Un tentativo di salvare la vita minacciata nei fondali marini
L’Iniziativa Internazionale per le Barriere Coralline (ICRI), un’alleanza di 100 Paesi e organizzazioni, si è impegnata a raccogliere 12 miliardi di dollari (11,446 miliardi di euro) per proteggere 125.000 chilometri quadrati di coralli entro il 2030. L’ICRI, che rappresenta 45 Paesi che contengono il 75% dei coralli del mondo, ha dichiarato in un comunicato che il piano mira a mitigare la perdita di coralli dovuta all’inquinamento e alla pesca eccessiva, a proteggere le barriere coralline e ad accelerarne il recupero.
L’iniziativa, che si chiama Coral Reef Breakthrough, è stata concordata durante l’Assemblea generale dell’ICRI tenutasi dal 19 al 23 settembre alle Hawaii, ma annunciata oggi. L’ICRI ha sottolineato che le barriere coralline esistono in circa 100 Paesi e territori e ospitano il 25% delle specie marine, mentre un miliardo di persone dipende da questi ecosistemi marini che contribuiscono all’economia per circa 9.900 miliardi di dollari all’anno.
“La svolta è stata sviluppata con il contributo di circa 30 esperti di coralli. Questo garantisce che gli obiettivi siano basati sulla scienza, fattibili e misurabili, e riflette l’urgenza di affrontare la crisi dei coralli”, ha detto Francis Staub, coordinatore globale dell’ICRI.
I coralli stanno morendo a causa dell’inquinamento e della pesca eccessiva, ma anche a causa del riscaldamento dei mari provocato dai cambiamenti climatici, che porta al cosiddetto “sbiancamento” delle barriere coralline. Scienziati come Terry Hughes della James Cook University australiana avvertono che le iniziative di recupero dei coralli hanno un’efficacia molto limitata se i Paesi non attuano politiche per ridurre il riscaldamento globale.
L’ICRI è stato fondato nel 1994 da Australia, Stati Uniti, Francia, Giappone, Regno Unito e Svezia, e da allora vi hanno aderito, tra gli altri, Paesi come Germania, Brasile, Canada, Cuba, Egitto, Kenya, Sudafrica, India, Thailandia, Vietnam e Indonesia.