venerdì 13 Dicembre 2024

La nuova Pearl Harbour

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Sono sempre più i saggi documentati che mettono in dubbio la versione ufficiale sull’undici settembre. Complottismo? Che bisogno ce ne sarebbe quando già nel 2000 i neoconservatori stessi auspicavano l’accadimento di un “evento catastrofico e catalizzante, quale ad esempio una nuova Pearl Harbour” per rilanciare la politica di dominio USA?

Dopotreanni, qualcosa è cambiato nella ricezione tributata dall’opinione pubblica mondiale alle teorie alternative sull’11 settembre. Il grande successo di alcune indagini indipendenti e l’istituzione di una commissione d’inchiesta da parte del Congresso americano – commissione di fronte alla quale recentemente né George W. Bush né Condoleezza Rice hanno potuto negare l’esistenza di chiari segnali precedenti all’11 settembre – sono le cause prime di questo mutamento: l’idea che “qualcosa non vada” nella ricostruzione ufficiale dell’amministrazione americana è ormai di pubblico dominio.


Il successo di “11 settembre, la nuova Pearl Harbour” di David Ray Griffin – che negli Stati Uniti ha avuto tre edizioni in un mese, ingresso nella top ten di amazon.com e che in Inghilterra è stato prefatto nientemeno che da Michael Meacher, ex ministro della Corona -è il risultato piùpalesedi questo mutamento. Non è scritto da un polemista di professione, bensì dal condirettore del Center for Process Studies che, partendo da una posizione di assoluto scetticismo sulle cosiddette “teorie del complotto”, ne vaglia le principali e giunge a trovare in alcune di esse elementi indubitabilmente probanti.


Personalmente, al pari di Griffin, sono poco propenso ad avvalare le teorie del complotto. Non ho mai creduto per esempioa quelleche attribuivano ad Israele tutti i mali del mondo arabo.Però, come dice Griffin “Sembra ampiamente diffusa la convinzione che si possa rigettare a priori un’accusa una volta stabilito che essa rientri nell’ambito delle “teorie di complotto”. Dichiarare di ripudiarle sembra quasi un requisito indispensabile per essere ammessi nel forum della discussione pubblica. Qual è la logica sottesa a questo convincimento? Non può essere il rifiuto letterale della pura e semplice idea che esistano delle macchinazioni. La accettiamo ad esempio ogni qualvolta crediamo che due o più persone abbiano preso accordi in segreto per raggiungere uno scopo illecito come rapinare una banca, frodare la clientela o alterare i prezzi. Saremmo più onesti, quindi, se seguissimo quanto affermato da Michael Moore: “Personalmente, non sono uno che vede complotti ovunque, a meno che non siano palesemente evidenti”.


Nonvoglio soffermarmi sugli avvertimenti pre-11 settembre che sono stati ignorati, le indagini pima e dopo che sono state ostacolate, o sulle domande rimaste tuttora senza risposta su quella tragica giornata, tutti argomenti trattati nei minimi dettagli da Griffin. E come lui, non credo necessariamente in una pianificazione attiva da parte dell’amministrazione americana negli eventi drammatici di quel giorno. Ma mi chiedo – dopo aver letto il libro – se non ci fosse stato in qualche modo, una specie di “partecipazione passiva” ovvero una specie di “lasciar accadere” che è comunque un’ accusa molto grave, considerato il numero elevato di vittime. Per questo, in questa sede, vorrei almeno soffermarmi sul titolo dell’opera: “11 settembre, la nuova Pearl Harbour”.


Si sa che a costringere gli Stati Uniti ad intervenire nella Seconda Guerra Mondiale era l’attacco giapponese a Pearl Harbour. La guerra contro il Giappone ha obbligato gli Stati Uniti – in virtù del patto dell’Asse

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