sabato 27 Luglio 2024

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Stato della guerra: Russia, Ucraìna, Usa, Inghilterra, Cina, Europa e prospettive

Guerra nucleare, pace di compromesso, ritirata russa o lunga guerra/guerriglia in Ucraìna:
quale di questi scenari è il più probabile?
Possiamo ragionare solo con gli elementi che abbiamo e con quanto riusciamo a dedurre, a indurre o a capire.

Stato della guerra
I russi per ora hanno più perso che vinto. Hanno riperso Karkhov che avevano occupata, non sono stati capaci di conquistare Odessa malgrado l’avanzamento al sud. Sono a pochi chilometri da Kiev ma prendere e tenere la capitale sarebbe un’impresa titanica e dal rendimento molto discutibile, visto che l’intera popolazione è mobilitata e che i franchi tiratori predisposti si contano per migliaia.
Mariupol, città simbolo anche perché va “denazificata” dal Battaglione Azov, è stata investita con tutte le forze, cannoneggiata dalla marina assalita prima dagli Spetsnaz e poi dai ceceni. Azov è stato decimato ma ha tenuto la botta sorprendendo tutti.
Peraltro il morale della popolazione ucraìna è alto, tutti contribuiscono allo sforzo bellico e gli ucraìni partiti all’estero continuano a tornare in patria per difenderla.
Dall’altra parte i carri russi, bersagliati da missili di precisione che hanno lasciato vuoti considerevoli, si sono spesso fermati per mancanza di carburante. Lo si deve alla strategia ucraìna di attaccare i convogli di rifornimento che sono mal difesi e poco scortati, tant’è che Putin ha rimosso il comandante preposto al logistico.

Ora dobbiamo porci delle domande.
1. Perché Putin ha impegnato un’offensiva troppo vasta per le truppe di cui dispone sul terreno e come pensava che potesse avere successo?
2. Putin e i russi hanno davvero sottovalutato in modo così grossolano la reazione del popolo ucraìno, benché lo conoscano perfettamente?
3. Il logistico russo è in mano a dei mentecatti incapaci di difendere i convogli dei rifornimenti o c’è sotto qualcos’altro?
Ovviamente non ci resta che ipotizzare.
Partiamo dall’inizio. Ben prima che l’invasione scattasse diverse fonti (italiana e indiana come citavo ieri) parlavano di tacito accordo Putin-Biden (del resto cointeressati nel gasdotto ucraìno) e dicevano che i russi avrebbero alzato la tensione per spezzare la dinamica Ue, per far levitare i costi di gas e petrolio, per parare il malcontento socio-economico interno che il Cremlino avrebbe ultimamente difficoltà a gestire e per ottenere in cambio dagli americani vari sfoghi, tipo il Mali, che permetterebbero loro di dipendere meno dalla Cina. Gli analisti indiani segnalavano che solo una tensione relativa avrebbe permesso la riuscita di questo piano perché una guerra reale avrebbe invece vanificato quest’accordo e schiacciato la Russia sotto la Cina, che è quanto sembra stia avvenendo. Cos’è accaduto allora e perché Putin si è lasciato impantanare in questa situazione?

La Perfida Albione
Siamo nella ridda delle ipotesi e potrei fantasticare, però gli indizi ci sono tutti e li riporto. Putin ha puntato tutto su una Blitzkrieg senza le forze necessarie; dopo neanche 48 ore dall’inizio dell’ostilità esortava l’esercito ucraìno a deporre Zelensky. Possiamo pensare che Putin soffra di qualche turba di disturbo del reale pur non appartenendo alla genia dei sovranisti/rossobruni da tastiera, o dobbiamo supporre che si attendeva una mossa concordata, la quale giustificherebbe la poca cura messa in quell’invasione lampo? Il che giustificherebbe anche il trattamento sprezzante riservato – e mostrato in mondovisione – al capo dei suoi servizi. Putin non è un Salvini qualunque, è cresciuto nei servizi ed è plausibile che abbia messo a tacere l’attuale dirigente perché aveva già intrapreso e concluso una trattativa tramite un canale segreto anche a lui.
Abbiamo il precdente del 1941 quando comprammo, letteralmente, lo stato maggiore ellenico per occupare la Grecia. Era una trappola inglese, loro incassarono e ci attesero al varco, noi mandammo truppe esigue e praticamente perdemmo il conflitto, salvato poi dai tedeschi. Quella trappola ebbe ripercussioni anche sull’esito della guerra mondiale. Gli inglesi l’hanno ripetuta? Possibile, anche perché lo scopo americano è quello di contenere la Ue, quello inglese è di spezzarla, portandosi via l’est e i paesi scandinavi. Quindi a un accordo (tacito?) russo-americano avrebbe risposto un accordo (tacito?) inglese-cinese che ha cambiato completamente il quadro.

Adesso pace o minaccia nucleare?
Non saprei dire quanto Putin sia saldo in casa o se ci sia una fronda interna, né di quale portata essa sia. Ultimamente si ha la tendenza a dipingerlo come un tiranno ucito di senno, un po’ Il grande dittatore di Charlot e un po’ il Nerone di Quo Vadis. Premesso che nemmeno Putin dispone dei poteri assoluti che la caterva di deficienti nostrani spera o tema che abbia, la minaccia nucleare a cosa serve?
Come scrissi già nel 1991 la guerra tra Russia e Usa dalla Caduta del Muro si è resa possibile, anche se di fatto l’alleanza sostanziale è sempre proseguita; in ogni caso la Russia la scatenerebbe contro l’Europa. Nelle condizioni economiche, energetiche e demografiche attuali e nella complessità di attori internazionali non la si può escludere categoricamente.
La cosa più credibile però è che Putin cerchi una via di uscita mediatica per non capitolare. È stata proprio la Cina che pur sta spalleggiando la Russia ad affermare ieri che bisogna trovare una soluzione pacifica che salvaguardi l’integrità territoriale dell’Ucraìna. Cosa può chiedere Putin a Kiev per la chisura del conflitto? Riceverebbe pernacchie sia per il disarmo che per il riconoscimento dell’indipendenza delle repubbliche secessioniste. Può ottenere ancor meno di quello che gli venne offerto da Scholz una decina di giorn fa: ovvero l’Ucraìna nella Ue ma non nella Nato e uno statuto speciale di doppia nazionalità per le repubbliche. Però minacciando i missili in Bielorussia può portare a casa l’accettazione della Nato di non impiantare missili nucleari in Polonia, cosa che gli americani sono disposti a concedere perché non costa nulla, gli inglesi forse no. Vedremo.

La causa scatenante dell’invasione di Putin
La propaganda ufficiale converge sul fatto che Putin abbia risposto all’accerchiamento e alle provocazioni Nato. Dati oggettivi ma che non sono di oggi né sono unilaterali. So che va di moda in certi ambienti il concetto della Russia che si difende e che questa teoria, parzialmente vera e parzialmente falsa, li porta a considerare tutti i popoli che furono sotto il suo tallone come “schiavi della Nato”. Si continua a dimenticare la grande opera economica, diplomatica e politica tedesca che ha permesso di calmare gli animi, opera contro cui gli angomaericani si sono costanetmente messi di traverso, più con sentimento anti-europeo che anti-russo.
Se i russi l’avessero piantata di considerare quei popoli come Cosa Loro, il che è stato clamorosamente confermato in questi giorni, gli angloamericani avrebbero girato a vuoto e magari alcuni Stati neppure avrebbero aderito al Patto Atlantico.
Sicuramente le manovre inglesi in Polonia sono state provocazioni, ma il quadro contro il quale Putin si è scagliato per salvaguardare la Russia è immaginifico. Non soltanto l’Ucraìna non è nella Nato ma, fino a ieri, molti suoi membri influenti non ce la volevano e men che meno avrebbe ospitato testate nucleari. Testate nucelari che, del resto, non hanno più alcun bisogno di essere installate in prossimità e che, sia russi che americani, hanno a sufficienza per annientarsi a vicenda e annientarci tutti a prescindere dalle bandierine conficcate in Polonia o in Bielorussia.
A scatenare l’invasione di Putin è stato un sentimento inaccettabile nei riguardi del fiero popolo ucraìno ma soprattutto un doppio calcolo di politica interna ed esterna: la tenuta dell’opinione pubblica russa malgrado i costi socioeconomici di oggi e alcuni vantaggi da acquisire nelle relazioni internazionali. Da come è stata gestita l’invasione entrambi gli obiettivi rischiano di essere compromessi.

Ue e Nato in concorrenza
La risposta europea a trazione francotedesca è stata interessante. L’Europa è stata il solo partito della pace e della conciliazione; quando l’improvvida scelta russa ha rafforzato gli americani e soprattutto gli inglesi, la risposta europea, a trazione francotedesca è stata sorprendente. Si è deciso di mandare armi all’Ucraìna in modo indipendente (il che vuol dire formalmente al di fuori della Nato) e si è parlato di cogliere l’occasione per addivenire ad un’autonomia strategice ed energetica.
Volevamo fare l’Europa grazie a Putin, ora forse la faremo a causa sua.
Sarebbe stato meglio il primo caso, ma non è certo colpa nostra se al momento decisivo il presidente russo ha fatto la scelta opposta.
Salutiamo qualsiasi processo di crescita e di autonomia europea: anche sotto minaccia nucleare va bene lo stesso. Prendiamo atto che il pragmatismo tedesco funziona più del rodomontismo francese e che – come accadde peri tedeschi all’epoca di Napoleone – l’indipendenza europea sarà graduale e non brusca. Lo dobbiamo in grande misura a Putin che ci ha sbarrato la strada più breve.

Equidistanze?
Non possiamo essere equidistanti come gli ignavi, si può essere forse distanti dagli uni e dagli altri ma in misura e forma diversa.

Russia-Ucraìna
Per quanto mi riguarda nessun dubbio. Il fiero popolo ucraìno ha già fatto in passato scelte giuste (oggi maledette), è aggredito, è invaso, è bello, si batte bene e si sente europeo. I russi si sentono, giustamente, bicipiti e dovrebbero essere i nostri principali interlocutori per il bene reciproco, ma devono anche volerlo.
Insisto sulla pace dei bravi e sulla pace in Europa ma senza equidistanza tra i carri che invadono e i volontari che li affrontano a piedi.

Russia-Usa
Nessuna equidistanza tra l’ufficiale e l’attendente. Non è colpa mia se i russi inisistono ripetutamente a fare oggettivamente gli attendenti degli americani contro cui alzano la voce ripetendo (gli uni e gli altri) la propaganda risucita del tempo dell’associazione a delinquere Nato-PattodiVarsavia. Funziona. Non con me.
Il nostro principale problema resta l’egemonia angloamericana e la nostra sola soluzione è l’autonomia europea. Meno di una settimana fa sembrava che tutto fosse compromesso, ma ora si è dimostrato che non è così. Avanti quindi verso un’Europa forte e indipendente che convinca anche la Russia a tornare a quell’intesa strategica con noi, che tra l’altro le è indispensabile come il Think Tank del Cremlino ben sa da almeno quattro anni.

Questa riflessione sulla guerra e sulle nuove opportunità che offre è rivolta a chi abbia coscienza di sé e intenda ragionare senza slogan ottusi, quale che sia il suo sentimento personale sulla guerra fratricida in atto ad est, ché può essere diverso dal mio e magari rispettabilissimo. Non si rivolge, né potrebbe farlo, a quelli che stanno combattendo la loro psicanalitica guerra contro il padre per interposti stivali da macho, perché, a loro, più di una linea serve un medico. Parliamo di gente che pretende che un popolo che si difende sarebbe “schiavo della Nato”, poi magari celebra il ritorno di Trieste alla Patria. Patria che allora stava nella Nato e la riebbe indietro da un Paese che era non allineato…
Un medico, dicevo, un medico!

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