martedì 8 Ottobre 2024

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5 milioni di bambini all’anno muoiono di fame, lo dice la Fao. Ma che bravi, sanno contare. Non erano loro che dovevano risolvere questo grave problema? Invece pensano solo a spendere e spandere in conferenze, viaggi, regali e riconoscimenti vari.

La fame e la malnutrizione provocano ogni anno nel mondo la morte di oltre cinque milioni di bambini sotto i cinque anni. Secondo il rapporto del 2004 su “Lo stato dell’insicurezza alimentare nel mondo”, elaborato dalla Fao, la scarsa disponibilità di risorse alimentari costa ai paesi in via di sviluppo centinaia di miliardi di dollari in termini di produttività ed entrate.

La Fao sottolinea che il numero di persone che soffrono per la malnutrizione nel mondo continua ad aumentare al ritmo di quattro milioni all’anno nei paesi in via di sviluppo, mentre gli investimenti per combattere il fenomeno si fanno relativamente modesti a paragone con i benefici che verrebbero dalla sua eradicazione.

Secondo la Fao circa 852 milioni di persone sono state sottoalimentate, in tutto il mondo, nel biennio 2000-2002; di queste 815 milioni vivono nei paesi sottosviluppati, 28 milioni in quelli in via di sviluppo e nove milioni nei paesi industrializzati. Per la prima volta la Fao si sofferma a calcolare “i costi sorprendenti” della malnutrizione in termini di vite umane, ma anche di perdite economiche, “che non faranno che aumentare se non si invertirà la tendenza”.

Secondo l’organismo dell’Onu, la malnutrizione è la causa di almeno la metà di circa “cinque milioni di decessi registrati al mondo ogni anno tra i bambini di meno di cinque anni”. Non solo: ogni anno oltre venti milioni di bambini sono sottopeso alla nascita e questo fa di loro, se sopravvivono, adulti con ridotte capacità lavorative e di sostentamento. “Su scala planetaria, ogni anno in cui non si faranno progressi sul fronte della fame, provocherà nuovi decessi e invalidi. Questi, a loro volta, costeranno ai paesi sottosviluppati 500 miliardi di dollari” scrive il direttore generale della Fao, Jaques Diouf, nell’introduzione al rapporto.
Per rendere l’idea dei danni provocati dalla malnutrizione all’economia mondiale, il rapporto fa un paragone allarmante: le conseguenze della fame “causano un deficit di produttività pari a quello che provocherebbe la scomparsa o la messa in stato di incapacità di un paese come gli Stati Uniti” si afferma nel testo della Fao.

Questa situazione è ancor più inconcepibile se si pensa che ogni dollaro investito nella lotta alla fame frutta da cinque a 20 volte tanto in termini di sviluppo futuro. Per la Fao, però, gli sforzi attuali sono insufficienti a raggiungere gli obiettivi fissati dal vertice mondiale per l’alimentazione, tenuto a Roma nel 1996, di ridurre della metà, da qui al 2015, il numero dei morti per fame nel mondo.

L’unico spiraglio di speranza nel rapporto è la constatazione che 30 paesi, che contano tutti insieme metà della popolazione delle zone in via di sviluppo, hanno mostrato “che progressi rapidi sono possibili” poiché “sono riusciti a ridurre la malnutrizione del 25 per cento negli anni ’90”. Cina e India sono stati i paesi che hanno raggiunto i risultati migliori, contribuendo a migliorare le statistiche mondiali. Cambiamenti ci sono stati anche nei paesi più arretrati dell’Africa subsahariana, ma ancora troppo pochi.

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