martedì 22 Ottobre 2024

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Il padrino di Zemmour e i suoi obiettivi, anche in Italia

Se in Italia Vincent Bolloré definisce “insufficiente” l’offerta di Kkr per Tim e si dice pronto a collaborare con il governo per il bene dell’azienda, in Francia il tycoon bretone è in guerra aperta con il presidente Emmanuel Macron. In vista della corsa all’Eliseo per le presidenziali del prossimo anno, il capo dello Stato marca a uomo il primo azionista di Vivendi, diventato ormai un pericoloso ostacolo alla sua rielezione. A far paura è l’impero mediatico di Bolloré, in continua espansione. Un polo che racchiude giornali, radio e televisioni, sempre più orientati verso una linea di ultra-destra che preoccupa l’Eliseo, ma anche il mondo dell’informazione. In questa partita, Bolloré si affida al giornalista e opinionista ultraconservatore Eric Zemmour: “l’ariete” che sta scardinando il panorama politico d’oltralpe.

Le Monde ha recentemente rivelato in un’inchiesta che Bolloré e Macron si sarebbero incontrati a giugno all’Eliseo per un pranzo. Sotto gli stucchi dorati del palazzo presidenziale, l’atmosfera è stata “glaciale” per tutto il tempo. “Insomma la smetta, sta comprando tutto lei!”, avrebbe detto l’inquilino del palazzo presidenziale al suo ospite. Il riferimento era alle tante acquisizioni effettuate in questi ultimi tempi, soprattuto nel settore dei media. Recentemente Vivendi è diventato azionista di maggioranza di Lagardère, che detiene la radio Europe1, i settimanali Paris Match e Le Journal du Dimanche e la casa editrice Hachette. Secondo Mediapart, l’uomo d’affari avrebbe addirittura puntato a Le Figaro. Un’informazione smentita dalla famiglia Dassault, proprietaria del giornale conservatore francese, anche se dall’entourage di Bolloré non è arrivato nessun commento.

L’arrivo del magnate fa paura alle redazioni francesi che temono la “cura Bolloré”. Lo sanno bene ad Europe 1 dove i timori di “sinergie” con il canale ultraconservatore CNews, soprannominato la “Fox news francese” per la sua linea simile all’emittente cara a Donald Trump, hanno spinto una settantina di dipendenti a licenziarsi per i timori di una radicale svolta a destra. Al loro posto, giornalisti e collaboratori fedeli al tycoon. Uno scenario già visto in passato. Bolloré arriva, impone i suoi volti noti e allontana chi prova contrastarlo. Una tecnica riconosciuta dallo stesso Bolloré durante una riunione del Comitato aziendale di Canal+, quando ha affermato che la dirigenza di un grande gruppo “merita un po’ di terrore”.

Tutt’altri toni rispetto a quelli usati in queste ultime ore in Italia, dopo la notizia di un interesse da parte del fondo statunitense Kkr per l’acquisizione di Tim, dove Vivendi è azionista di maggioranza con circa il 23,5% cento del capitale. Tramite un portavoce, il gruppo francese e ha confermato di essere “un investitore di lungo termine” e ha confermato “la volontà di lavorare al fianco delle autorità italiane e delle istituzioni pubbliche per il successo a lungo termine”. Vivendi ha poi negato “fermamente di aver avuto discussioni con qualsiasi fondo, e più specificamente, con Cvc” per una eventuale offerta pubblica di acquisto su Tim per contrastare l’offerta di Kkr.

In Francia Bolloré si sente minacciato proprio dalla più alta autorità dello Stato. Pochi mesi prima dell’incontro con Macron, il Tribunale di Parigi aveva deciso di rinviare a giudizio l’uomo d’affari per un caso di corruzione in Togo, nonostante il diretto interessato si fosse riconosciuto colpevole e disponibile nel pagare 12 milioni di euro. L’affronto di troppo per Bolloré, che secondo Le Monde ormai si sarebbe convinto dell’ostilità di Macron nei suoi confronti. L’ex presidente Nicolas Sarkozy, sempre citato nell’inchiesta, sostiene che il suo successore avrebbe chiesto alla cancelliera Angela Merkel di intercedere per evitare la cessione del canale M6, detenuto dal tedesco Bertelsmann, a Vivendi (finito poi al concorrente Tf1, di proprietà del francese Bouygues). Macron avrebbe inoltre chiesto al presidente di Lvmh Bernard Arnault, tra i dieci uomini più ricchi al mondo per Business Insider, di entrare in Lagardere per contenere l’avanzata del concorrente.

Guerra aperta ormai. E come in tutti i conflitti, ognuno schiera le sue armi migliori. Quella di Bolloré si chiama Eric Zemmour, noto giornalista e opinionista condannato più volte per le sue uscite contro l’Islam e gli immigrati. Molte di queste, pronunciate proprio ai microfoni di CNews, canale del Gruppo Bolloré. Proprio grazie agli interventi del controverso giornalista, il canale ha triplicato gli ascolti, diventando a settembre l’all-news più seguita di Francia, davanti a BfmTv

Zemmour, non ancora ufficialmente candidato, a settembre ha cominciato una cavalcata nei sondaggi che lo ha portato a superare Marine Le Pen. Un terremoto nel panorama politico francese, nonostante in questi ultimi giorni si stia riassestando (secondo l’ultima rilevazione di OpinionWay sarebbe scivolato improvvisamente al 13% dietro al 24-25% di Macron, il 19-21% di Le Pen e il 13% del repubblicano Xavier Bertrand se quest’ultimo dovesse ottenere la candidatura del suo partito a dicembre). Zemmour e Bolloré si parlerebbero al telefono tutti i giorni e si vedrebbero una volta al mese a pranzo, secondo Le Monde.
Un’intesa solida, che delude le aspettative di Marine Le Pen, sedotta e abbandonata da un imprenditore fino a poco tempo fa considerato come un fedele alleato.

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