sabato 27 Aprile 2024

Dove porta il vento?

La Russia afferrata da due versioni differenti del massacro di Mosca

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Difficilmente sapremo cos’è accaduto a Mosca l’altra sera.

I fanatici non hanno dubbi che a colpire è stata la Cia, o il Mossad, o gli ucraìni, o i russi (inside job), o i turchi, a seconda dei singoli pregiudizi ottusi.
Non mi perderei in liti da pollaio tra onniscenti ma cercherei di comprendere quello che ci è possibile allo stato attuale.

Un giorno, con l’affiorare degli elementi, si potrà forse riuscire a capire meglio di cosa si è trattato, ma intanto la sola cosa che possiamo fare è leggere i messaggi che ne emergono.

La cosa più sorprendente è che la versione “politica” del Cremlino non collima affatto con quella dei servizi russi, l’Fsb. I primi continuano a indicare un coinvolgimento ucraìno, i secondi di fatto, almeno fino ad oggi, glielo negano.
Non affermiamo che abbiano ragione gli uni o gli altri, che è secondario come lo è la matrice di qualsiasi strage rispetto alla sua gestione politica.

L’Fsb ha avuto fino ad oggi il pallino del gioco. Nessuno, tranne loro, è stato presente alle torture e alle confessioni dei membri del commando.
A quanto ne sappiamo potrebbero anche essere confessioni false o inesistenti. Niente impediva ai servizi russi di far dire ai colpevoli, reali o designati che siano, quello che volevano. Ma ne è uscita una versione al tempo stesso non troppo credibile e in disaccordo con il Cremlino.

Il che può sembrare strano a tutti quelli che, esaltandola o paventandola, hanno un’idea assolutista del regime russo che in realtà è il frutto della mediazione dispotica all’orientale di un pluralismo intestino che si articola in guerre interne infinite.

I rei confessi hanno raccontato all’Fsb di essere stati arruolati per internet dall’Isil afghano in cambio di 5.000 euro. Il che sta poco in piedi perché già solo il materiale utilizzato nell’attacco vale di più, poi ci sono le spese di viaggio, alloggio, logistica.
Senza contare la poca affidabilità di un commando reclutato su telegram.
Poi c’è il massacro in pieno Ramadan, che rende alquanto dubbiosi, anche se, sulla licenza di uccidere infedeli in nome di Allah in questo periodo ci sono tesi differenti.

Inoltre ci sono i filmati: i terroristi appaiono a volto scoperto anche durante le torture, ma i visi del commando in azione sono resi irriconoscibili con i pixel. Possono essere altri individui?

Eppure, fino ad oggi e finché non ci sarà un contrordine, sono i servizi russi a sostenere questa tesi.

Una tesi sostanziata anche dall’affermazione, sempre dell’Fsb, di avere annientato il 7 marzo un commando jihadista che stava progettando un massacro in una moschea moscovita.
Frattanto vengono arrestati fiancheggiatori di nazionalità russa.

Il Cremlino cerca di spingere invece verso l’Ucraìna. La divergenza non è da poco in quanto riflette la disputa interna al potere russo tra quelli che insistono nella rottura con l’Europa e coloro che invece chiedono che si ricucia e che in compenso Mosca s’impegni di nuovo nella zona eurasiatica dove la sua influenza viene erosa da cinesi, turchi e americani e riduca la dipendenza verso la Cina che la guerra ha reso organica.
Il Cremlino (“dottrina Karaganov”) al momento spinge per continuare mentre l’Fsb sembra protendere per un cambio di linea.

Si è detto più volte che da oltre un anno i rapporti tra il Cremlino e l’Fsb si sarebbero allentati e che Putin si sarebbe attorniato di un servizio speciale di fedelissimi.

Questo non va necessariamente letto come risposta a una minaccia golpista perché, nel quadro degli equilibri russi, Putin sembra essere il mediatore indispensabile tra le diverse bande di potere e quindi non è molto credibile che sia sotto tiro.

Potremmo semmai pensare che si sia sentito in dovere di assicurarsi una zona non solo sicura ma neutra, “super partes”, mentre la pulizia interna, con morie di oligarchi, generali, capi mercenari e giornalisti, procede ininterrotta.

Potremmo perfino sospettare che la straordinaria lentezza militare russa non sia dovuta solo ad un’incapacità strabiliante che ne ha leso la credibilità, ma a prolungare lo stato d’emergenza il più a lungo possibile per risolvere gli scontri intestini in tutta calma.

Così possiamo chiederci se gli americani che prima mettono in guardia il Cremlino dall’attentato imminente e poi, con lo stesso Segretario di Stato, Blinken, gli offrono la piena collaborazione, non inseguano proprio l’obiettivo d’impedire che Mosca venga attratta in quegli scenari ma rimanga impantanata in Ucraìna per continuare ad agire e a far agire altri nella zona eurasiatica.
Ed è magari proprio contro questo disegno che si muove, almeno dal 22 marzo ad oggi, l’Fsb.

Non dimentichiamo poi che l’attuale ideologo del Cremlino, il “filocinese” Karaganov, vanta collaborazioni con la Commissione Trilateral e con il Cfr, il think tank americano che dal 1932 detta le linee della politica mondiale.

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