LONDRA – Se avete 150 mila euro e non sapete che farvene, tra un paio d’anni potreste spenderli per acquistare un biglietto di andata e ritorno per lo spazio. Richard Branson, miliardario inglese, magnate dell’aeronautica e amante delle imprese impossibili, ha annunciato ieri a Londra che nel 2007 lancerà il primo “servizio passeggeri” per viaggi orbitali: costeranno un po’ cari, almeno all’inizio (110 mila sterline a testa), ma in compenso le sue navicelle porteranno i terrestri a 130 chilometri d’altitudine, dieci volte più in alto di un normale aereo, offrendo loro una vista finora riservata soltanto agli astronauti e l’ebbrezza dell’assenza di gravità. “Ed è soltanto l’inizio, l’albergo spaziale è dietro l’angolo”, promette Branson, che si è già candidato a occupare un posto nel volo inaugurale. Il “turismo spaziale” ha già avuto il suo battesimo: due ricchi imprenditori, l’americano Dennis Tito e il sudafricano Mark Shuttleworth, hanno pagato 20 milioni di dollari ciascuno (circa 18 milioni di euro) per salire a bordo di una capsula russa. Ma era stato come chiedere un passaggio, pagando il pedaggio. a un’astronave finanziata dallo Stato. Il nuovo progetto, viceversa, è interamente privato. Branson ne è per così dire il direttore del marketing, mentre l’inventore è Paul Allen, co-fondatore della Microsoft, il gigante del software. Nel giugno scorso, una società creata da Allen ha fatto decollare dal deserto californiano del Mojave un jet a forma di catamarano, “White Knight”, a cui era allacciata una navicella a forma di pesce, la “Spaceship One”: raggiunti i 15 mila metri, la navicella ha acceso i motori ed è partita come un razzo verso il cosmo, toccando i 103 chilometri d’altitudine con un pilota al comando, prima di rientrare a terra per planare come un aliante. Quel primo esperimento sarà ripetuto domani, sempre nel Mojave Desert, con oltre al pilota un peso equivalente a due passeggeri. In palio c’è l’Xprize, premio da 10 milioni di dollari destinato a chi porterà per primo oltre quota 100 chilometri una capsula-passeggeri: idea che ricalca l’Oriz Prize degli anni Venti del secolo scorso, quando c’erano 25 mila dollari di premio per la prima transvolata atlantica (li vinse, come è noto, Charles Lindbergh). ”La Spaceship One americana ha un avversario canadese, il “Da Vinci Project”, che però è in ritardo sui tempi tecnici e in difficoltà economiche. Se domani andrà tutto bene, la coppia Allen-Branson si impegna a investire 100 milioni di dollari nell’iniziativa e ad avere cinque navicelle, in grado di trasportare cinque passeggeri ciascuna, pronte entro il 2007. Tecnicamente, il turismo spaziale gestito da privati è già possibile”, commenta Pat Norris, direttore della British Royal Aereonautical Society, “il dubbio riguarda solo il prezzo”. Ma Branson è ottimista: “Ci aspettiamo di avere 3 mila clienti nei primi cinque anni di attività, e più aumenteranno i passeggeri, più scenderanno i prezzi”. Per uno come lui, che per non annoiarsi a fare soltanto l’imprenditore (il suo impero comprende la Virgin Airlines, vodka, show business, società finanziarie) si è divertito a tentare il giro del mondo in mongolfiera e la traversata atlantica in motoscafo, non c’è scomme
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