lunedì 2 Dicembre 2024

Onore a Federico

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Oltre otto secoli fa nasceva uno dei grandissimi

Il 26 dicembre 1194, ottocentoquindici anni fa, nasceva a Jesi Federico II di Svevia, figlio di Enrico VI, dunque nipote del Barbarossa, e di Costanza di Altavilla della genia normanna.
Si pose a crocevia tra il mondo nordico e quello mediterraneo, affrontò con polso e con moderazione, con piglio e duttilità, gli arabi dirimpettai e rivali. Sotto di lui fiorirono le arti, le scienze, la filosofia, la ricerca, l’architettura, l’alchimia, la spiritualità e il diritto; fu così magnifico egli e così fantastico il suo operato che Federico fu definito Stupor Mundi.
Produsse veri e propri travasi di bile nei vertici del partito guelfo, al punto che il papa Gregorio IX, corroso dall’invidia, giunse a scomunicarlo senza motivo per ben due volte e ciò benché Federico restituisse alla cristianità il Santo Sepolcro.
L’opera di Federico II cementò il Sacro Romano Impero e mise in serio pericolo gli usurpatori guelfi e i loro alleati naturali assieme ai quali i papalini combatterono l’Impero: i signorotti  avidi, intrisi di particolarismo e i mercanti avari, mossi da individualismo.

Alla morte dello Stupor Mundi, il papato compì il suo quinto peccato mortale contro il Sacro.
Dopo la catagogia affermata da Ambrogio che aveva compiuto la cesura metafisica dell’Impero Romano utilizzando all’uopo vere e proprie affermazioni diaboliche e sataniche, avevamo registrato il peccato di orgoglio anti-regale di papa Gregorio VII che, con la complicità della sua manutengola Matilde, a Canossa aveva osato umiliare l’Imperatore, Enrico IV.
Contro il nonno di Federico II, Federico Barbarossa, il papa Alessandro III aveva guidato la lega dei signorotti animata da intenzioni centrifughe e dall’odio dell’Auctoritas.
Il quarto peccato mortale fu la scomunica dello Stupor Mundi.

Tutti questi abomini si spiegano agevolmente nella pretesa, da parte della casta sacerdotale, di eliminare la polarità regale e guerriera cui l’assialità la vuole subodinata, e non solo l’assialità posto che il Sacro Romano Impero istituito, pur ancora senza quest’appellativo, da Ottone I, esprimeva chiaramente le gerarchie e la centralità dell’Imperium e dell’Augusto.
La ribellione contro la Forma e contro l’Auctoritas – che nella tradizione biblica è luciferina – si può esprimere in due modi diversi. O negando la superiorità, cercando d’imporre al suo posto un’eguaglianza teorica o, peggio ancora, usurpando una funzione che non si può ontologicamente ricoprire, e pretendendo all’uopo di modificare così tutto il quadro al fine di adeguarlo alla propria in-potenza.
L’operato in tal direzione, in rigetto della virilità spirituale, è simbolicamente inteso come una spinta alla castrazione. E la storia ce ne ha dato conferma.
Il papato  volle sostituirsi all’Imperium e  fu mosso da spirito di castrazione e di anti-virilità: Si tratta di un lungo fil rouge, quasi ininterrotto, che ha avvelenato e persino dannato la storia europea giungendo a strumentalizzare, umiliare, mortificare, tradire le splendide affermazioni benedettine, francescane, bernardine, lo spirito di Cavalleria e il fervore mistico.

Ci furono, ovviamente, eccezioni: sparute ma eccelse, tra cui spiccano quelle di Silvestro II e Celestino V.
Solitamente però, corrosi dall’odio, dal rancore, dalla gelosia e dal desio di un’usurpazione impossibile, contro l’Impero si mossero gli eunuchi armati. Essi compirono così tra gli altri anche quei delitti spirituali e politici che abbiamo descritto.
A questi delitti contro il Cielo e l’Impero seguì poi, dopo il  trionfo terreno e la  successiva morte di Federico, la crudele e spietata caccia alla sua discendenza che fu perpetrata dall’intero partito guelfo che non esitò a far strage degli adolescenti di Svevia. Memorabili e struggenti versi ci sono rimasti in ricordo di Corradino; Dante esalta la figura di Manfredi che considera l’ultimo principe italiano in quella Commedia – poi detta Divina – in cui inchioda il papato alle sue responsabilità infere.

Ottenne così, il partito guelfo, di smembrare l’Ecumene centrato e trascendente per sostituirlo con una dittatuta totalizzante e opprimente ammantata sì di parole soavi ma impertinenti e sempre contrabbandata per qualcosa di superiore che mai fu. Una dittatura contro il Cielo (ma esercitata “in nome del cielo”) che poi ha generato quello che ha generato ossia – dalle sue stesse viscere – il protestantesimo, il calvinismo e il comunismo infine riuniti, tutti, con la loro matrice guelfa e con la loro antenata biblica, nel mondialismo in cui ognuno di questi banchetta sì, ma è e resta un commensale nano. Chi è causa del suo mal pianga se stesso.
Noi preferiamo  ignorare chi, rancoroso, rabbioso e geloso, è caduto dai trampoli su cui si era arrampicato mentre cercava di rimpicciolire il più grande e onorare invece l’Alto.
Onore a Federico!

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