Jalta e morte a noi!
La Russia decide di tornare a Jalta n.0, cosa che fa ripetutamente con i presidenti democratici americani, e si mette d’accordo nel gioco delle parti – e delle spartizioni delle quote dei rialzi energetici – con i turchi e gli americani (e con gli ucraìni) e fa quindi saltare l’intesa Parigi-Berlino-Mosca, sottraendovisi. Invece di prendersela con il Cremlino per questa scelta contro di noi, nell’area si gode perché si ritorna a Jalta e, come nella Guerra Fredda, si dà importanza solo alle chiacchiere, non ai fatti,  non alle convergenze oggettive, palesi, sfacciate, d’interesse tra i players antieuropei, tra i quali, dopo 4 anni di apertura alla UE, torna a esserci la Russia.
Non hanno abbastanza celluline per capire che quest’intesa criminale sta alla base dell’attuale crisi ucraìna in cui Putin fa quello che gli dice Biden due giorni prima, avendo bene cura di confermargli che non verrà combattuto e che può muoversi a piacimento? Non ci arrivano, d’accordo; potrebbero perlomeno schierarsi per la pacificazione!
Invece preferiscono tifare per la seconda armata mondiale che aggredisce un popolo europeo e per le truppe multirazziali che dietro i carri russi fanno razzia e carneficina di gente a noi consanguinea.

Antisemiti a intermittenza
Però gli stessi che Zemmour non è un problema, festeggiano se gli ucraìni muoino perché hanno un presidente ebreo. L’antisemitismo fa di nuovo capolino ma, come sempre, a logica variabile.
Che Putin sia stato educato da una famiglia lubavich, che abbia aperto lui personalmente in epoca comunista il museo ebraico di Leningrado, che tra i suoi più stretti collaboratori parecchi siano ebrei, come lo è il suo maestro di arti marziali, come lo è divenuta la figlia, che egli si sia dichiarato il paladino mondiale di difesa contro l’antisemitismo, conta poco. Né conta la presenza di un battaglione di volontari israeliani sul fronte del Donbass dal lato russo.
Tanto non è che un pretesto usato solo quando fa comodo da gente fondamentalmente sradicata, ignorante e impegnata soltanto a inseguire i propri trip onanistici da psichiatria.
Comunque senza una spina dorsale e una stella polare.

Razzisti bianchi veterotestamentari
Laddove l’antisemitismo è diventato un pretesto, il “razzismo bianco” la fa invece da padrona.
Sorvoliamo su cosa sia questo razzismo bianco e su come, in effetti, non abbia nulla a che vedere con l’antisemtismo, ma facciamo notare che ancora una volta è un falso clamoroso.
Quelli che ci dicono che la Russia è più “europea” della Francia per via dei suoi fenotipi che comparano con quelli delle banlieues non hanno idea di cosa sia la Russia profonda, di cosa sia la stessa Mosca, la città più musulmana al mondo al di fuori di un paese musulmano, dove Putin in persona è dovuto intervenire sulle pubblicità in burkina integrale e dove la lobby islamica detiene gran parte delle strutture del turismo. Chi proietta sui russi il suo immaginario razzista Wasp (perché di questo si tratta e non di quello tradizionale) ha dimenticato che congerie di masse telluriche sfociò su Berlino nel 1945 e non ha probabilmente visto le foto dei prigionieri di oggi, che pure appartengono alle truppe speciali russe.
Si tratta ancora e sempre della proiezione irreale – e capovolta – dei propri pruriti impotenti.
Serve loro un salvatore idealizzato che tiri fuori le palle che essi non hanno.

Stare fuori dal delirio
È complicato restare freddi e continuare a tendere alla pace,  fino a ricucire i rapporti con la Russia che sono oggettivamente importanti di per sé, sotto qualsiasi regime, e non vanno legati alla mitizzazione di un’oligarchia e del suo massimo personaggio nei confronti del quale si pratica un tranfert da castrati, unito a un innamoramento omosessuale che obbliga a chiudere gli occhi su tutto, anche, sacrilegamente, sul sangue dei nostri fratelli.
È complicato ma va fatto perché, anche se ciò aiuta molto, non è obbligatorio essere mentecatti per restare in un’area di pensiero. Pensiero? Non esageriamo!
Ma bisogna soprattutto amare il padre e la propria stirpe e non odiarli in nome di una destra terminale freudiana. Quella, d’altronde, si spegnerà tra guaiti e ululati nel suo disastroso, masochistico, irreverente, non dignitoso, niente.

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