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Lo scrittore catalano che scelse il bando nacional

3 Gennaio 2003. A Barcellona muore lo scrittore spagnolo José Maria Gironella.
Era nato a Gerona nel 1917 e nella città catalana passò la prima giovinezza.
L’inizio della Guerra civile, nel 1936, lo colse in territorio “rojo”. Raggiunse avventurosamente la Francia attraverso i Pirenei per poi rientrare in Spagna, in territorio “nacional” e arruolarsi volontariamente in un reparto di Requetés sciatori a Saragozza, nel quale combatté per tre anni, sempre in prima linea.
Durante la guerra, nel 1938, pubblicò su “Domingo” il racconto autobiografico “Caballeros en la nieve” (Cavalieri nella neve), incentrato sulle lotte sostenute dall’unità di montagna nella quale stava combattendo.
Tornato alla vita civile fu libraio, mercante di quadri e molte altre cose. Ma soprattutto trovò il tempo per dedicarsi alla scrittura. La sua prima opera fu un volume di poesie (“Ha llegado el invierno y tu no estás aqui” (E’ arrivato l’inverno e tu non sei qui), al quale seguì, nel 1947, il primo romanzo, “Un hombre” (Un uomo), con il quale vinse l’importante Premio Nadal.
Nell’anno successivo lasciò la Spagna, dapprima per Firenze, dove voleva conoscere Giovanni Papini che una notevole influenza aveva avuto nella sua formazione intellettuale giovanile con la sua “Storia di Cristo”, poi per Parigi, dove visse fino al 1952.
In Francia iniziò a scrivere a getto continuo; dapprima lavorò ad un romanzo destinato a restare anomalo nella sua produzione letteraria: “La marea”, uscito in francese con commenti favorevoli da parte della critica, incentrato sugli ultimi momenti della Germania del Terzo Reich.
Poi mise mano a quella che sarebbe stata la saga che lo avrebbe reso famoso, il primo volume della quale “Los cipreses creen en Dios” (I cipressi credono in Dio), lo pubblicò al suo rientro in Spagna.
Per questa opera nel 1953 ottenne il Premio Nacional de Literatura che gli diede notorietà internazionale. Il racconto si svolge nel periodo pre-Guerra civile ed è la base delle vicissitudini della famiglia Alvear nella città di Girona.
Divenne un vero best-seller del quale uscirono 39 edizioni in dieci anni. In Italia fu pubblicato da Longanesi nel 1959 (due volumi in cofanetto di 521+723 pagine fitte fitte!). La saga proseguì nel 1961 con “Un millón de muertos” (Un milione di morti), relativa al periodo della Cruzada; poi, nel 1966 “Ha estallado la paz” (E’ arrivata la pace), con sullo sfondo gli avvenimenti post guerra. L’ultimo dei libri della saga, uscì nel 1971 con il titolo “Condenados a vivir” (Condannato a vivere), con il quale vinse il Premio Planeta, il più ricco al mondo (dopo il Premio Nobel).
Tuttavia non furono tutte rose e fiori per Gironella. In particolare con la pubblicazione di “Un millón de muertos”, si attirò le critiche e le censure degli ambienti più retrivi del franchismo imperante, in particolare dell’Opus Dei, per la sua descrizione cruda della Guerra civile, vista senza niente risparmiare anche alla parte nella quale aveva pur combattuto. I corifei dell’ottuso regime franchista arrivarono a definirlo “compañero de viaje” del marxismo…..
Di fatto, la narrazione degli eventi di Gironella lo poneva invece nel solco di quella già fatta da Hemingway (con “Per chi suona la campana”), da Georges Bernanos, André Malraux e Arthur Koestler con il loro romanzi sulla Guerra civile spagnola.
La sua attività letteraria non si limitò al romanzo; suoi saggi e articoli uscirono sulle colonne dei grandi quotidiani spagnoli come l’”ABC” di Madri e il “Diario” di Barcelona e su riviste come “Correo Literario”, “Indice”, “Ateneo”…..
Autore estremamente prolifico, tra i suoi numerosi romanzi (una quarantina), mai tradotti in italiano – che sappia io -, cito solo “La duda inquietante”, del 1988, con il quale vinse il Premio Ateneo de Sevilla; “Jerusalém de los Evangelios” del 1989; “Los hombres lloran solos”, del 1986 e l’ultimo: “Por amor a la verdad”, uscito postumo nel 2003.

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