Il 13 febbraio 1503 si svolge la Disfida di Barletta che vide contrapposti 13 cavalieri italiani e altrettanti cavalieri francesi, mentre perdurava la guerra tra Francia e Spagna per le conquiste in Italia meridionale. Gli italiani erano nelle schiere spagnole.
Il 15 gennaio 1503, i prigionieri francesi nobili erano stati invitati a un banchetto indetto da Consalvo da Cordova in una cantina locale (oggi chiamata Cantina della Sfida). Durante l’incontro, il francese la Motte contestò il valore dei combattenti italiani, accusandoli di codardia. Lo spagnolo Íñigo López de Ayala difese invece con forza gli italiani, affermando che i soldati che ebbe sotto il suo comando potevano essere comparati ai francesi quanto a valore.
Si decise così di risolvere la disputa con uno scontro 13 febbraio nella piana tra Andria e Corato.
Prospero e Fabrizio Colonna si occuparono di costruire la squadra italiana. Capitano dei tredici cavalieri italiani (contro i tredici francesi) sarebbe stato Ettore Fieramosca.
I cavalieri italiani pernottarono a Barletta, nella cui Cattedrale Fieramosca e gli altri seguirono la messa d’augurio il giorno dello scontro e fecero giuramento di vittoria o di morte ai piedi dell’icona della Madonna dell’Assunta ove incisero una frase.
Controversa la narrazione della disfida nella quale, secondo alcuni – ma non secondo tutti – gli italiani avrebbero utilizzato la medesima tattica degli Orazi contro i Curiazi. Di sicuro, oltre al valore, furono decisive l’inventiva e la mobilità degli italiani che ebbero la meglio.
Sicuri della vittoria, i francesi non avevano portato con sé i soldi del riscatto e furono così condotti in custodia a Barletta, dove fu Consalvo in persona a pagare di tasca propria il dovuto per poterli rimettere in libertà. La vittoria degli italiani fu salutata con lunghi festeggiamenti dalla popolazione di Barletta e con una messa di ringraziamento alla Madonna, tenutasi nella Cattedrale di Barletta.
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