Il Garante della privacy lancia l’allarme: siamo tutti pedinati! “Viviamo in una società sempre più sorvegliata. Le telecamere per strada, il telepass, il web, la scia del cellulare, le tracce che lasciano le carte di credito… Siamo tutti costantemente seguiti, pedinati, osservati…” Benvenuti nel regno del Grande Fratello.
Spaventato? «Sì. Sono spaventato. Viviamo in una società sempre più sorvegliata. Le telecamere per strada, il telepass, il web, la scia del cellulare, le tracce che lasciano le carte di credito… Siamo tutti costantemente seguiti, pedinati, osservati…». Con quei suoi modi cerimoniosi da antico gentiluomo meridionale e quel passato di studioso marcato da saggi tipo Le fonti di integrazione del contratto o Proprietà e industria: variazioni intorno alla responsabilità civile , il Garante per la Privacy Stefano Rodotà è mille miglia lontano dal paranoico Gene Hackman di Nemico pubblico . Eppure… Eppure, come il protagonista del film di Tony Scott che da ex agente della National Security Agency vede dappertutto microfoni e cimici e tele-spie contro cui combatte una ipertecnologica guerra di sopravvivenza, è piuttosto preoccupato: «Oggi tutto ciò che si vede in quel film, che pareva fantascienza, è possibile.
Invece?
«E invece, sul più bello che c’è più bisogno di attenzione, ci tagliano i fondi. Lei ha presente i virus?».
I virus?
«Le nuove tecnologie sono come i virus: mutano e s’aggiornano continuamente. Noi dovremmo, man mano che arrivano i nuovi, trovare gli antivirus. Invece ci troviamo nelle condizioni degli istituti di ricerca. Dove si taglia per primo, in Italia, quando servono soldi? Nella ricerca. E questo sta succedendo. Io non posso fare a meno di pagare 30 milioni l’anno per avere accesso, attraverso una banca dati americana, a tutto lo scibile giuridico e scientifico che ci interessa. Sennò…».
I virus della società spiata si propagano.
«Nel 2001 potevamo spendere quasi 11 milioni e mezzo di euro, oggi siamo a poco più di 10, con un taglio del 12 per cento. E questo senza tener conto dell’inflazione, sennò il taglio sarebbe poco sotto il 20 per cento. O noi riusciamo a interrompere questo progressivo taglio delle risorse o rischiamo seriamente di andare in crisi. In un momento che dopo l’11 settembre (anche se da noi abbiamo patito meno la svolta restrittiva che c’è stata in America o in Ingh