martedì 22 Ottobre 2024

Malgrado loro

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L’antifascismo can’t get no satisfaction

 

Ha spiegato Formigli che il can can mediatico antifascista lo si deve al fatto che per i sondaggi Fratelli d’Italia è il primo partito italiano e che andava quindi rivelato al pubblico che in quel partito ci sono anche persone che fanno apologia di fascismo. Ma dai!
Formigli dev’essere poco sveglio se non ha capito le ragioni reali di quest’offensiva, ma fingiamo che siano quelle da lui addotte. Posto che la presenza di postfascisti in un partito postfascista non è uno scoop e che tutti gli italiani ne sono consapevoli, anziché voler dimostrare che in una stia ci sono anche i pulcini, quei geni si sarebbero dovuti porre la giusta domanda, e fare i conti una volta per tutte con la risposta, ovvero: come mai un partito in cui ci sono anche apologeti del fascismo è il primo nei sondaggi.

Una religione deformante

L’antifascismo in realtà è una sorta di religione distruttrice che si fonda su due categorie, i buoni (gli antifascisti) e i cattivi (i fascisti). Solo per colpa di questi ultimi, che sono cattivi e terribili, i paradisi terrestri delle utopie progressiste si rivelano inferni ed è accusando loro, rieducandoli ed eliminandoli, che si permetterà infine all’inferno terrestre di diventare un paradiso. E frattanto, proprio grazie ai cattivi, quelli che contro di loro si ergono da ossessi diventano automaticamente buoni.
Questa religione si fonda, ovviamente, su una visione e su una ricostruzione dogmatiche, ignoranti, deformanti, che danno del fascismo un’immagine completamente distorta: una menzogna maldestra.

I credenti? Non così tanti
Questo meccanismo astratto e fallace funziona solo perché i media mainstream appartengono alle lobbies trozko-liberal. Ma non fa così tanta presa nel profondo delle società. Non funziona ad esempio per niente nei Paesi dell’est, tanto per iniziare, in cui il ricordo recente del comunismo ha prodotto sorprese, come in Polonia. La favola fa breccia nell’Occidente che non ha sperimentato il fascismo. Eppure, si pensi a Francia e Olanda, la presa è relativa. Se però passiamo alle nazioni che qualche forma di fascismo l’hanno vissuta, l’antifascismo come sentimento popolare si dimostra fallimentare.
Né in Spagna, né in Portogallo si riesce a coinvolgere la collettività in un sentimento antifascista.
In Germania fu diverso solo dopo il ’68 e lo fu per un’unica ragione: perché il fantasma del Terzo Reich risultava un ostacolo alla riunificazione.
Chi ha però avuto la fortuna d’incontrare tedeschi comuni (non politicizzati) negli anni settanta, ottanta, novanta, si è reso conto che il giudizio non era mai così categorico, tutt’altro.
In Argentina poi nemmeno pensare di ricorrere a retoriche antifasciste.

Italia e antifascismo: un matrimonio mai riuscito
In quanto all’Italia che il fascismo lo ha creato e che lo ha vissuto a lungo, è un dato oggettivo che il sentimento antifascista sia diffuso solo in cerchie molto ristrette ed ideologizzate. Non che gli altri siano fascisti, ma i ricordi familiari sono quasi ovunque più che positivi. Che l’antifascismo non possa far leva da noi malgrado la sua martellante retorica fasulla è ancora più che evidente.
Mattei, Craxi, Fanfani, Andreotti, Berlusconi e Salvini, in momenti diversi, perfino nella violenta caccia alle streghe (1973-1981) hanno resistito alle offensive dei commissari politici, non perché fascisti ma perché consapevoli del sentimento popolare che volevano intercettare e non disposti a farsi ricattare da degli infelici untori di odio e d’infelicità.

Malgrado loro
Il fascismo in Italia resta qualcosa che non si può riassumere negli schemini criminalizzanti e riduttivi dei sacerdoti dell’antifascismo. Nemmeno oggi che certi ambienti che si richiamano al fascismo di cui poco o nulla hanno compreso, ma che sono invece imbevuti di puttanate da Alt-right americana e di trinariciutismi sovranisti e amish, la manovra riesce davvero.
Ci sono indubbiamente degli utili idioti, ma la loro utilità non è così forte da intaccare quello che scimmiottano e che, nella memoria storica e antropologica degli italiani, è ancora ben saldo.

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