martedì 22 Ottobre 2024

“Liberazioni” elettorali: missione compiuta.

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Secondo Renato Mannheimer «è ragionevole pensare che la vasta emozione suscitata dalla liberazione degli ostaggi abbia qualche conseguenza sul voto». Ovvero come riconquistare il voto di un’opinione pubblica ostile all’intervento in Iraq. La retorica patriottarda dei “nostri ragazzi” favorisce ancora una volta chi i “nostri ragazzi” li ha mandati al macello per difendere interessi altrui.

Per gran parte dell’elettorato, la liberazione degli ostaggi ha costituito una felice sorpresa. Appena la notizia si è diffusa, l’attenzione si è impennata. Martedì sera l’80% degli italiani era al corrente dell’evento: una percentuale altissima anche rispetto a casi analoghi. Come sempre, i meno informati erano i più giovani, fino a 25 anni. E’ ragionevole pensare, dunque, che la vasta emozione abbia qualche conseguenza sul voto. Ma è impossibile giungere a stime precise. Specie perché un effetto che incida davvero sui risultati dovrebbe manifestarsi in particolare su quanti sono ancora indecisi. Sia su chi – sono assai pochi – è ancora in bilico sulla preferenza per l’una o l’altra coalizione. Sia, specialmente, su quanti – molti di più – non sanno se recarsi o meno alle urne e su cui gli eventi iracheni possono avere una funzione «mobilitante»: nel complesso, una porzione limitata, ma decisiva, di elettorato.

Già la diffusione della conoscenza e dell’interesse per l’evento indicano la direzione degli effetti. Sembrerebbe infatti più informato chi è orientato a votare – o prende almeno in considerazione – il centrodestra. Il che suggerisce che in questo settore dell’elettorato la liberazione degli ostaggi ha «emozionato» – e anche «mobilitato» in misura maggiore. Naturalmente, l’orientamento politico condiziona anche l’attribuzione del merito per la liberazione. Che i votanti per la Cdl suddividono equamente tra il governo e i soldati americani. Mentre la grande maggioranza dell’elettorato del centrosinistra la attribuisce ad altro. Dunque, la liberazione degli ostaggi ha “mobilitato” l’elettorato del centrodestra. Che era quanto Berlusconi auspicava. Il problema del Cavaliere, infatti, non è tanto sottrarre voti al centrosinistra, quanto spingere i suoi elettori potenziali a recarsi alle urne. Poiché, sin qui, l’astensionismo sembrerebbe colpire assai più il centrodestra e Forza Italia in particolare.

Molti indizi suggeriscono che in qualche misura Berlusconi vi sia riuscito. Almeno per ora. Alcune stime indicano che circa un quinto del potenziale complessivo di Forza Italia si senta più voglioso di appoggiare il leader dopo la liberazione degli ostaggi. Con una forte accentuazione (poco utile sul piano del risultato elettorale) tra chi è già deciso e una minore intensità (ma una assai maggiore efficacia) tra chi per ora si limita a «prendere in considerazione» Forza Italia. Ciò che sul piano dei voti nell’urna può significare un guadagno dall’1 al 2%. Che andrebbe a scapito specialmente della Lista dell’Ulivo (anche se, non ovviamente, con passaggi diretti).
Tuttavia non è dato sapere se le intenzioni manifestate oggi «terranno» fino a sabato. I «mobilitati» sono infatti elettori fino a ieri indecisi (e lo sono un po’, sebbene in misura minore, ancora oggi) se recarsi o meno alle urne. La loro scelta si basa spesso sull’impulso del momento. Oggi, in misura maggiore di ieri, sono intenzionati a votare e a sostenere il Cavaliere. Ma non è dato sapere cosa faranno davvero sabato e domenica prossima.


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