sabato 20 Luglio 2024

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La Banca d’Italia in un suo documento ufficiale diramato nei giorni scorsi ha fornito cifre e dettagli sulle riserve aurifere italiane, che, vale la pena evidenziarlo, sono ragguardevoli e ci pongono come il terzo paese al mondo, dopo Usa e Germania, per quantitativo detenuto.

Per la precisione sono 2.451,8 le tonnellate di oro possedute dall’Italia, equivalenti, all’incirca, a 72 miliardi di euro. Di queste, 1.199,4 si trovano nei caveau di Palazzo Koch e sono composti da 1.195,3 da lingotti d’oro e 4,1 tonnellate in forma di monete (871.713 unità per la precisione).

Sono quindi oltre 1.200 le tonnellate di oro depositate all’estero. Più della metà di queste si dovrebbero trovare nei caveau di Fort Knox, presso la Federal Reserve statunitense, il resto è suddiviso tra Bank Of England a Londra e la Swiss National Bank di Berna.

 

L’uso del condizionale, nel caso dell’oro conservato presso Fort Knox, è d’obbligo perché ad oggi nessuno si è sincerato del reale quantitativo depositato nella fortezza del Kentucky. Lo stesso documento della Banca d’Italia non ne indica l’esatto ammontare e fa menzione di una succinta rassicurazione delle autorità statunitensi inviata in forma scritta un paio di anni fa. Peccato che lo stesso documento fu inviato anche alla Bundesbank tedesca che nel frattempo aveva chiesto il rimpatrio di 300 tonnellate. Oro tedesco che semplicemente non sarebbe più disponibile fisicamente dalla Fed che ne avrebbe ceduto la titolarità a terzi. E’ molto probabile che anche le riserve italiane abbiano fatto la stessa fine.

Come per la maggior parte delle banche centrali europee, l’oro della Banca d’Italia è stato accumulato durante gli anni ’50 e ’60 anche c’è da dire che l’Italia già durante il Ventennio fascista era un importante detentore.

 

Naturale che in una nazione come la Germania sia esplosa la polemica, con il deputato conservatore bavarese, Peter Gauweiler, che ritiene che ormai sia chiaro che l’oro non è più fisicamente disponibile. La stampa, i politici e l’opinione pubblica in Germania s’interrogano su che fine abbia fatto: se l’oro sia stato concesso in leasing, peggio ancora venduto. Meno naturale che in Italia tutto passi in sordina e nessuno abbia provato ad alzare la voce.

Tuttavia, che l’oro sia presente o meno fisicamente nei forzieri americani non è in sé importante, perché continuerà ad assolvere ugualmente la sua funzione di garanzia per le operazioni intraprese dalla nostra Banca Centrale e comparirà lo stesso come capitale nei registri. Solo nel caso servisse da impiego fisico, il problema si porrebbe realmente.

Di certo l’episodio, alla luce di ciò che è successo alla Bundesbank, getta più di un’ombra sulla credibilità della Fed. Quante delle 8.500 tonnellate di oro possedute a Fort Knox siano rimaste nei caveau non ci è dato saperlo. L’importante è che tutti stiano zitti e facciano finta di non sapere quello che tutti noi sappiamo da tempo. 

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