giovedì 12 Dicembre 2024

Una ignorata tragedia di Mircea Eliade

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Mercoledì 12 febbraio 1941, nella sala “Comedia” del Teatro Nazionale di Bucarest (diretto all’epoca dal romanziere Liviu Rebreanu) andava in scena la prima di Iphigenia, dramma in tre atti e cinque quadri che Eliade aveva scritto alla fine dell’autunno 1939. L’opera fu diretta dal regista Ion Sahighian e musicata da N. Buicliu; la parte della protagonista venne affidata ad Aura Buzescu. Tra febbraio e marzo, si ebbero dieci rappresentazioni, alle quali Eliade non poté esser presente, perché si trovava all’estero da diversi mesi. Le notizie che pervennero all’autore circa il successo del dramma non furono esaltanti: “Mi si disse -scrive Eliade nelle sue Memorie- che mancavo di ‘vigore drammatico’, il che probabilmente è vero. Se Iphigenia ha qualche merito, bisogna cercarlo altrove”.


Il testo dattiloscritto del dramma, custodito alla Biblioteca del Teatro Nazionale, fu pubblicato da Mircea Handoca nel 19742;  ma già nel 1951 era uscita in Argentina, a cura di un gruppo di esuli romeni, un’edizione ciclostilata del testo, cui Eliade aveva apportato lievi modifiche formali3.  L’edizione argentina recava una dedica “alla memoria di Haig Acterian e Mihail Sebastian” e conteneva una prefazione dell’Autore, nella quale si legge:  “Pubblico con gioia, ma anche con una stretta al cuore, quest’opera giovanile, che piaceva tanto, quando fu scritta, ai miei amici Haig Acterian, Mihail Sebastian, Constantin Noica ed Emil Cioran.  Due degli amici migliori  -Acterian e Mihail Sebastian-   non sono più tra noi.  Dedico loro questo testo, che tutti insieme abbiamo amato nel crepuscolo della nostra giovinezza”.


            Mihail Sebastian non si era recato alla prima di Iphigenia.  “Avrei avuto l’impressione di assistere a una riunione di cuib4”, scrive nel suo Diario il drammaturgo ebreo.  Questo sospetto gli viene confermato da una telefonata di Nina Mares, la moglie di Eliade, la quale gli dice che l’opera ha avuto un grande successo e che proprio per questo teme che possa essere vietata dalle autorità.  Da una ventina di giorni, infatti, il generale Antonescu ha instaurato la dittatura militare e sta cercando di liquidare il Movimento Legionario.   Mihail Sebastian si reca dunque ad assistere a una successiva rappresentazione del dramma, ed annota:  “Grande insuccesso, uno dei più grandi insuccessi del Nazionale!”  Ma aggiunge anche: “Sembrava molto più interessante di quanto, per quel che ricordo, non mi era sembrata quando l’avevo letta.  In compenso, lo spettacolo è grossolano, privo di stile, privo di nobiltà”5.


            In quegli stessi giorni, Petru Comarnescu (1905-1970) affidava anche lui alle pagine del proprio Diario una annotazione sul lavoro teatrale di Eliade;  ma il giudizio di Comarnescu risulta alquanto diverso da quello di Sebastian.  “Ifigenia di Mircea Eliade, -scrive-  rappresentata al Teatro Commedia (il Nazionale è in restauro in seguito al terremoto), è molto debitrice ad Euripide e Racine, a parte il sogno di Ifigenia e la sua posizione, con cui Eliade vuole ricordare Codreanu.  Montaggio grandioso, interpretazione di bravi attori, come Aura Buzescu (Ifigenia) e Mihai Popescu (Achille).  Hanno stili diversi di recitazione.  Aura Buzescu è statica e lirica, Mihai è irruente, impetuoso, esplosivo, esteriore”6.


            Norman Manea, un autore che a detta del suo contribule Heinrich Böll “più di ogni altro [più di Kafka, Musil e Schulz] merita di essere

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