martedì 30 Aprile 2024

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L'Eliseo esplora un altro terzomondismo per l'Europa

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Le nuove rotte di Parigi

di Paolo Mauri

Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha effettuato la sua prima visita ufficiale in Brasile da quando è stato eletto Luis Inacio Lula da Silva.
Per l’occasione, il capo di Stato francese ha presenziato al varo di un nuovo sottomarino – il “Tonelero” – il terzo della nuova classe Riachuelo costruito per la marina brasiliana da Icn (Itaguaí Construções Navais) grazie al passaggio di tecnologia da parte della francese Naval Group.
La prima unità di questa classe, che andrà a equipaggiare la marina di Brasilia in quattro esemplari, è stata consegnata a settembre 2022 secondo un piano programmatico tutto brasiliano chiamato Prosub, lanciato nel 2008 in accordo con la nuova strategia nazionale di Difesa. In dettaglio il programma Prosub è finalizzato, oltre a costruire sottomarini tipo hunter/killer (Ssk) della classe Riachuelo, a dotare la marina brasiliana di un battello da attacco a propulsione nucleare (Ssn) sempre grazie al supporto tecnologico francese. Il sottomarino a propulsione nucleare brasiliano, denominato “Alvaro Alberto”, è già in fase di costruzione: impostato nel 2018, avrà un dislocamento di circa seimila tonnellate in immersione, una lunghezza di 100 metri e un diametro massimo di 9,8 e sarà propulso da un reattore ad acqua pressurizzata da 48 Mw che lo spingerà sino a una velocità di 25 nodi.

Il partenariato con Naval Group ha permesso a Icn di diventare uno dei più moderni cantieri navali esistenti, e la decisione di sviluppare un Ssn ha permesso al Brasile di effettuare un salto di qualità importante che porterà il Paese a diventare uno delle prime nazioni al mondo a possedere un battello a propulsione atomica pur non avendo armamento nucleare, al pari dell’Australia che, grazie al trattato Aukus, si doterà di nuovi Ssn.
Questo battello sta subendo ritardi, dovuti a quanto si vocifera a una certa riluttanza francese nel passare tecnologia per la propulsione nucleare, e il viaggio in Brasile del presidente Macron è servito anche a fugare i dubbi sulla possibile retromarcia di Naval Group, che si era paventata stante la lentezza dei progressi per la costruzione del nuovo battello.
Macron ha infatti sottolineato di voler aprire “un nuovo capitolo” nel progetto, aggiungendo “se lo volete, la Francia sarà al vostro fianco” e precisando che “non abbiamo mai condiviso così tanto know-how come abbiamo fatto con il Brasile, e siamo orgogliosi di averlo fatto”.
Il presidente Lula ha risposto che “il Brasile vuole il know-how, vuole la tecnologia nucleare, non la guerra” e le stesse autorità brasiliane hanno segnalato che la Francia è ora più disposta a collaborare sul nuovo sottomarino nucleare.

Sorvolando sul significato, per un Paese, di poter contare su un Ssn, sul valore strategico e politico di uno simile strumento navale, avendone già chiarito il senso in occasione della consegna del “Riachuelo” nel 2022, è più interessante soffermarsi sul proseguimento del colloquio tra Macron e Lula, che ha toccato punti di politica estera strettamente di attualità. Il leader francese ha infatti sottolineato come i due Paesi condividano “la stessa visione del mondo e dei suoi equilibri di potere”. Macron ha detto che “ci rifiutiamo di accettare un mondo imprigionato dal conflitto tra due grandi potenze e amiamo l’indipendenza della grande diplomazia e dei grandi eserciti”, sottolineando soprattutto che Francia e Brasile rifiutano di essere “vassalli” di altre potenze globali.
Noi “rifiutiamo la spartizione del mondo, la vassallizzazione… questo è ciò che ci unisce”, ha concluso, insistendo sul fatto che Parigi è pronta ad “andare oltre” e ha previsto altri accordi militari con il Brasile, citando i cacciabombardieri “Rafale”.
Effettivamente il presidente francese qui ricalca quella che è stata la sua visione strategica per l’Europa, quando, nel 2021 durante il forum online del Consiglio Atlantico lanciò un appello affinché l’Europa potesse raggiungere una “autonomia strategica”; visione ribadita lo scorso aprile in un’intervista in cui affermò che “l’autonomia strategica deve essere la battaglia dell’Europa. Non vogliamo dipendere da altri su questioni rilevanti” e che gli Stati Ue non devono diventare “vassalli” ma un terzo polo tra Usa e Cina.
Le parole di Macron in Brasile potrebbero essere lette quindi solamente come un discorso in continuità con quanto affermato dal presidente francese negli anni precedenti, ma c’è una seconda chiave di lettura più interessante dal punto di vista delle relazioni dell’Eliseo col continente africano, che come sappiamo dalla cronaca, si sono deteriorate al punto da aver visto la cacciata delle forze francesi da parte della “Françafrique”.

L’accento sul rifiuto della “vassallizzazione”, sul rifiuto della visione di un mondo “imprigionato dal conflitto tra due grandi potenze”, è un tema molto caro nei Paesi emergenti africani: tempo fa la stessa visione secondo la quale le potenze straniere sono bene accette solo se effettivamente lavorano per il benessere locale e non per la competizione tra Stati ci era stata chiaramente spiegata dal professor Gustavo de Carvalho, ricercatore senior nel campo della governance e diplomazia africane specializzato nelle relazioni Russia-Africa presso il SAIIA, un importante istituto di ricerca del Sudafrica.
Ancora più interessante è il fatto che la visita brasiliana del presidente Macron cade a poche settimane dal tour in Africa orientale del presidente Lula: dal summit dell’Unione Africana di Addis Abeba, Lula ha puntato l’attenzione sulla necessità di affrontare il XXI secolo attraverso le lenti della multi-polarità, guardando con fiducia alle organizzazioni emergenti (come il Brics), e rimarcando l’urgenza di forgiare un progetto sociale inclusivo, un’architettura cooperativa che possa essere la base di una società prospera, libera, democratica e sovrana.
Questo ideale è visto dal Brasile, e condiviso dagli Stati emergenti africani, come un percorso imprescindibile per consentire a tutti i Paesi di affrontare la globalizzazione preservando la propria indipendenza e peculiarità, ma partecipando attivamente alle dinamiche internazionali.
Qualcosa che si è già intravisto con la votazione della risoluzione dell’Onu sul conflitto a Gaza, che è stata proposta da 10 membri non permanenti del Consiglio di Sicurezza e introdotta dal delegato del Mozambico.
La Francia, sostenendo apertamente le politiche brasiliane dal punto di vista internazionale, spera forse di poter “rientrare dalla finestra” dopo essere stata messa alla porta nell’Africa subsahariana in un momento storico in cui il cosiddetto “sud del Mondo” (terminologia a dire il vero impropria) sta cercando il proprio posto nel consesso globale guardando anche a Paesi rivali dell’Occidente come la Russia e la Cina, ma pur sempre con la volontà, come detto, di non essere terreno di scontro tra le potenze globali.

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