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 Adinolfi intervistato su Polaris e sull’attualità

LINEA 24 NOVEMBRE 2009
Intervista a Gabriele Adinolfi da parte di Graziella Giangiulio

C’è sempre qualcuno che punta il dito: “in Italia a occuparsi di cultura-politica sono sempre i soliti”: Ed invece non è vero, basta cercare; tra le iniziative annoveriamo quella di Polaris.
Al suo fondatore Gabriele Adinolfi abbiamo chiesto chiarimenti

Che cos’è Polaris? (Breve storia)
Polaris è un centro studi nato qualche anno fa, su mia iniziativa, al fine di produrre una mutazione dei metodi d’intervento politico, nel segno di una vera e propria rivoluzione culturale.
Controcorrente rispetto all’abitudinario esibizionismo, abbiamo preferito privilegiare il sostanziale alla vetrina.
Non abbiamo fatto annunnci trionafli ma abbiamo proceduto all’acquisizione graduale di risorse umane e intellettuali. Al momento è difficile definire il numero preciso di coloro che collaborano al centro studi, non essendovi un tesseramento né pretese di esclusiva, a occhio e croce il numero si colloca a cavallo tra le due e le trecento unità, ma poi bisogna aggiungere  gli utenti effettivi dei nostri prodotti e la stima diventa davvero ardua.
Abbiamo edito diversi dvd, quasi tutti oramai esauriti. “Comunicazione”, “Storia dei poteri forti dopo Jalta”, “Capitalismo e Multinazionali”, “Droga e Petrolio”.
Tre quaderni, frutto di studi approfonditi. “Geopolitica di droga e petrolio”, “L’immigrazione”, che è un prodotto di 148 pagine in cui si analizzano cause ed effetti del fenomeno suggerendo soluzioni contro corrente che hanno consenso bipartisan, “Terremoti”, ovvero l’analisi delle crisi mondiali in atto dal 2008.
Ogni stagione dell’anno mandiamo online la rivista “Orientamenti & Ricerca”.
Dal 2010 passeremo ad un trimestrale in formato cartaceo.

Dal 27 al 29 novembre a Lavinio, sul litorale romano, c’è un incontro nazionale dal titolo  “Capitani coraggiosi”: di che si tratta?
E’ il nostro terzo incontro nazionale al quale da varie regioni d’Italia affluisce  una parte dei nostri collaboratori. Soprattutto esperti in comunicazione, finanza, economia, geopolitica.
Quest’anno lo scopo che ci siamo prefissi è di salire di un gradino nella scala della nostra crescita.
Il che significa due cose: dare una veste inconfondibile al centro studi e organizzare la redazione e la diffusione della rivista.

Che s’intende per veste inconfondibile da dare al Centro Studi?
E’ mia convinzione da  anni che nella società post-partitica il ruolo dell’intellighenzia diviene prioritario. In Usa i principali elementi (meta)politici li chiamano Think Tank, in Germania hanno addirittura avuto la forza di supplire alle mancanze dello Stato. Da noi sono giunti da poco, ovviamente in ritardo, e si tratta perlopiù di vetrine personalistiche dietro le quali i diversi leaders politici cercano di coprire il vuoto lasciato dalla scomparsa di correnti e partiti, al fine di mostrare comunque una  visibilità. Se invece un centro studi lo s’intende come qualcosa che, diversamente, si ponga come un vero e proprio sistema operativo, si può accedere al ruolo di avanguardia al contempo irradiante e interventista, in quanto si offrono soluzioni a chi non ha la fantasia né il tempo di cercarle.

Quindi un centro studi organico a partiti di governo/opposizione?
Non necessariamente; un sistema operativo funziona appunto creando sistemi, chi ne sia l’utente momentaneo conta fino ad un certo punto,  importa quale soluzione e quale idea del mondo si vanno a imporre nella scia delle soluzioni suggerite, ma anche in quella dell’analisi che non è mai estranea alle premesse da cui parte, e quindi alla sua vera matrice. L’albero è nel germoglio!
A noi non interessano gli orticelli e neppure i poderi della politica ma l’azione organica per cambiare le cose nella polis.
Riuscire a modificarle in modo che ci aggrada è positivo, galleggiare con qualche banderuola in uno stagno insalubre è negativo. Come ho premesso non c’interessa l’esibizionismo che purtroppo è un vizio diffuso nelle sacche che si definiscono pomposamente antagoniste.

Il centro studi non è quindi neutro?
Nulla è neutro. Un centro studi secondo il mio intendimento deve avere un ruolo strategico.
Sono anni che vado ripetendo che, ad eccezione delle cerchie dominanti,  il modo di porsi e di proporsi in politica è sfasato. Ci si continua a mettere in scena con l’immaginario degli anni Sessanta e Settanta che già allora era anacronistco in quanto copiava malamente schemi buoni per la società e il potere di quarant’anni prima. Oggi  coloro che non sono parte integrante delle oligarchie sono definitivamente spiazzati nel tempo, nello spazio, nelle forme e nelle prospettive.
Chi, come me, ha una spiccata sensibilità fascista, quindi interventista, inclusiva, mobilizzatrice, deve approntare una strategia avanguardistica.

Che consiste?
Nella creazione continua e capillare di un insieme a rete che operi su tre livelli:
intervento sociale diretto, formazione di lobby di popolo, anche in senso professionale ed economico, e investimento delle élites.
Ne parlo abbondantemente in uno dei miei libri “Nuovo Ordine Mondiale tra imperialismo e Impero” edito nel 2002 per Barbarossa e anche nel mio più recente documento politico “Sorpasso Neuronico” scaricabile in formato pdf dal sito www.noreporter.org, terza icona nella colonna di sinistra.
Ovviamente il centro studi per sua natura prova a porsi a cerniera tra il secondo e il terzo livello (formazione di lobby e investimento di élites).
 
L’Italia oggi vive in balia della globalizazzione, dall’acqua privata alla finanza creativamMa abbiamo veramente bisogno di questo?
No, ma contano solo i gruppi di potere: questo è il senso ultimo della democrazia che da sempre è smobilitazione del popolo, consegnato inerte e disarmato nelle mani dei potenti.
La democrazia è una forma elegante e sosfisticata di oligarchia e di crimine organizzato.
Oggi che abbiamo varato la videocrazia, la politica pura è meno sofisiticata nella cura delle forme e così si nota di più che decidono tutto gli Al Capone.

L’Islam è nemico o amico?
In assoluto non può essere un nemico; fermo restando che ha le pretese intolleranti proprie a tutte le religioni monoteiste del Libro, un credo volto al metafisico non può comunque essere considerato nemico da nessuno.
Le stesse riletture storiche di scontro secolare e irriducibile tra Islam e Cristianesimo sono parziali e forzate. Tolleranza e intolleranza si sono alternate ancor più nel mondo musulmano che in quello cattolico, per non parlare poi del protestante.
Altra cosa sono le letture politiche, talune autentiche talaltre artificiali, legate al cosiddetto integralismo islamico, ma bisogna distinguere con attenzione perché sono ambigue e pilotate.

Come le distinguiamo?
In primis tenendo conto dell’utilizzo mirato, e distorto, da parte della Casa Bianca delle teorie di Samuel Huntington sullo scontro di civiltà. Nel faticoso tentativo di applicare la dottrina Brzezinski per cercare di dominare un mondo non più bipolare, gli Usa hanno favorito, foraggiato e armato diversi fondamentalismi al triplice scopo di: rompere le relazioni politico-economiche tra le due sponde del Mediterraneo; destabilizzare i governi arabi a tinta socialnazionale; instaurare una psicosi collettiva che facilitasse il controllo degli individui atomizzati.
La cooperazione tra Casa Bianca e integralismi islamici è palese, soprattutto in Bosnia e Kosovo. Se ne deduce che l’integralismo islamico è funzionale al dominio americano e lo si nota particolarmente nella dorsale balcanica ove viene utilizzato anche e soprattutto per impedire il nostro avvicinamento alla Russia.

L’Islam è quindi un focolaio di conflitti?
I cosiddetti fondamentalisti islamici sono un supporto di Wall Street, così come fu il caso delle bande partigiane. Questo genere di guerriglieri finiscono immancabilmente con l’essere gli ascari di quello che definiscono il “Grande Satana”.
I fondamentalisti non sono  così rappresentativi dell’Islam come lo si pretenderebbe sui media occidentali e soprattutto fanno, quando la fanno, una guerra all’Europa per conto terzi.
Non è corretto pertanto parlare di minaccia islamica, vieppiù se lo si fa quando in Afghanistan e in Iraq ci siamo noi, per cause non proprio gloriose e con risultati davvero imbarazzanti. L’Iraq al tempo di Saddam era florido e solido, le chiese e le sinagoghe erano aperte e frequentate liberamente. Oggi l’abbiamo sprofondato in ogni genere di guerre di religione, in particolare tra sunniti e sciiti, e di odi tribali, bella prova! E parliamo di “invasione musulmana”?

E l’immigrazione?
L’immigrazione islamica non è preponderante, in Italia rappresenta sì e no il 12% dei flussi. Né si può sostenere che sia l’Islam che spinge ad emigrare; non fu il Cattolicesimo che indusse gli italiani e gli irlandesi a migrare nel passato, fu la povertà.
Tra gli immigrati nelle grandi metropoli, specie a Londra e Parigi, gli integralisti che tanto ci spaventano sono minoritari e quasi tutti di seconda generazione, cioè privi d’identità; le comunità islamiche invece sono molto moderate.
L’immigrazione è un problema fondamentale ma non è un fatto religioso, quelle atea, buddista , cristiana sono drammatiche comunque, talvolta anche di più.
Il processo s’inverte nella cooperazione e, quindi, come condicio sine qua non, nell’acquisizione di potenza da parte nostra, che paghiamo ancora gli effetti dell’ultima guerra.
Il vero problema risiede nel fatto che noi europei non siamo potenti e, per giunta, siamo attanagliati da pensieri e ideologie proprie alla decadenza che hanno la funzione dell’AIDS: creano immunodeficienza e quindi uccidono, dall’interno.
Come  i tumori o le polmoniti sono conseguenze solo terminalmente letali dell’AIDS che di fatto uccide gli organismi, la maggior parte dei problemi che ci assillano dipendono dalla nostra disintegrazione intima e non sono risolvibili se non si parte dalla radice.

Parlerete di questo dal 27 al 29 novembre?
Anche; soprattutto della potenza e dell’immunodeficienza ed andremo a fare degli aggiornamenti sulla situazione nazionale e internazionale, oltre ovviamente a fare il nostro lavoro.

E’ ancora possibile per chi lo si volesse iscriversi per partecipare?
Resta, al momento, qualche disponibilità ma sono  poche. In  ogni caso ci siamo attrezzati per accogliere nella giornata-clou, cioè sabato 28 novembre, con pranzo incluso ma senza pernottamento, alla quota di 30 euro a persona. Per iscriversi è però necessario prenotarsi o scrivendo a ga@gabrieleadinolfi.it o telefonando al 339 1262293.

I vostri riferimenti?
Il sito www.centrostudipolaris.org e soprattutto quello del nostro quotidiano online www.noreporter.org oltre, ovviamente alla mia mail.

 

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