«Ciò che mi piace di più è poter parlare direttamente agli elettori del Missouri senza i filtri dei reporter!», twittava mercoledì sera Claire McCaskill (@clairecmc in “twitterese”). «Odio il traffico di Los Angeles, honk honk spostati dalla strada aaaaaagh», twittava il cestista Shaquille O’Neil (@THE_REAL_SHAQ). I post istantaneamente sono arrivati (via email, sms, feed Rss o altra via) ai 10.046 e ai 172.020 utenti registrati per seguire rispettivamente la senatrice del Missouri e il campione di basket su Twitter. Politici e giornalisti, star del cinema e dello sport sono iscritti al sito di micro-blogging. E’ esplosa negli Usa la Twitter-mania. Il sito, lanciato nel 2006, conta oggi 1,9 milioni di visitatori al mese, 10 volte di più dell’anno scorso. Usato all’inizio per incontrarsi ai party, Twitter (che invita a rispondere ad una semplice domanda, “Cosa stai facendo?”, in massimo 140 caratteri), sta ora trovando altri usi. I POLITICI – Decine di membri del Congresso hanno tirato fuori i BlackBerry per «twittare» martedì durante il discorso di Barack Obama. I twitterati sono un’ottantina: una ventina di senatori e oltre 60 deputati. Le star sono la McCaskill e Arnold Schwarzenegger (@schwarzenegger), il governatore della California. La rivista Time li ha inseriti nella Top 10 delle celebrità twittanti. Lui scrive spesso di come limitare l’inquinamento. Lei ama twittare sulla sua vita privata. I repubblicani twitterati sono più dei democratici: tra loro, c’è John McCain (@SenJohnMcCain: ma con approccio non entusiasmante, annuncia gli impegni e ogni tanto fa complimenti o auguri agli amici). Tra i democratici twitta la speaker della Camera, Nancy Pelosi (@NancyPelosi: ma è come leggere il programma degli eventi del Congresso). E’ un passo verso una nuova era di trasparenza? Oppure i politici dovrebbero pensare a rimettere in sesto il Paese anziché twittare? Ma soprattutto, chi legge i loro post? Alle 9:40 di martedì sera, quando twittavano sul discorso di Obama, secondo il Washington Post, c’era un solo fan della McCaskill collegato. Ma 8.216 seguivano il supertecnologico repubblicano del Texas John Culberson (ha girato e messo in rete anche un video prima del discorso). L’INVASIONE DEI «GIORNA-TWITS» – Il giornalista di Politico.com Mike Allen non aveva mai twittato prima di questa settimana. Due eventi lo hanno convinto: domenica è scoppiata su Twitter una guerra per l’audience tra due anchormen americani, George Stephanopoulos della tv Abc e David Gregory della Nbc. «Il governatore Jindal e io stavamo parlando delle potenzialità di Twitter», ha twittato @DavidGregory poco prima di andare in onda con il suo programma Meet the Press. Pubblicizzando la sua intervista a Schwarzy, invece @Gstephanopoulos ha twittato: «Tante cose da discutere con il governatore su This Week». Il secondo evento: a fine gennaio, i repubblicani hanno twittato da un incontro a porte chiuse con Obama, consentendo ai media di seguirlo in tempo reale. Allen alla fine si è convertito dopo averne parlato (via BlackBerry) con Rick Sanchez (@RickSanchez) della Cnn: «Milioni di persone sono connesse e non dipendono più da noi. Non vogliono più connettersi con noi, vogliono che noi ci connettiamo con loro». CELEBRITA’ – Anche il Dalai Lama twitta. No, è una bufala. Sua Santità (@OHHDL; che sta per “The Office of His Holiness the Dalai Lama”) aveva conquistato in pochi giorni oltre 20.000 seguaci, ma era un impostore. Invece David Lynch c’è davvero. Twitta ogni mattina sulle condizioni meteorologiche a Los Angeles, e più tardi posta il suo «pensiero del giorno». Che ci fa tanta gente famosa su Twitter? Vogliono evitare gli intermediari nel comunicare con i fan e cercare di controllare i gossip dei media. Ma a volte diventa un boomerang. Britney Spears (@britneyspears) twitta con l’aiuto delle assistenti. Argomenti preferiti: i milkshake e i problemi con i paparazzi (post più personali quando un hacker è entrato nell’ac