‘Non ho mai parlato di schedature o informative giudiziarie e il Viminale non c’entra in nessun modo’, precisa Vittorio Feltri sul caso Boffo. Il direttore de Il Giornale replica al direttore dell’Avvenire: ‘Abbiamo un documento che prova un fatto, se il fatto non è vero, Boffo lo smentisca offrendo i suoi documenti ai giornali’. Feltri quindi precisa: ‘Mai stato negli ultimi quattro mesi a Roma, ne’ a Palazzo Chigi ne’ a Palazzo Grazioli e non ho sentito il premier Berlusconi al telefono’.
La tecnica è ben nota. Per disinnescare la bomba i Proci, forti della capillare rete informativa e della sudditanza psicologica generalizzata, come prova che il loro accusatore abbia torto sbandierano l’inconsistenza o l’inesistenza di qualcosa da questi mai detto o sostenuto. L’accusatore, diventato di colpo accusato, ha diritto a qualche centimetro di spazio e a qualche secondo di tempo per rettificare e dimostrare che la controffensiva è in mala fede e fondata sulla mistificazione più assoluta. Ma la schiacciante differenza di tempo e spazio a favore dei Proci che bombardano inesattezze con arroganza e simulata indignazione fa sì che nell’opinione pubblica resti l’immagine rovesciata: così Feltri sembra un pataccaro e Boffo una vittima.