Fossili e tracce di acqua
In rocce marziane che in un tempo antichissimo erano ricoperte dalle acque di un lago, il rover Perseverance della Nasa ha trovato tracce legate alla possibile presenza di fossili, ricostruendo anche la storia del bacino ospitato miliardi di anni fa all’interno del cratere Jezero.
Questo esploratore a sei ruote, che ha da poco festeggiato i 1.000 giorni di permanenza sul del pianeta rosso , ha collezionato un totale di 23 campioni, completando così l’esplorazione dell’antico delta del fiume collegato al lago, come è stato annunciato al convegno dell’Unione dei Geofisici Americani, a San Francisco. I campioni raccolti, conservati in speciali tubi metallici, dovranno in futuro essere riportati sulla Terra, da una missione congiunta di Nasa e Agenzia Spaziale Europea.
“Abbiamo scelto il cratere Jezero come sito di atterraggio perché il lago che un tempo lo riempiva era un ambiente potenzialmente abitabile e le rocce del delta del fiume sono un ottimo sito dove cercare segni di vita antica, come i fossili”, commenta Ken Farley del California Institute of Technology. La storia inizia quasi 4 miliardi di anni fa, quando l’impatto con un asteroide formò il cratere Jezero. Centinaia di milioni di anni dopo, sabbia e fango segnalano l’arrivo del primo fiume, con pietre ricche di sale che svelano la nascita di un lago poco profondo. Secondo i dati raccolti, il lago sarebbe poi cresciuto fino a raggiungere 35 chilometri di diametro e 30 metri di profondità.
Uno dei campioni di roccia prelevati da Perseverance contiene grandi quantità di silice, un materiale noto per le sue proprietà di conservazione per i fossili, perlomeno sulla Terra. Un altro campione contiene invece fosfato, una molecola fondamentale per la vita come la conosciamo. Ed entrambi questi campioni sono anche ricchi di carbonato, minerale che si forma in ambienti acquosi e che favorisce la conservazione di eventuali molecole organiche. “È il tipo di ambiente in cui, sulla Terra, i resti della vita antica potrebbero essere preservati – dice Morgan Cable del Jet Propulsion Laboratory della Nasa – e ritrovati in seguito”.