venerdì 19 Luglio 2024

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Alcuni operatori che in Siria consegnano aiuti umanitari per conto delle Nazioni unite e di organizzazioni internazionali hanno sfruttato sessualmente donne siriane, chiedendo loro prestazioni sessuali in cambio del cibo. Lo rivela in un’inchiesta la Bbc: l’indagine prende le mosse da una serie di denunce emerse per la prima volta tre anni fa. Ma secondo la televisione britannica gli abusi non sono cessati: operatori umanitari hanno riferito alla Bbc che lo sfruttamento delle donne era arrivato a un livello tale che molte siriane per lungo tempo hanno evitato di recarsi nei centri di distribuzione degli aiuti, perché era dato per scontato che chi aveva ricevuto aiuti aveva dato in cambio prestazioni sessuali.
Secondo una delle operatrici intervistate dalla Bbc, alcune agenzie umanitarie hanno a lungo chiuso un occhio su questo sfruttamento, perché usare parti terze e operatori locali è l’unica via per far sì che gli aiuti arrivino in zone particolarmente pericolose a cui lo staff internazionale non può accedere. Tre anni fa un’operatrice umanitaria aveva denunciato lo sfruttamento sessuale delle siriane per la prima volta. Dopo le rivelazioni, le agenzie Onu e le ong avevano annunciato di aver reso più rigide le proprie procedure e regole. Poi il Fondo delle Nazioni unite per la popolazione (Unfpa) ha diffuso un rapporto sulla violenza di genere, concludendo che l’assistenza umanitaria veniva scambiata con rapporti sessuali in vari governatorati siriani.
Nel report, intitolato “Voci dalla Siria 2018”, si legge: “Ci sono stati esempi di donne o ragazze che sposavano per un breve periodo di tempo i responsabili della distribuzione di aiuti per ricevere cibo. O di queste persone che chiedevano alle donne il numero di telefono prima di consegnare i pacchi.
O le costringevano a farsi accompagnare a casa per avere qualcosa in cambio del cibo”. Lo scandalo va a toccare un mondo della cooperazione già in crisi dopo che le rivelazioni di abusi sessuali hanno toccato giganti come Save the Chidren, Oxfam e Unicef.

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