sabato 27 Luglio 2024

Quel “terzo regno” del socialismo nazionale europeo

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Moeller Van Den Bruck è stato una delle menti più geniali del movimento della Konservative Revolution. Il suo messaggio proponeva una volontà di rigenerazione morale e di rivincita sul materialismo che incarnava l’antico sogno del millenarismo, nonché una riscossa dei “popoli giovani” contro le plutocrazie decadenti. Un programma di scottante attualità

Arthur Moeller van den Bruck fu uno dei più alti risultati ideologici
conseguiti dallo sforzo europeo di uscire dalle contraddizioni e
dai disastri della modernità: fu uno dei primi a politicizzare il
disagio della nostra civiltà di fronte all’affermazione mondiale
del liberalismo e all’ascesa della nuova anti-Europa, come fin
da subito fu giudicata l’America dai nostri migliori osservatori. Di
qui una netta separazione del concetto di Occidente da quello di
Europa. Il rifiuto dell’Occidente capitalista e della sua violenta
deriva anti-popolare doveva condurre in linea retta ad una
rivoluzione dei popoli europei, ad un loro ringiovanimento, al loro
rilancio come vere democrazie organiche di popolo. Come tanti
altri ingegni dei primi decenni del Novecento, anche Moeller vide
subito chiaro ciò che ancora oggi molti nostri contemporanei
non riescono a distinguere: la perniciosità del liberalismo, la
mortifera distruttività delle tecnocrazie capitaliste, l’inganno di
fondo che dava e dà sostanza a quel centro di decomposizione
mondiale, che già allora erano gli USA: falsa democrazia,
impero della Borsa, libertà sì, ma unicamente per il dominio
delle sette affaristiche.
In una parola, per chiunque avesse occhi per vedere, era
evidente che un trucco liberale stava per gettare sui popoli del
mondo la sua rete di potere, gestita da minoranze
snazionalizzate e apolidi: “L’appello al popolo ­ scrisse Moeller
ne Il terzo Reich, il suo libro più famoso, pubblicato nel 1923 ­
serve alla società liberale soltanto per sentirsi autorizzata ad
esercitare il proprio arbitrio. Il liberale ha utilizzato e diffuso lo
slogan della democrazia per difendere i suoi privilegi servendosi
delle masse”. Chiaro come il sole! Ottant’anni fa, e con tanta
maggiore profondità di analisi politica degli odierni cosiddetti
no-global, ci fu qualcuno che centrò in pieno l’obiettivo politico,
segnalando con forza quale razza di tarlo stesse corrodendo
dall’interno la nostra civiltà ben più lucidamente di tante
“sinistre” ­ ma anche di tante “destre” ­ di allora come di oggi,
antagoniste di nome, ma complici di fatto.
Il disegno politico di Moeller era preciso: instaurazione di un
socialismo conservatore; edificazione di una comunità solidale
fortemente connotata dai valori nazionali; avvento di una
“democrazia elitaria e organicista”: il tutto, inserito in un quadro
di ripresa del ruolo mondiale dell’Europa, gettando uno sguardo
di simpatia verso la Russia, il cui bolscevismo Moeller ­ che fin
da giovane fu ammiratore della cultura russa e di Dostoewskij in
particolare ­ giudicava passibile di volgersi prima o poi in un
sano socialismo nazionale. Era, questa, l’impostazione
generale di quel movimento degli Jungkonservativen che faceva
parte della più vasta galassia della Rivoluzione Conservatrice, la
dinamica risposta tedesca alla sconfitta del 1918 e alle insidie
della moderna tecnocrazia cosmopolita, da cui prese corpo
infine il rovesciamento nazionalsocialista.
Il senso ultimo del messaggio ideologico di Moeller è dunque
duplice: da un lato, denuncia del dominio dell’economia sulla
politica, per cui in Occidente, come egli scrisse, “il rivolgere
l’attenzione alla fluttuazione del denaro ha sostituito la preghiera
quotidiana”; dall’altro lato, fortissimo impulso alla ripresa della
nazione, da incardinarsi su quel moderno corporativismo
antiparlamentare in cui lo scrittore tedesco vedeva la vera
rappresentanza del popolo, la vera partecipazione alla “comunità
di lavoro”. L’occasione di una rinnovata riflessione sul pensiero
antagonista di Moeller viene adesso offerta dal libro di
A.Giuseppe Balistreri, Filosofia della konservative Revolution:
Arthur Moeller v

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