Dopo esser stato deferito alla Disciplinare Lucarelli ci ripensa: con i torti arbitrali subiti dal Livorno la politica non c’entra. Il “duro e puro” da operetta, il “comunistone” che si atteggia a rivoluzionario per far dimenticare la corposa busta paga, se la fa sotto davanti all’ipotesi di una squalifica. Peggio dell’imbecillità c’è solo l’imbecillità seguita dal pentimento ipocrita
ROMA – “Ho sbagliato, mi dispiace. Mi sono lasciato travolgere dalla delusione per la sconfitta”. Cristiano Lucarelli si pente per le dichiarazioni rese al termine di Sampdoria-Livorno, partita persa dai toscani per 2-0. I centravanti aveva parlato di politicizzazione del calcio e di un disegno che prevedeva la retrocessione del Livorno in B in quanto tifoseria di sinistra. Per questo oggi è stato deferito alla Commissione disciplinare della Lega in quanto – si legge nella motivazione – “ha espresso pubblicamente giudizi gravemente lesivi di organismi operanti nell’ambito della federazione, negando la regolarità dello svolgimento dei campionati e ipotizzando che l’eventuale retrocessione del Livorno sarebbe attribuibile alle ideologie dei propri tifosi, come già avvenuto nella precedente stagione per Empoli, Perugia, Modena e Ancona”. Anche il Livorno è stato deferito, per responsabilità oggettiva. (4 ottobre 2004)
Nel pomeriggio Lucarelli ha affidato il suo merca culpa ad un lungo comunicato. Eccolo: “Ringrazio il Livorno Calcio che mi dà l’opportunità di interrompere il silenzio stampa per fare alcune puntualizzazioni dopo quanto accaduto ieri a Genova nel dopo partita. Ho sbagliato a voler parlare a caldo e poco dopo aver avuto un piccolo malore da stress al rientro negli spogliatoi. Sono troppo attaccato al Livorno e ho finito per lasciarmi travolgere dalla delusione e dal dispiacere per quanto accaduto in campo”. “In quegli istanti -prosegue la nota- il bisogno di denunciare gli errori arbitrali nei confronti del Livorno per la quinta domenica consecutiva, mi ha spinto a voler richiamare con forza l’attenzione dell’opinione pubblica sulla ripetitività di certi episodi sfavorevoli”.
Lucarelli specifica l’intento del suo intervento. “Il riferimento alla politica è scaturito proprio dal senso di impotenza e dalla incapacità di trovare una spiegazione logica ai torti subiti perfino da un arbitro che stimo come il signor Rosetti. Ripeto di non essere in grado di parlare di politica nè mi interessa. Vorrei tuttavia precisare che ho accennato solo a dei timori e di non avere certezze. Altrimenti avrei smesso di giocare da tempo. Sono convinto che il calcio sia pulito – scrive ancora Lucarelli – amo il mio mestiere e il mio principale pensiero in questo momento è per gli appassionati che vanno allo stadio. Per nessuna ragioneal mondo vorrei che il mio sfogo da tifoso di ieri venisse strumentalizzato o potesse costituire un alibi per scatenare episodi di violenza o antisportività. Ho già dimenticato quanto accaduto, lasciato alle spalle qualunque recriminazione e sono pronto a ripartire fin dalla prossima partita con piena fiducia nelle istituzioni che regolano il nostro mondo. Sono convinto che anche i tifosi livornesi – conclude – faranno altrettanto sostenendo con grande civiltà il Livorno in questo primo campionato di A dopo 55 anni”.