sabato 27 Aprile 2024

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Un piano Usa contro gli attacchi degli Houthi nel Mar Rosso, con l’amministrazione Biden che definisce la strategia per una ‘campagna militare prolungata’ contro il gruppo armato in Yemen, che l’Iran è accusato da anni di sostenere. Lo scrive il Washington Post, dopo dieci giorni di raid che non sono riusciti a fermare gli attacchi degli Houthi, che ostacolano il traffico marittimo, alimentando i timori tra alcuni funzionari che un’operazione a tempo indefinito possa “far deragliare la fragile pace” nel Paese e “trascinare” gli Usa in un “altro conflitto imprevedibile”.
Il Post scrive di funzionari di alto livello convocati mercoledì alla Casa Bianca per parlare delle opzioni per il futuro della risposta dell’Amministrazione agli Houthi.

La strategia Usa in Yemen, l’incertezza sui tempi e sugli sviluppi
Da novembre, secondo il giornale, sono stati più di 30 gli attacchi contro mercantili sferrati dagli Houthi con missili e droni. E la risposta Usa in “rapida espansione” rischia di trascinare Biden in un’altra campagna incerta nella regione. Funzionari dell’Amministrazione hanno descritto la strategia in Yemen come un lavoro per intaccare le capacità militari di alto livello degli Houthi.
“Abbiamo le idee chiare su chi siano gli Houthi e sulla loro visione del mondo – ha detto un funzionario – Quindi non siamo sicuri che si fermeranno immediatamente, ma stiamo cercando di ridurre e distruggere le loro capacità”. I funzionari non si aspettano che l’operazioine andrà avanti per anni come per Iraq, Afghanistan o Siria, ma affermano che è difficile prevederne la fine.
Né è possibile prevedere quando saranno adeguatamente intaccate le capacità militari degli Houthi, che dal settembre 2014 controllano la capitale yemenita Sana’a e che adesso con i loro attacchi stanno ridefinendo la mappa del trasporto marittimo globale. Le forze Usa lavorano anche per intercettare le forniture di armi dall’Iran. “Non stiamo cercando di sconfiggere gli Houthi. Non c’è alcuna voglia di invadere lo Yemen”, ha detto un diplomatico. Secondo un funzionario Usa, i primi raid statunitensi e britannici sono riusciti a “danneggiare in modo significativo” gli asset militari presi di mira, ma gli Houthi hanno un arsenale significativo.
“E’ impossibile prevedere esattamente cosa accadrà”, ha detto un funzionario. Per Mohammed al-Basha, esperto di Yemen del Navanti Group, gli Houthi sono molto incentivati ad andare avanti. “Quando attaccarono l’aeroporto di Abu Dhabi ebbero molta attenzione, ancor di più quando attaccarono Aramco – ha ricordato riferendosi ad attacchi degli anni scorsi negli Emirati Arabi Uniti e in Arabia Saudita – Ma l’attenzione che stanno ricevendo oggi per gli attacchi nel Mar Rosso è inaudita e ne sono molto felici”.
E, di fronte all’iniziativa americana, il Post scrive di funzionari Usa che hanno espresso il timore che l’intervento militare Usa possa vanificare i successi diplomatici per porre fine al conflitto in Yemen o aggravare ulteriormente la già disperata situazione umanitaria nel Paese, il più povero del mondo arabo. Ci sono voci al Dipartimento di Stato e all’Usaid che temono gli Houthi vengano spinti a espandere gli attacchi contro obiettivi sauditi, raffinerie per prime, provocando il fallimento del lavoro per un accordo di pace e la fine di una guerra che in nove anni in Yemen ha fatto centinaia di migliaia di morti. Perché mancano ancora molti passi per consolidare un accordo di pace.

Timori su exit strategy e costi
Non manca tra i funzionari americani chi teme che gli Usa si siano spinti in un conflitto con poca exit strategy e un sostegno limitato da parte dei principali alleati. Senza contare i partner nel Golfo. Per il Qatar, alleato chiave degli Usa, “va affrontata la questione centrale, che è Gaza”. Qui, secondo il ministero della Salute dell’enclave palestinese finita nel 2007 sotto il controllo di Hamas, si contano 25.000 dall’avvio della campagna militare israeliana lanciata dopo l’attacco del 7 ottobre in Israele.
A Washington ci sono anche preoccupazioni per i costi dell’operazione Usa. Il senatore Jack Reed, presidente della commissione Servizi armati, ha sottolineato come alcuni dei missili sinora impiegati potrebbero costare due milioni di dollari ciascuno. E il senatore Richard Blumenthal non dimentica che gli Stati Uniti in passato hanno tentato di indebolire altri gruppi, come i Talebani, da oltre due anni di nuovo al potere in Afghanistan. “Gli Houthi si riorganizzavano anche se i sauditi li bombardavano – ha detto riferendosi all’intervento saudita in Yemen iniziato nel 2015 – Fa riflettere”.

Regno Unito potenzia missili della Royal Navy
Saranno intanto potenziati i missili usati dalla Royal Navy per contrastare gli attacchi lanciati dagli Houthi, ha annunciato il governo britannico. Il sistema di difesa aerea Sea Viper avrà missili più efficaci dotati di una nuova testata ed è previsto un aggiornamento del software per contrastare la minaccia rappresentata da missili balistici, tracciare e abbattere obiettivi a più di 112 chilometri di distanza.
Un ‘aggiornamento’ da 405 milioni di sterline assegnato a Mbda che sarà completato entro il 2032 e assicurerà 350 posti di lavoro. Così Sea Viper diventerà “il miglior sistema di difesa aerea navale mai sviluppato per la Royal Navy”. “Mentre la situazione in Medio Oriente peggiora, è fondamentale adattarsi per mantenere al sicuro il Regno Unito, i nostri alleati e partner”, ha detto il ministro della Difesa, Grant Shapps.

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