Picchiata e derubata sulla metro davanti a figlio e passeggeri. «Nessuno mi ha aiutata»
Il presidente Chirac: sono agghiacciato, chiedo condanne severe
PARIGI – Erano in sei sul vagone della RER, la metropolitana che collega la periferia della Val d’Oise con Parigi. Sei «prototipi» di quartieri difficili: una banda di giovani immigrati, armati di coltello, che terrorizzano passeggeri e si abbandonano al vandalismo. Venerdì mattina, la vittima designata è una madre di 23 anni, con un bambino di 13 mesi in carrozzina. L’hanno insultata, pestata e derubata. Le hanno tagliato i capelli. Le hanno strappato i vestiti per tracciare sul ventre tre svastiche con un pennarello. «Sei ebrea», hanno urlato, prima di fuggire alla stazione successiva, travolgendo nella corsa la carrozzina con il bambino.
Ma la giovane impiegata non è ebrea. Gli aggressori se ne sono convinti frugando nel suo zaino, scoprendo dai documenti che abita nel sedicesimo quartiere di Parigi, quartiere chic, quartiere ricco, quindi popolato da ebrei, secondo la logica infernale che traduce in antisemitismo e antagonismo razzista la miseria sociale dei ghetti metropolitani. L’episodio è una conferma del clima di paura e del ripiegamento della società francese di fronte a questa logica.
Nessuno dei passeggeri è intervenuto, nessuno ha soccorso la giovane, nessuno ha denunciato, nessuno, almeno fino a ieri, aveva risposto all’appello della polizia per raccogliere testimonianze. Buio completo e pochi indizi, basati sul racconto confuso della giovane che si è presentata al commissariato di Garges-Sarcelles.
«C’erano una trentina di passeggeri, nessuno mi ha aiutato», ha detto al telefono a Nicole Guedj, sottosegretario del governo per le vittime del razzismo. «La donna è terrorizzata, in uno stato psicologico difficile», ha aggiunto la Guedj. Secondo il racconto, gli aggressori sarebbero quattro maghrebini e due africani, armati di coltelli. «Mi chiedo in che società viviamo, a quale livello di barbarie siamo arrivati», denuncia Patric Gaubert, segretario della Lega per i diritti dell’uomo.
L’aggressione ha suscitato enorme emozione. Proprio in questi giorni, il presidente della Repubblica, Jacques Chirac, ha rivolto un solenne appello perché i francesi si mobilitino contro fenomeni che sporcano l’immagine della Francia. Chirac aveva parlato a Chambon-sur Lignon, il «villaggio dei giusti», perché qui vennero protetti dalla deportazione migliaia di ebrei. Un’azione eroica, in contrasto con il diffuso collaborazionismo della Repubblica di Vichy.
Secondo le statistiche, il numero di episodi d’intolleranza nei primi sei mesi di quest’anno ha già superato il numero dello scorso anno.
Si contano 135 episodi contro ebrei e 95 contro neri e maghrebini. «Il problema è l’impunità, perché gli atti di antisemitismo sono considerati delitti d’opinione e non hanno seguito giudiziario», denuncia Roger Cuckierman, presidente del Consiglio rappresentativo degli ebrei francesi. Ieri, il presidente Chirac ha detto di essere agghiacciato e auspicato che gli aggressori siano perseguiti con la massima severità possibile. «E’ un’infamia, un atto odioso perché si rivolge contro una donna e perché viene considerata un’ebrea», ha detto il presidente della regione parigina, Jean-Paul Huchon. Per oggi, su iniziativa di partiti e associazioni, è prevista una manifestazione con i sindaci della regione.