E’ di pochi giorni fa l’annuncio di un pacchetto populista per la casa propria, con il quale il Governo Federale ha annunciato che verranno costruite 1.000.000 di case per la parte meno abbiente della popolazione ed una serie di altri aiuti economici.
Ci si può chiedere perché questo milione di case non sia stato costruito nei primi 2 o 3 anni di governo, ma tutti sappiamo come funzioni la politica. Il governo avrebbe potuto costruire un milione di case nel 2003, un’altro milione nel 2006 e magari quet’ultimo milione nel 2009 ma i soldi forse non c’erano e sono apparsi magicamente solamente durante l’ultimo anno di mandato, per garantirsi il voto di quelle persone beneficiate dalla costruzione di queste case (mediamente tre per ogni unità abitativa).
Il populismo ha comunque i suoi lati positivi, vediamo dunque di legger, nell’assurdo di questa logica, qualche dato interessante.
Il pacchetto, oltre alla realizzazione di quel milione di case (mi viene in mente il milione di posti di lavoro di altro governante altrettanto populista), prevede particolari aiuti ai disoccupati che si son trovati impossibilitati a pagare il mutuo, significative riduzioni delle imposte sui materiali di costruzione e incentivi all’acquisto della casa per la fascia più povera della popolazione.
Se da un lato questo aumenterà il debito pubblico, dall’altro creerà reali possibilità di investimento per imprese di costruzione civile, ribadendo quell’invito agli imprenditori italiani del settore edile che già inoltrai il mese scorso.
Nonostante il tono ironico che ho voluto mantenere all’inizio dell’articolo, in quanto conosco i poco trasparenti individui che bazzicano attorno al Partito dei Lavoratori (in confronto mani pulite fu realmente pulita), vorrei approfittare di questo articolo per introdurre la questione del diritto alla proprietà della casa facendo un parallelo Brasile-Italia.
La storia dell’ultimo secolo ci ha riportato vari esempi di politiche per la casa, politiche dove lo stato capisce l’importanza di garantire al cittadino una degna dimora. Gli ultimi esempi nel nostro paese furono le classiche case popolari e lo stesso esempio é esistente in molti paesi dell’america latina e di conseguenza anche in Brasile.
Nel nostro Paese questi moduli abitativi sono spesso gestiti da enti poco trasparenti e l’idea sociale iniziale viene a meno proprio per la impossibilità di garantire onestà nella selezione dei beneficiari e nella corretta applicazione delle regole di uso della residenza. Abbiamo case popolari dove gli inquilini parcheggiano una BMW sotto casa e situazioni dove gli stessi enti hanno venduto abitazioni realizzate con il danaro di tutti ad alcuni eletti (amici? Non so!). Il classico concetto di casa popolare è dunque fallito, non solo per la scorrettezza di certi enti di gestione (purtroppo tutti pagano per la scorrettezza di pochi), ma anche per il fatto che il classico concetto di casa popolare ha generato uno dei gravi problemi degli anni 70-90: la creazione di periferie “opache” slegate dal contesto sociale della città, dormitori di una parte emarginata della popolazione.
Non differente il parallelo tra periferie italiane di molte grandi cittá ed i quartieri popolari di molte metropoli brasiliane, anche qui il concetto della casa popolare classica é decaduto da tempo (probabilmente anche prima che in Italia).
Fortunatamente l’evoluzione del concetto di casa popolare esiste ed é la collaborazione pubblico-privato pe la realizzazione di unitá abitative da vendere alla popolazione meno abbiente con un particolare mutuo sociale.
I progetti ispirati a tale idea sono molti, sforunatamente pochi sono usciti dalla carta, ma ora, in un momento di stallo economico, vista l’urgenza sia per il Brasile che per l’Italia di accomodare degnamente una grande fetta della popolazione, governi sensibili potrebbero studiare tale opportunità (anche per semplice ragione elettorale, del resto l’importante è farlo).
In Italia uno dei progetti più seri, eleborato a partire da questa teoria é il MUTUO SOCIALE, che può esser studiato da qualunque politico interessato tramite il sito www.mutuosociale.org
In Brasile il sottoscrittò presentò lo scorso anno tramite il Partito della Repubblica alle elezioni comunali di Rio de Janeiro un progetto ispirato a questa teoria sociale denominato appunto QUARTIERE SOCIALE che prevedeva la realizzazione di un quartiere residenziale-commerciale per la fascia più debole della popolazione in aree prossime al centro (Il candidato che portò la mia proposta purtroppo non vinse le elezioni).
Sono sicuro del fatto che questa nuova idea di edilizia popolare avrà ancora una lunga strada da percorrere, una strada sulla quale potranno camminare insieme politici illuminati e imprenditori sensibili per il bene di una grande fetta della popolazione (in Italia ed in Brasile) che merita questo aiuto senza pesare enormenmente sulle casse dello Stato.
Mi metto a disposizione di politici illuminati e imprenditori sensibili per ulteriori chiarimenti.