Obelisco di Axum, tre pezzi e quattro verità
Si trova in una caserma della polizia, per trasportarlo in Etiopia servono 10 milioni. Che nessuno tira fuori
Non è in un deposito di Fiumicino, dove avevano detto che lo avrebbero portato al momento dello smontaggio. Da quando è scomparso da piazza di Porta Capena, nove mesi fa, l’obelisco di Axum si trova nel cortile della caserma di polizia di Ponte Galeria. I tre tronconi vi sono stati trasportati in gran segreto e lì giacciono ammucchiati sotto una coperta di tela cerata, legati stretti e guardati a vista dagli agenti che ogni giorno si chiedono quando verranno liberati da quella montagna di granito. L’obelisco era stato smontato in tre pezzi, nel novembre del 2003, per essere restituito all’Etiopia. Doveva esere imbarcato su un aereo nel marzo scorso. Invece resta sdraiato alle porte di Roma. E sulla data di partenza non si sa ancora niente. I responsabili dell’operazione forniscono ben quattro versioni diverse sui motivi del ritardo: le condizioni dell’areoporto di Axum, il problema dei monsoni, la difficoltà di trovare l’aereo adatto. Ma, soprattutto, la mancanza di soldi. Dal milione e mezzo di euro preventivato nel 2002, la cifra è lievitata fino a 10 milioni. Che dovrebbero essere assegnati dal ministero del Tesoro. Ma allora perché l’obelisco, in attesa di una decisione certa, non è stato lasciato in piedi in mezzo alla piazza?
MINISTERO DEGLI ESTERI – Per il ministero degli Esteri il problema da risolvere è quello di reperire un aereo in grado di sollevare oltre 50 tonnellate di peso. «Abbiamo scartato la soluzione via mare», fa sapere Manuel Iacoangeli, consigliere del ministero degli Esteri con l’incarico di occuparsi della questione «perché gli unici porti praticabili, quelli eritrei, sono inaccessibili a causa delle ostilità tra Etiopia ed Eritrea. L’aereo più adatto sarebbe il Galaxy, ma i vettori di questo tipo, in dotazione alle forze armate americane, sono tutti impegnati in Iraq».
Poi c’è il problema dell’ aeroporto di Axum. Costruito cinque anni fa in previsione del ritorno del monumento, non regge un peso superiore alle 55 tonnellate. È quanto afferma il professor Giorgio Croci che ha guidato l’équipe di tecnici incaricati di smontare la stele. Croci ha fatto anche i sopralluoghi ad Axum. «L’aeroporto – dice – si trova a 2300 metri sul livello del mare e la rarefazione dell’aria a questa altitudine obbliga gli aerei ad atterrare più velocemente, quindi c’è qualche dubbio sulla lunghezza della pista. Si tratta di verificare con esattezza il rapporto tra peso, lunghezza della pista, altitudine e velocità di atterraggio».
I risultati di questo rapporto non sono del tutto rassicuranti. Tanto più che non si tratta di un unico atterraggio, ma di almeno quattro voli consecutivi. «Dobbiamo effettuare un volo per ogni blocco dell’obelisco – specifica Croci – più un volo per le attrezzature. Bisogna infatti portarsi dietro anche le gru per tirare giù i blocchi dall’aereo, i carrelli speciali, i camion per il trasloco dall’aeroporto alla città di Axum». Al ministero degli Esteri hanno preso in considerazione anche l’ipotesi di un atterraggio ad Addis Abeba. «Per trasportare via terra i blocchi», spiega Iacoangeli. «Ma il percorso è veramente impervio, quindi il dottor Proietti ha escluso questa soluzione».
MINISTERO DEI BENI CULTURALI – Giuseppe Proietti, direttore generale del ministero dei Beni culturali e responsabile dell’operazione per la parte di competenza del suo ministero, spiega: «Le strade non esistono più. Quando nel 1937 l’obelisco venne trasportato a Roma, furo