sabato 27 Luglio 2024

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La Fallaci si riprende il Corriere della Sera ? Sarebbe lei la grande elettrice di Paolo Mieli alla testa del famoso quotidiano che è la voce doc delle oligarchie che invasero ed occuparono l’Italia

Uno dei grandi elettori occulti di Paolo Mieli alla direzione del Corriere è stata Oriana Fallaci. E ieri, sulla prima pagina del giornalone milanese, ce n’era un segno di riconoscenza alquanto tangibile, con l’autorevole perorazione delle ragioni di Oriana firmata da Ernesto Galli della Loggia, ché «certo, molte delle opinioni della Fallaci sono, forse, in parte o del tutto sbagliate, sono presentate e argomentate in modo spesso sommario e asseverativo, ma hanno un merito grande: sono opinioni vere, forti».
Il fatto è che la Fallaci in Rcs conta più di qualcosa: la sua penultima fatica pamphlettistica ha venduto un milione di copie, e anche se il cofanetto natalizio apocalittico, con appendice, non sembra avviato allo stesso successo editoriale, non c’è casa editrice che non si terrebbe cara cara una tale macchina da soldi.
Negli ultimi tempi l’ombrosa Oriana, che passa ormai molto tempo in Italia, non aveva un buon rapporto col Corriere di Folli. Anzi, ce l’aveva pessimo. Aveva percepito nella freddezza del direttore una sostanziale indisponibilità della sua testata a usarla come polemista principe sui temi del terrorismo e del rapporto col mondo islamico, un imbarazzo istituzionale per le sue posizioni così radicali.
E aveva reso esplicita la sua irritazione in occasione del lancio di ³Apocalisse², organizzandone una gestione mediatica fatta apposta per far dispetto al Corriere. Aveva infatti acconsentito a una conversazione con tre giornali, tra i quali non c’era il Corriere, ma c’era il suo diretto concorrente, la Repubblica (gli altri due erano la Stampa e il Foglio, il cui direttore Giuliano Ferrara si è di recente sdebitato con il celebre autodafè «lo stronzo ero io»).
Al giornale di Folli sarebbe stata consentita, ovviamente, l’anticipazione, ma senza colloquio. Poi le cose sono andate diversamente. Perché i reciproci sospetti sulla rottura dell’embargo avevano portato la Stampa e il Foglio a uscire un giorno prima, e la Repubblica a non uscire per niente. Il risultato è stato che il giornale della Fallaci, il Corriere, è arrivato un giorno dopo, e alquanto sotto tono. Da notare che per la Stampa il giornalista invitato era Pierluigi Battista, appena qualche settimana dopo nominato da Mieli vicedirettore del Corriere.
Dal canto suo, Mieli aveva colto l’orgoglio e la rabbia della Fallaci, e da buon difensore degli interessi della Rcs si era adoperato a mitigarli con un’assidua frequentazione (ha pranzato varie volte con lei) e con un’assidua perorazione delle sue buone ragioni presso i vertici della Rcs.
Non c’era quindi solo l’intuizione di un giornalista sanguigno come Feltri nell’editoriale-commiato che ha dedicato qualche giorno fa a Folli: avevi in casa una bomba per battere in traccia Repubblica – ha scritto su Libero rivolgendosi all’ormai ex direttore del Corriere – e non l’hai fatta detonare: se scatenavi la

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