sabato 27 Luglio 2024

Torture: lo spettacolo continua!

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Tocca alla Marina usa. Si, anche loro hanno commesso torture atroci contro gli iracheni. Le prove? Le distribuiva su internet la moglie di uno dei torturatori. Assurdo? No, assurdo è non capire che gli Usa vogliono l’aumento di “attentati” da parte della resistenza irachena per continuare l’opera di conquista delle città dell’Iraq.

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
WASHINGTON – Le foto su Internet non sono molto diverse da quelle che documentavano gli abusi e le torture nel carcere di Abu Ghraib alcuni mesi fa: un soldato americano che posa sorridendo, seduto su un iracheno incappucciato e ammanettato; un altro che punta il fucile alla tempia di un prigioniero in ginocchio; un terzo che preme col pollice sulla gola di un civile che perde sangue dalla testa. Questa volta però non si tratta di secondini «deviati», bensì di soldati di uno dei corpi più prestigiosi delle forze armate americane, i celebri Navy Seals. Le immagini rischiano di macchiarne per sempre la reputazione: i commando della Marina americana sono oggetto di una nuova inchiesta del Pentagono su maltrattamenti a danno di prigionieri iracheni, assieme ad altri corpi speciali.

E’ stata l’Associated Press a mettere le mani su oltre 40 foto dei Navy Seals, distribuite su Internet dalla moglie di uno dei soldati, non si sa per quale motivo, forse per fornire ai conoscenti un assurdo ricordo della campagna del marito.
L’agenzia di stampa, che le ha date ai media e al Pentagono, precisa che «sono meno brutali» di quelle scattate nelle celle del penitenziario di Abu Ghraib. Ma hanno due aggravanti. Gli abusi avvengono nelle case irachene, non nelle carceri, si vedono famiglie in preda al terrore e alle lacrime, suppellettili distrutte. E le foto, in alcune delle quali il volto dei detenuti è annerito per impedire il riconoscimento, sono datate maggio 2003, sono cioè antecedenti alle sevizie registrate nel carcere alle porte di Bagdad.


Prigionieri torturati clicca su una foto

Al comando del corpo speciale a Coronado in California, il portavoce Jeff Bender ha assicurato che «se qualcuno ha commesso un reato giustizia sarà fatta». Il Pentagono è diviso in due. C’è chi difende i Navy Seals: l’istruttore Gary Solis dice che «le foto denunciano un comportamento stupido e da adolescenti, non testimoniano un reato». Per il contrammiraglio ed ex giudice militare John Hutson, invece, i soldati hanno violato la Convenzione di Ginevra sulla protezione dei prigionieri di guerra: «E’ persino vietato fotografarli».

La Commissione inquirente ha annunciato che cercherà di rintracciare e interrogare anche gli iracheni che appaiono nelle immagini e che l’inchiesta potrebbe durare alcuni mesi.
Come un altro corpo speciale, la Delta Force, i Navy Seals sono l’orgoglio delle forze armate americane, «rambo nel rispetto delle norme» commenta il senatore repubblicano John McCain, eroe della guerra del Vietnam. Ma nella guerra dell’Iraq le élites militari – e il corpo speciale della Cia, il servizio segreto – hanno provocato aspre polemiche per le sevizie, vere o presunte, sui detenuti. Un rapporto del Pentagono ha appurato che la Cia ha tenuto nascosti per quasi un anno una trentina di iracheni per poterli interrogare liberamente. Un altro ha indagato sulla attività della Task Force 121, adibita agli interroga

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