martedì 8 Ottobre 2024

C’era una volta il pub

In Inghilterra chiudono

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Nell’immaginario collettivo ci sono Andy Capp, i boccali da tracannare uno dietro l’altro in attesa del suono della campanella e le chiacchiere con gli amici con una certa tendenza a degenerare in una scazzottata. Nella realtà c’è una moria lenta e inesorabile, che vede chiudere due pub al giorno e sparire dalle strade uno dei simboli più riconoscibili della Gran Bretagna, come già successo con le cabine telefoniche rosse.
Il numero dei pub diminuisce ogni anno: dall’inizio dell’anno quasi 400 sono stati demoliti o riconvertiti ad altri usi e secondo la British Beer and Pub Association (BBPA), dai 60.000 che nel 2000 erano ancora in attività si è passati ai 45.800 nel 2022. “Speriamo che, ad un certo punto, il declino si stabilizzi man mano che ci avviciniamo al numero minimo di pub necessari per soddisfare la domanda in ciascuna area”, ha spiegato all’AFP Nick Fish, che gestisce le statistiche del BBPA.
Paul Richard Jennings, storico ed ex professore dell’Università di Bradford, non è sorpreso che il numero sia diminuito, anche se si dice sicuro che non siano destinati all’estinzione. “Beviamo meno perchè ci sono molti altri modi per spendere tempo libero e denaro”, spiega all’AFP l’autore di opere come “The local, una storia del pub inglese” o “Una storia del bere e degli inglesi”.
“Nel XX secolo si sono verificati massicci cambiamenti urbani con la demolizione di periferie degradate e con esse di molti pub” aggiunge, “nel 1869 ce n’erano 118.499 in Inghilterra e Galles. Un secolo dopo, nel 1971, ce n’erano 64.087. Adesso ci sono altri posti dove bere e molte persone vanno al supermercato e bevono a casa, pagando meno che in un pub i cui costi di gestione sono aumentati costantemente”.

La società sta diventando più sana?
Pete Brown, uno degli autori che più si è dedicato ai pub, ritiene che la loro diminuzione sia l’indice che la società sta diventando più sana. “La gente beve meno e ora ci sono più opzioni per il tempo libero. I pub erano al loro apogeo quando le nostre case non erano spazi piacevoli dove trascorrere il tempo”, spiega all’AFP l’autore di “The Pub, un’istituzione culturale”. “Circa la metà dei pub appartengono a società immobiliari che, se credono di ricavare più soldi da un supermercato o da un condominio, li venderanno”, aggiunge “Ma non scompariranno mai del tutto. Fanno parte dell’identità britannica. Ne avremo meno, ma li ameremo comunque”.
Inoltre, sono diventati un’attrazione turistica e 36 di essi sono classificati come monumenti dal National Trust, un’organizzazione britannica per la conservazione del patrimonio. E all’interno di questo mondo turistico ci sono aziende, come Liquid History Tours, dedicato alle visite ai pub. “Potrebbero dover cambiare il modo in cui si offrono al mondo che cambia intorno a loro, ma ci sarà sempre un posto per un classico pub. Cosa sarebbe Londra senza di loro?”, dice il direttore John Warland.
Alcune insegne risalgono alla fine del XIV secolo, quando re Riccardo II d’Inghilterra obbligò i proprietari dei locali ad apporre dei cartelli all’ingresso. Il nome “pub” venne più tardi e venne utilizzato a metà del XIX secolo come abbreviazione di ‘public house’, che a sua volta fu usato per la prima volta alla fine del XVII secolo.
Diversi “pub” affermano di essere i più antichi del Regno Unito, anche se a Londra, tra i 3.500 della capitale, diversi esperti attribuiscono il titolo onorifico a ‘The Prospect of Whitby’, che risale al 1520.

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