Per un nuovo nazionalismo grandeuropeo, antimondialista e rivoluzionario; contro la xenofobia, l’esclusivismo razzistico, il piccolo nazionalismo sciovinista.
La xenofobia è l’odio indiscriminato e assolutamente irrazionale verso lo straniero, il “diverso”. Senza dubbio si differenzia parecchio dal razzismo, il quale è più una teoria che un sentimento, e quindi rivendica una più o meno lecita scientificità. La xenofobia non pretende alcun riconoscimento teorico, e neppure sa spiegare se stessa: essa semplicemente si esercita, come prassi, come attitudine inconscia o conscia, manifesta o meno. Mentre il razzismo prende piede, che piaccia o no, da basi scientifiche e culturali che poi vedremo quanto fondate, la xenofobia si muove dall’animo delle persone, e generalmente da quello d’individui incolti. L’irrazionale odio per lo straniero che caratterizza gli xenofobi, infatti, sembrerebbe scaturire da un sentimento d’inquietudine ch’essi provano di fronte al diverso. Paura – fobia – quindi. E sappiamo bene come disagio, inquietudine e paura siano reazioni proprie della debolezza: in questo caso, la debolezza intellettuale di chi affronta usi, costumi, tradizioni e visioni del mondo diversi dai suoi, ma mancando delle capacità culturali per difendere i propri (e dunque accettare gli altrui), reagisce irrazionalmente e rabbiosamente, come un animale minacciato. La xenofobia non può avere alcun valore positivo, giacché raramente contempla una reale conoscenza delle proprie tradizioni, e conformità ai conseguenti costumi. Non credo allora corretto inserire genericamente nel contesto della xenofobia, fenomeni come la rivolta dei Boxer cinesi, che comunque fu la reazione alle invasioni, ai soprusi e alla colonizzazione degli stranieri; una difesa della propria tradizione ben motivata da un reale pericolo. Diversamente, non ravviso lo stesso valore nella xenofobia attualmente diffusa in Europa che, se è specchio d’un problema reale – quello dell’immigrazione di massa, che tratteremo più avanti -, lo affronta però in un modo scorretto e controproducente; tant’è vero che in questo particolare periodo storico la fiamma della xenofobia è continuamente alimentata dagli strumenti della propaganda filo-americana. La xenofobia si confà perfettamente, infatti, al quadro dello “scontro di civiltà” mosso dall’Occidente americano all’Islam: strumentalizzando il fenomeno migratorio che esso stesso ha provocato, l’Occidente può mantenere le docili masse europee sotto il proprio dominio, ed anzi utilizzarle contro l’attuale nemico. Questo è vero anche astraendo dall’attuale situazione internazionale: favorendo sottobanco il sorgere d’odio e inimicizie tra i popoli, il vero nemico di tutte le genti, cioè il Capitalismo, riesce a passare indisturbato e dominare questa nostra epoca.
Il razzismo, come già accennato, è cosa certo diversa dalla xenofobia: se quella si fondava sull’ignoranza, la debolezza e la paura, questo trova la propria formulazione nel linguaggio della scienza. Non voglio entrare nella disputa sui significati originari e derivati del termine razzismo: limitiamoci a registrare che, nella sua accezione oggi di gran lunga più diffusa, esso