sabato 27 Luglio 2024

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Il Gabon resta nelle mani della famiglia dominante

          Ali Ben Bongo, figlio di Omar Bongo, satrapo del Gabon per 41 anni, morto l’8 giugno, è stato eletto presidente. La dinastia è salva, l’opposizione grida ai brogli e nella capitale e a Port Gentil, seconda città del Paese, sono scoppiati tafferugli.

Dev’essere stato difficile per il vecchio dittatore El Hadji Omar Bongo Ondimba scegliere il suo successore tra una trentina di figli (ovviamente avuti da donne diverse). Ha preferito Ali Ben Bongo che qualcuno dubita addirittura sia realmente suo discendente di sangue. “L’ha adottato perché è stato concepito a 18 mesi dal matrimonio con la sua prima moglie”, sussurrano i maldicenti a Libreville, la capitale gabonese, e il cinquantenne delfino ha dovuto far intervenire la madre, Josephine Kama, cantante diventata Patience Dabany, che ha confermato. Ali Ben (nato nel 1959) si chiamava Alain Bernard ed era cristiano. Essenziale nella sua vittoria elettorale l’aiuto della Francia, interessata a mantenere la continuità di un regime che ha garantito al Paese la stabilità necessaria alle compagnie francesi, americane e all’italiana Eni, di sfruttare senza problemi il petrolio.

La dinastia Bongo è riuscita, almeno per ora, a assicurarsi la successione. Già il vecchio ?dinosauro? aveva pensato ad allargarsi e dopo il divorzio con Josephine aveva scelto di sposare Edith Sassu Nguesso, giovanissima figlia di Dennis Sassu Nguesso, presidente cleptocrate del Congo Brazzaville. Omar Bongo, che prima di convertirsi all’Islam nel 1973 si chiamava Albert-Bernard Bongo, nei sui 41 anni di potere assoluto ha accumulato una fortuna enorme. I gabonesi, grazie ai proventi del petrolio, potrebbero essere ricchissimi. Invece la famiglia Bongo allargata è l’unica a sprofondare nell’oro, mentre la popolazione (meno di un milione e mezzo di persone) vive in condizioni miserabili. La collezione di automobili di Omar Bongo, finita al figlio, è leggendaria: due Ferrari, sei Mercedes, tre Porche, una Bugatti, due Rolls-Royce e una Maybach. Nessuno sa a quanto ammontino i beni della famiglia Bongo, una delle più ricche al mondo. Negli anni ’90 gli americani avevano trovato nelle banche Usa 100 milioni di dollari appartenenti al dittatore. In Francia la compagnia petrolifera Elf-Aquitaine è stata accusata di aver versato nella casse del dittatore pesanti tangenti. Oltralpe i Bongo possiedono, oltre ad alcuni conti correnti milionari, 33 proprietà, compresa una villa da 25 milioni di euro. La prima moglie di Ali Ben, Inge, è apparsa in un reality show televisivo, Really Rich Real Estate, per acquistare una dimora da 23 milioni di euro a Hollywood.

Ogni tanto il vecchio mostrava grande benevolenza e così durante un incontro con i diplomatici a Libreville aveva annunciato una donazione di alcuni milioni di dollari per opere caritatevoli. L’ambasciatore americano, colpito da tanta magnanimità, chiese: “Denaro che viene da vostri fondi personali o dalle casse dello Stato?”. Il presidente sembrò confuso ma poi i due uomini si trovarono d’accordo: questa distinzione era superflua e insignificante in Gabon.

Poco il denaro impiegato per sviluppare il Paese. A fianco di oleodotti modernissimi corrono strade sterrate piene di buche. I miliardi ottenuti dai proventi del petrolio non sono stati messi a disposizione della popolazione. In vero qualcosa è stata destinata per glorificare Papa Bongo: a parte le enormi gigantografie con il suo faccione ornato di baffi piazzate per le strade e le piazze di Libreville con cui “il popolo si congratula per i 40 anni al potere”, il Paese è pieno di palazzi e strade, a lui intitolati: dal Senato Omar Bongo, al boulevard trionfale Omar Bongo, all’università, allo stadio, alle palestre, all’ospedale militare. Perfino la città natale dell’uomo amico di tutti i presidenti francesi, da De Gaulle a Chirac, ha cambiato nome: ora si chiama Bongoville. Il suo scettro è passato al figlio Ali Ben che ha già rassicurato le compagnie petrolifere: “Il Paese non cambierà”. Il che, tradotto, vuol dire: voi vi prendere il petrolio e noi continueremo ad arricchirci. Qualcuno a Libreville ha aggiunto: “E la popolazione a morire di fame”.

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