giovedì 18 Luglio 2024

In cammino verso l’Origine

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Una rilettura del saggio di Adriano Romualdi – un vero e proprio “sciamano della profondità arcaica” – sugli Indoeuropei e sulle origine culturali ed etniche dell’Europa. Perché capire da dove veniamo significa comprendere dove dobbiamo andare.

Adriano Romualdi, Gli Indoeuropei. Origini e migrazioni, Edizioni di Ar



Le librerie antiquarie conservano ancora le copie della prima edizione, eleganti ed essenziali, in carta nobile, ma le Edizioni di Ar, rinnovando la grafica, nella collana ‘gli Inattuali’, hanno riproposto in catalogo questo volume di Adriano Romualdi del 1978, che per sostanza di argomentazioni culturali e per sue peculiarità, proprie di una ricerca spirituale più che archeologica, non ha mai smesso di essere individuato tra i libri di una biblioteca ‘eccellente’. E’ una raccolta di saggi che l’Autore -tra i massimi protagonisti della destra culturale, prematuramente scomparso, un vero e proprio sciamano della profondità arcaica – compose mantenedovi un carattere divulgativo affinché la questione di un popolo, il suo destino, avesse un riconoscimento fattuale, politico, e non dunque meramente erudito. Il riferimento più esplicito è quello alla categoria di “Europa Nazione” e, vista l’attualità, con il dibattito sulle radici culturali europee in tema di Costituzione, questo volume risulta ancora una volta stuzzicante perché propone una controversia difficilmente digeribile per l’opinione cosiddetta pubblica: c’è appunto il destino di un popolo le cui origini coincidono con il sorgere del “pensiero dell’Origine” (quel luogo del percorso filosofico su cui ha lavorato Martin Heidegger), le cui tracce, le vestigia della “razza dei signori” (l’areté ellenica), si fondono con la più remota consapevolezza della grandezza europea, ben più potente dunque di una vanificata identità qual’è quella dell’attuale Unione Europea. Romualdi riprende un concetto di Oswald Spengler quando spiega che gli indoeuropei ebbero ragione sulla terra, più che per la tecnologia che per la “superiorità culturale”, in virtù della loro tecnica militare. Molto interessante, tra i capitoli, quello su Giacomo Devoto, suggestivo, infine, quello di analisi comparativa tra il “latino” e il “germanico” e quello sulle incisioni scandinave e il geometrico greco. E’ un un libro senza dubbio efficace questo vecchio titolo di Ar, un libro dove al lettore viene offerto il repertorio completo dei “materiali spirituali” che dal Nord, all’Oriente, fino alla tradizione di Roma, hanno poi costituito quella che con efficacia Fabrizio Sandrelli, firmando l’introduzione definisce come “utopia dell’eterno”.



“Il Foglio” 24 luglio 2004

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