sabato 27 Luglio 2024

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C’è preoccupazione nelle lobbies finanziarie americane per la possibile vittoria elettorale in Uruguay di un partito poco succube delle loro pressioni. Storia vecchia: l’America ha sempre avuto il brutto vizio di voler dettare la linea politica dei Governi dei Paesi stranieri.

L a campagna elettorale per le elezioni presidenziali in Uruguay (31 ottobre) è ormai in dirittura d’arrivo, e praticamente tutti i sondaggi anticipano una radicale svolta politica nel piccolo paese sudamericano, con la vittoria di Tabarè Vazquez, leader della coalizione di sinistra Encuentro progresista-Frente amplio (Ep-Fa). Tra 7 giorni si voterà per elezioni amministrative in vari paesi latinoamericani (Cile, Venezuela e Brasile), ma gli occhi di tutti sono puntati su Montevideo, dove Vazquez e l’Ep-Fa sono al quarto tentativo di conquistare la massima carica dello stato. I numerosi sondaggi svolti dagli istituti specializzati concordano nell’assegnare la vittoria alla sinistra, ma mentre Ipsos-Mora y Araujo, Radar e Factum vedono (con il 55, il 52 e ancora il 52%) un netto successo di Vazquez senza bisogno del ballottaggio a novembre, Interconsult, Equipos-Mori e Cifra ritengono (con il 48,1, il 48 e il 47% per l’Ep-Fa) che il ballottaggio ci sarà. L’unico leader che concretamente può sperare di sottrarre sul filo di lana la presidenza a Vazquez – un medico oncologo che ha annunciato che in caso di sconfitta si ritirerà dalla politica – è il giovane leader del Partido Blanco (o Nacional), Josè Larranaga, che ha condotto la campagna elettorale cercando di affermare una posizione di centro, ma progressista, fra «gli estremismi» del Partido Colorado del presidente uscente Jorge Batlle e la sinistra. Negli ultimi giorni, fra l’altro, queste due forze hanno polemizzato dopo la decisione dei “colorados”, ispirati in questo dall’ex presidente Julio Maria Sanguinetti, di produrre un video per la campagna elettorale in cui si agita lo spauracchio della guerriglia, nel caso di una vittoria di Vazquez. Della coalizione favorita dagli elettori, in effetti, fanno parte esponenti dei Tupamaros riconvertitisi alla politica, e questo ha dato spunto per un messaggio pubblicitario in cui si offrono vecchie dichiarazioni di alcuni dirigenti guerriglieri (Josè Mujica, Lucia Topolansky e Eleuterio Fernandez Huidobro) tratte da un documentario storico tedesco, e si conclude con l’avvertimento: «Loro sono la maggioranza nel Frente Amplio». Ma questo sforzo non sembra aver frenato la caduta del Partito di Batlle e Sanguinetti, che è dato al terzo posto nei sondaggi con uno scarso 5-10% dei voti. Molti sottolineano poi l’importanza geopolitica di una eventuale vittoria delle sinistre, per il fatto che l’Uruguay rappresentava finora l’unico alleato certo degli Usa nel Cono Sud sudamericano, e freno indiretto al rafforzamento del Mercosur e a migliori relazioni fra America Latina e Unione europea (Ue). Significativamente, il governo uscente ha annunciato che domani Uruguay e Stati Uniti firmeranno un accordo di protezione degli investimenti che a giudizio di Montevideo permetterà di accrescere le iniziative statunitensi nel paese. L’esistenza di timori nella comunità finanziaria ed economica internazionale per una vittoria della sinistra è stato esclusa dal presidente della Banca interamericana di sviluppo (Bid), l’uruguaiano Enrique Iglesias.

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