Si sono svolte in Ungheria le celebrazioni di Béla Hamvas (1897-1968), uno scrittore ungherese che, pur essendo noto in paesi come la Germania e la Serbia (dove se ne è occupato anche Dragos Kalajic), in Italia è stato scoperto solo recentemente: della sua opera principale, Scientia Sacra, è uscito recentemente il secondo volume presso le Edizioni all’insegna del Veltro di Parma. Il Goethe Institut di Budapest, il Comune di Balatonfured e altre fondazioni hanno organizzato una serie di manifestazioni (“I giorni di Hamvas”) che hanno visto intervenire numerose personalità della cultura e dell’arte.
La partecipazione popolare è stata molto ampia, perché Hamvas è un autore particolarmente amato dagli Ungheresi.
Béla Hamvas nacque a Pozsony (oggi Bratislava, in Slovacchia), da genitori ungheresi: pastore evangelico il padre, cattolica la madre. Dopo la Grande Guerra, nella quale combatté volontario e rimase ferito due volte, si trasferì a Budapest e si iscrisse alla Facoltà di Filosofia Fece il giornalista e l’ortolano, finché nel 1927 venne assunto dalla Biblioteca della Capitale, dove, tra gli altri incontri decisivi per la sua formazione culturale, vi fu quello con le opere di Guénon e di Evola. Nel 1935 apparve uno scritto di Hamvas sulla “letteratura della crisi” in cui venivano tradotti diversi brani di Rivolta contro il mondo moderno e di Imperialismo pa
Nell’aprile del 1942 Hamvas parte per il fronte russo. Durante l’assedio di Budapest, la sua casa è bombardata e la biblioteca è distrutta.
Dopo la guerra, Gyorgy Lukacs emise un irrevocabile giudizio di condanna nei confronti di Hamvas. Il rampollo del banchiere Jozsef Loewinger bollò Hamvas come “il più torbido cultore del neomisticismo ungherese” e puntò il suo indice accusatore contro una collana di tascabili curata da Hamvas e dedicata ai maestri della filosofia: da Ermete Trismegisto fino a Heidegger, “capofila del tenebroso esistenzialismo fascista”. Colui che l’ebreo-cattolico-marxista-liberale François Fejto (collaboratore del “Giornale”) ha definito come il “direttore spirituale della nuova Ungheria”, il “dittatore relativamente liberale”, nel “momento del pluralismo e del dialogo”, cioè appunto Lukacs, mandò al macero i volumi già stampati e fece fondere i piombi di quelli in corso di stampa, mentre Hamvas veniva inserito nella famigerata lista B, la “lista di proscrizione” in cui erano elencati i paria della nuova società, al cui vertice si trovavano i consanguinei di Loewinger-Lukacs.