sabato 27 Luglio 2024

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Gli Usa hanno organizzato un sistema di torture off shore. Portano i prigionieri in aereo in paesi compiacenti dove la tortura non è fuorilegge e li trattano ben bene, anche bollendoli. Ce lo rivela il Times

NEW YORK – Voli irresistibili, per soggiorni indimenticabili in destinazioni esotiche


Offerti da un’agenzia di viaggi del tutto particolare per ottenere da passeggeri del tutto particolari informazioni altrimenti indisponibili. Secondo documenti top secret ottenuti dal britannico Sunday Times li avrebbe organizzati a partire dal dicembre 2001, subito dopo l’attacco di Al Qaeda alle Torri Gemelle, la Cia in collaborazione con l’intelligence militare americana.
Veri e propri ”voli della tortura” destinati a trasportare presunti terroristi o prigionieri scarsamente ciarlieri in paesi in cui le sevizie non solo non sono vietate ma vanno anzi molto di moda. Tipo Egitto, Giordania, Siria, Uzbekistan, Libia. Viaggi in genere o nelle intenzioni di andata e ritorno – anche se in condizioni non necessariamente ottimali sulla seconda tratta – ma a volte sfortunatamente di sola andata.
La storia del turismo dell’orrore, più volte smentita dalla Casa Bianca, circolava da tempo negli Stati Uniti, diffusa più a livello di ”si dice” che di vera a propria documentata denuncia da molti siti antigovernativi. Ora però il Sunday Times vi ha aggiunto qualcosa di più concreto. Il dossier di cui il giornale britannico è entrato in possesso documenterebbe oltre 300 voli nell’arco di due anni compiuti da due velivoli di servizio: un “Gulfstream” da 14 posti, numero di matricola N379P, entrato in attività nel dicembre 2001 con il trasporto di due sospetti terroristi da Stoccolma all’Egitto; e un “Boeing 737” bianco da 32 posti, numero di matricola N313P.
I velivoli avrebbero fatto la spola tra 49 destinazioni straniere partendo sempre da un aeroporto di Washington per raggiungere gli scali di riferimento. In particolare sono state registrate diverse rotte da Guantanamo e da basi militari americane all’estero – dove sono detenuti centinaia di presunti terroristi prelevati in Afghanistan e Iraq – verso paesi incaricati di compiere ”torture per procura”. In modo da aggirare il divieto che vige negli Stati Uniti per questo tipo di tecniche di interrogatorio.
I primi due sospetti prelevati a Stoccolma sono Ahmed Agiza e Muhammad Zery, di origine saudita. Ammanettati e vestiti con una tuta arancione, hanno sostenuto di essere stati trasportati in Egitto per un trattamento particolare a base di scosse elettriche e percosse. La madre del primo, Hamida Shalaby, ha raccontato al Sunday Times che il figlio «fu messo su un materasso elettrico che lo faceva saltare ogni volta che azionavano l’interruttore».
Il “Gulfstream” sarebbe stato inoltre utilizzato per portare a Giacarta degli agenti egiziani i quali avrebbero prelevato e trasferito al Cairo il ventiquattrenne Muhammad Saad Iqbal, sospettato di simpatie per Al Qaeda e di aver conosciuto il “terrorista delle scarpe” britannico Richard Reid. Del giovane terrorista si sarebbero perse le tracce.
Almeno sette viaggi sarebbero stati compiuti verso l’Uzbekistan, paese a gestione dittatoriale molto amico degli Stati Uniti, con una polizia segreta specializzata nella cosiddetta “bollitura” dei prigionieri. I turisti non per caso sarebbero stati portati dall’Afghanista a Tashkent, capitale dell’Uzbekistan, per essere “ammorbiditi”. Una pratica, scrive il Times , denunciata dallo stesso ambasciatore britannico Craig Murray – poi rimosso dall’incarico – sulla base di rivelazioni del capo della stazione Cia di Tashkent. Bob Beer, un ex agente della Cia in Medio Oriente, ha chiarito la geografia della tortura su commissione: «Per un interrogatorio serio si manda il sospetto in Giordania, se si vuole farlo torturare lo si manda in

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