martedì 8 Ottobre 2024

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Da quando si dette pubblica riconoscenza di una mistificata liberazione, da quel 25 aprile 1946 ad oggi, ogni anno vien’essa celebrata.

Il 25 aprile, rappresenta la caduta di tutti quegli ideali europei, di quella Rivoluzione, la quale, ebbe luogo in quella culla di civiltà, di cultura, (l’Europa), nella prima metà del ‘900, covata e voluta fortemente. Questa data porta con sé, lo svilimento di quei valori nazional-rivoluzionari, per quanto concerne la propria nazione, e in un’ottica europea, potrebbero essi esser definibili continental-rivoluzionari; “rei” essi, d’aver dato i natali ad un’Europa forte ed indipendente, che di lì in poi s’è vista passare il testimone ad un’Europa formalmente americanizzata.

I rapporti di forza sonosi tramutati in un rapporto di subalternità nei confronti dell’America, da parte dell’Europa. Una sudditanza, quella del vecchio continente –inteso ente politico- che ha incarnato congiunturalmente, sotto ogni qualsivoglia ambito i dogmi intrinsechi nella storia meta-politica americana, chiaramente quest’ultimi paradossali.

America quintessenza di una democrazia che porta con sé solo democratiche illusioni mistificatrici, che fa dunque, di democrazia, della dottrina liberale i capisaldi dei propri principi transnazionali; è la terra laddove, legamente vi si può far la spesa muniti d’armi da fuoco. È lo stesso ente politico che s’erge a liberatore, ma allo stesso tempo, fa, o fece, delle bombe strumento mediante cui appunto, decostituire i tedeschi, perché di ciò si tratta, uccidere i tedeschi, non “liberare” –se di liberazione s’intende- gli italiani.

L’intervento americano allora riflette non altro che la volontà di lorsignori d’imporre i loro dettami in tutto il mondo. L’americano oggi, idealizzato in una concezione che scinde dal singolo individuo, viene malcompreso dalla pubblica opinione, da un lato vien’esso mitizzato come liberatore, dall’altro viene riconosciuto come protagonista, o meglio antagonista, di quel processo di globalizzazione –oggi multipolarismo- e capitalismo, è tale il più puerile dei qualunquismi.

La vera occupazione, quella non visibile ai più, a coloro i quali vivono con la bende sugl’occhi, è iniziato proprio quel 25 aprile; l’Italia, l’Europa, sono da allora succubi dell’imposizione a stelle e strisce. Il concetto di democrazia, è oltremaniera schizzato all’estrema ratio; è propriamente più corretto parlare di democratura, più che di democrazia. Con suddetto termine, s’intende –stando a Treccani- “un regime politico improntato alle regole formali della democrazia, ma ispirato nei comportamenti a un autoritarismo sostanziale”, in tal caso, concettuale. È un paese l’italia, ove oramai: anti-fascismo, anti-razzismo, anti-capitalismo –condivisibili o meno – sono considerati valori imprescindibili; viene in tal modo meno, il concetto alla base di democrazia; ciò perché, aggiungendo a talune categorie il prefisso “anti”, si implica subordinatamente ed implicitamente, che una categoria, quale essa che sia, sia di per sé errata, e qundi, idealmente da ghettizzare, privandone di conseguenza un potenziale confronto politico e sociale.

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