sabato 27 Luglio 2024

No Reporter ! La Russia di Putin li tiene lontani

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Impedito l’accesso, sul luogo della strage degli innocenti, ad un noto procacciatore di notizie a sensazione che imperversa sullo scenario ceceno.

Pensava di riuscire ad arrivare a Beslan nonostante il blocco totale dell’Ossetia imposto dal Cremlino, e si è trovato invece dietro le sbarre a Mosca, con l’improbabile accusa, secondolemigliori tradizioni, di aver turbato la quiete pubblica: questa storia incredibile, che ricorda usi e costumi dell’Urss, quando i dissidenti erano imprigionati con l’accusa di “parassitismo sociale” per non suscitare troppe proteste in Occidente, è successa giovedì mattina ad Andrej Babickij, uno dei più coraggiosi giornalisti russi impegnati nell’informazione sulla guerra cecena. Corrispondente della leggendaria radio Libertà, che ai tempi dell’Urss faceva conoscere ai russi e al mondo intero quel che succedeva nei paesi del socialismo reale, Andrej Babickij è stato fermato giovedì mattina all’aeroporto di Vnukovo, da dove contava di partire per Mineral’nye vody, una cittadina nel Caucaso da cui poter raggiungere poi Beslan. Inizialmente è stato fermato per un controllo del bagaglio, tanto da perder l’aereo. Poi, mentre aspettava il volo successivo, è stato importunato da due ragazzotti, mandati ad attaccar briga, come hanno poi confessato, dalle forze dell’ordine. Le quali, a questo punto, sono prontamente intervenute per arrestare i tre: e la grottesca conclusione della storia è che ieri Babickij è stato pure condannato a cinque giorni di detenzione da un giudice di pace che non ha tenuto conto delle ammissioni di colpa dei due provocatori. Per fortuna, il tribunale ha commutato la pena in una multa, liberando il giornalista.
La storia di Babickij – che per altro non è stato solo nella disgrazia, giacché lo stesso giorno un’altra giornalista d’assalto sulla Cecenia, Anna Politkovskaja, che pure voleva arrivare a Beslan nonostante i divieti, è finita in rianimazione all’ospedale di Rostov sul Don dopo essere stata misteriosamente avvelenata – è emblematica dello stato della libertà di informazione nella Russia di Putin. Se non si può dire che la stampa sia completamente imbavagliata, perché alcune testate che difendono tenacemente la loro indipendenza continuano a esistere, nonostante angherie e pressioni del Cremlino (che hanno raggiunto persino i giornali per stranieri di Mosca), pure il grosso della carta stampata è ormai addomesticato, grazie a un gioco complesso di censure e autocensure.
Per non parlare della televisione. L’informazione data dalla tv venerdì sul drammatico epilogo della presa di ostaggi a Beslan è stata semplicemente vergognosa. Tanto da costringere persino le Izvestija, condiscendenti col Cremlino sia pur senza eccessi per conservare il loro pubblico di lettori intellettuali, a scendere in campo per denunciare la situazione. Che era veramente intollerabile. Di quel che accadeva, i russi hanno visto e saputo molto meno degli occidentali, che grazia alla Cnn e a Euronews erano informati in tempo reale. Ntv, la tv indipendente che era stata uno dei fiori all’occhiello della democrazia russa nei primi anni novanta ed era stata poi progressivamente soffocata (l’ultimo programma dal sentore vagamente critico, che andava in onda nella tarda serata, è stato censurato qualche mese fa), pur essendo in diretta quando la battaglia è cominciata, intorno all’una, si è trincerata dietro un penoso “non sappiamo che sta succedendo” fino all’arrivo della versione ufficiale degli eventi, passando in continuazione le stesse immagini, coi bimbi nudi che fuggivano dalla scuola, e senza che il corrispondente si spostasse dalla periferia della cittadina. Il primo e il secondo canale, la TV statale, è riuscita a far anche di peggio. Fino ai TG delle due hanno continuato a trasmettere tranquillamente i loro programmi, la commedia lirica “La signora col pappagallo”, il primo, il programma di intrattenimento “In cerca di avventure” il secondo. Senza notizie. Senza dati su morti e feriti, sulle vittime e i loro congiunti.

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