sabato 27 Luglio 2024

Dedicato a chi si accanisce su Priebke

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Calley, lo stragista di My Lai, non ha fatto un giorno di prigione

     “Non ci sono giorni in cui non senta rimorso per quanto accaduto quel giorno a My Lai”: così William L. Calley, l’ex ufficiale statunitense condannato all’ergastolo per la strage del 1968 nel villaggio vietnamita che costò la vita a centinaia di civili.
“Provo rimorso per i vietnamiti che sono stati uccisi, per le loro famiglie, per gli americani coinvolti ed i loro cari. Sono veramente dispiaciuto”, ha aggiunto Calley parlando al Kiwanis Club di Greater Columbus, in Georgia, riferisce l’edizione online del Ledger Enquirer.
Nella strage di My Lai, nel marzo del 1968 in Vietnam, vennero uccisi tra i 350 ed i 500 civili, in gran parte donne e bambini.
Calley, secondo le testimoniane, radunò al centro del villaggio un gruppo di 80 persone ed ordinò ai suoi uomini di aprire il fuoco uccidendone gran parte. Esauriti i colpi, Calley strappò l’arma ad un soldato che si era rifiutato di uccidere altre persone, usandola per portare avanti la strage.
Venne condannato all’ergastolo nel 1971 da una Corte marziale per l’uccisione di 22 persone.
L’allora presidente Usa Richard Nixon commutò la pena in tre anni di arresti domiciliari.

Calley venne infine rilasciato nel settembre del 1974. L’ex ufficiale, che oggi ha 66 anni, ha poi lavorato in una gioielleria di Columbus prima di spostarsi ad Atlanta, dove vive attualmente.
In tutti questi anni ha sempre rifiutato di rilasciare interviste o commentare in qualche modo i fatti di My Lai. La sua linea difensiva, ribadita anche al Kiwanis Club, è quella di “aver eseguito ordini dei superiori”. Il suo comandante però, il capitano Ernest Medina, è stato giudicato
non colpevole, così come gli altri 26 ufficiali processati per la strage. Il procuratore del caso, William George Eckhardt, oggi professore universitario, ha commentato le dichiarazioni di Calley affermando che “è difficile chiedere scusa per aver ucciso così tante persone. Almeno però c’è il riconoscimento delle proprie responsabilità”.

Dedicato a chi si accanisce su Priebke e su ottuagenari e novantenni accusati d crimini di guerra che, colpevoli o addirittura innocenti, scontano la pena solo perché non hanno una potenza che li copra. Ecco cosa accade in democrazia. Calley, lo stragista di My Lai, non ha fatto un giorno di prigione. E gli altri non sono stati neppure condannati.

D’accordo: è la legge della forza ma, perlomeno, per favore, piantatela di rompere le scatole con le indignazioni postume che hanno per oggetto solo chi nessuno difende.

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