Ha ucciso la figlia di 18 anni, sorpresa in auto con il fidanzato. L’ha inseguita per strada e l’ha finita con una coltellata alla gola. Non sopportava che frequentasse quell’uomo di 13 anni più grande di lei. In Marocco, dove Sanaa Dafani era nata, la tradizione non permette di convivere con un uomo senza sposarsi. E invece la sua “bambina”, da tre mesi, era andata a vivere a Montereale Valcellina con Massimo, “il suo grande amore”, come ripeteva alle amiche. Il padre della ragazza, El Ketawi Dafani, 45 anni, è stato fermato, imputato di omicidio. In ospedale è finito il fidanzato, Massimo De Biasio, 31 anni, uno dei quattro soci del ristorante Spia a Montereale dove la ragazza marocchina lavorara come cameriera. “E’ un secondo caso Hina”, ha commentato il sindaco di Azzano Decimo, dove abitava la famiglia immigrata, ricordando il caso della ragazza pakistana uccisa dal padre perchè “troppo occidentale”.
I due giovani di Pordenone andavano in auto al ristorante. Lungo la strada, erano quasi le sette di sera, hanno incrociato il padre della ragazza. Massimo ha fermato l’auto, un’Audi quattro, ed è nata una discussione violenta. Il padre si è scagliato su Saana gridando tutta la sua rabbia per quella relazione che non aveva mai approvato. E poi ha tirato fuori il coltello. La ragazza è scappata verso un boschetto che costeggia la strada mentre il suo fidanzato cercava di raggiungere l’uomo. Nulla da fare: nella collutazione il fidanzato è rimasto ferito, ma non è riuscito a fermare l’uomo che ha raggiunto Sanaa e con un colpo alla gola, l’ha uccisa.
El Ketawi Dafani è stato fermato dai Carabinieri della Compagnia di Sacile (Pordenone) poco dopo, nella sua abitazione di Piezzo di Azzano Decimo (Pordenone). Si era cambiato e – hanno riferito gli investigatori – stava tentando di cancellare le tracce del delitto. E’ indiziato di omicidio e tentativo di omicidio pluriaggravato. A delineare lo scenario nel quale è maturato il delitto sono stati gli amici della coppia. La relazione fra i due era nata cinque-sei mesi fa, fra i tavoli del ristorante “Spia”, a pochi chilometri da Montereale Valcellina, dove abita il giovane e dove la ragazza si era trasferita da alcune settimane per andare a vivere con lui. Quella relazione, però, al padre della giovane, che lavora come aiuto cuoco in un ristorante di Pordenone, non era mai andata giù e non ne aveva fatto mistero. Più volte – hanno raccontato gli amici della coppia – aveva minacciato sia la figlia, sia il fidanzato. Le minacce erano diventate via via più pesanti e – sempre stando al racconto degli amici – non avevano fatto mistero dei motivi: la differenza di età, giudicata eccessiva dall’uomo, ma anche la diversa religione di appartenenza, lei musulmana, lui cattolico. Nelle ultime settimane, dopo la decisione della ragazza di andare a vivere con l’uomo – hanno riferito gli amici – la situazione era diventata molto più tesa.
Ha applicato già quei dettami morali che la controriforma vuole imporre a tutti noi. Avanguardie della retrocessione in corso