venerdì 19 Luglio 2024

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Cosa emerge dall’incontro tra Blinken e Xi

La visita in Cina del Segretario di Stato americano Blinken ha lanciato segnali.
Il più vistoso è il tentativo di varare un G2, all’insegna del confronto amichevole/ostile (alla Jalta) cui farebbe capo un sistema mondiale in continua ridefinizione sotto il segno dell’interdipendenza e dell’oscillazione costante negli allineamenti.
Il secondo segnale è l’affermazione della figura di Antony Blinken, destinato al protagonismo fronte a un deperimento accelerato di Biden e all’inadeguatezza di Kamala Harris. Potrebbe anche divenire il candidato democratico alla Casa Bianca, ma se vincesse sarebbe la prima volta per un israelita.
Il terzo è che gli Usa, soddisfatti della situazione bellica in Ucraìna svoltasi finora come da loro previsto e desiderato, si apprestano ad obbligare Kiev, con l’aiuto cinese, ad accettare la spartizione con i russi, la vera fanteria americana nel Vecchio Mondo.

Poi ci sono i segnali politici
Blinken ha finto d’incassare la rassicurazione di Xi che Pechino non armerà Mosca. Ma questa è fuffa perché non ha mai ha avuto intenzione di farlo.
In secondo luogo ha apparentemente capitolato affermando che gli Usa non sosterranno l’indipendenza di Taiwan.
Infine ha rigettato il “decoupling” di trumpiana memoria, ossia la separazione tra Occidente e Cina, contrapponendovi un “derisking” che si tradurrebbe nel controllo, fino al protezionismo, sugli asset strategici e in una razionalizzazione di segmenti di scambio, con zone di sfogo a diversi livelli di fattibilità e di velocità, come nei BRICS.

Quello che appare oggi come il play maker della Casa Bianca in realtà sta dicendo cose ben precise
Affermando che gli Usa non sosterranno l’indipendenza di Taiwan, avverte le locali imprese ad alta tecnologia che se non si trasferiscono al più presto in California verranno fagocitate da Pechino. Intanto manda un segnale ai partners asiatici e del Pacifico: confermando che il loro riarmo non avverrà necessariamente nella prospettiva di una guerra a Pechino, li rassicura. Con il “derisking” tranquillizza tutti i partners economici della Cina, ivi compresa la storica rivale indiana, che potranno proseguire a commerciarvi e, apparentemente, si avvicina alle posizioni tedesche e dell’Unione Europea.

Partita aperta
In realtà non è proprio così perché gli americani considerano il “derisking” per se stessi ma vogliono che si trasformi in “decoupling” almeno parziale per gli altri partners.
La partita è aperta anche perché il G2 è la visione americana, quella cinese, che in prospettiva si vuole dinamica, punta invece sul G3 associandovi l’Unione Europea, sostenendo in questo il tentativo francotedesco di sottrarsi all’ingessatura americana prodotta dai geni del Cremlino in seguito all’invasione dell’Ucraìna.

Vent’anni dopo
In modo diverso, ci troviamo una ventina d’anni più tardi, con l’Europa che, cercando di dare corpo politico-militare alla sua forza economica e culturale, ha bisogno di fare sponda su una terza potenza per non farsi soffocare dagli Stati Uniti. Allora (2001-2006) era la Russia. Oggi quest’ultima ha finito con lo svolgere il ruolo di celerina antieuropea, con statura regionale, ma letteralmente scomparsa come player mondiale.
Per la Cina il discorso è differente perché si tratta di un vero player e, per giunta, intelligente.
Altro livello, altra classe.

L’essenziale è considerare la Cina oggettivamente
non per simpatia o per antipatia, così come si doveva fare per la Russia fino a quando non ci pugnalò ripetutamente alle spalle. Cosa che inziò nel 2008. Oggettivamente si deve far sponda sulla Cina per affermare il nostro ruolo di player di prima fascia. Far sponda non significa schierarci con la Cina, ma tra la Cina e gli Stati Uniti.
E non vuol di certo dire allinearci dietro la Cina: questa è un’ipotesi che lasciamo agli scemetti. Come quella di adorare Putin.
A noi interessa che non si chiuda mai la tenaglia di una nuova Jalta, stavolta tra Washington e Pechino, Mosca contando ormai meno di Ankara.
Serve però la guardia ben alta. E dobbiamo attuare un vero “derisking” che non sia un “decoupling” mascherato. Evitando comunque l’accondiscendenza tenuta per vent’anni con la Russia e pagata cara. Impariamo una buona volta! Perché, comunque, la relazione con la Cina è in gran misura obbligatoriamente concorrenziale e non si deve sottovalutare la minaccia del suo colonialismo intelligente.

Va capitalizzata questa situazione
per dare più compattezza fiscale e politica all’Europa.
Per europeizzare il nucleare francese e incrementarne le testate.
Per reindustrializzare.
Per diversificare gli investimenti in Asia e in Africa. Col che rientra in gioco anche l’Italia.
Su tutte queste linee, almeno come atteggiamenti, si stanno muovendo Berlino, Parigi e Roma e vi rimorchiano Bruxelles.

Valutazioni e prospettive
Non c’interessa dare un voto al sistema cinese, che di sicuro non può essere il nostro e che non so proprio chi possa affascinare. Così come non ci doveva interessare dare un voto al sistema russo, né dovrebbe essere determinante la nostra valutazione del sistema americano o di quello dell’Unione Europea, per i comportamenti concreti.
Ci deve interessare la dinamica in atto nella prospettiva per la nostra terra, per la nostra gente e per il nostro Genius Loci.
Che poi qui da noi vi sia tutto da rivoluzionare – creativamente – è scontato. Ma la diserzione a  questo nostro compito non deve diventare un alibi per disertare anche la dovuta presa di posizione nei contenziosi internazionali.

Quando nacque l’intesa Parigi-Berlino-Mosca
esso non esaltò gli attuali russomani perché andava a favore dell’Europa, dunque del Padre che i disperati vogliono uccidere continuamente.
La sponda con la Cina per non essere sacrificati su di una nuova Jalta è importante per questo e solo per questo. Non di certo per proporre fantasmagoriche e astratte alternative anti-occidentali, tutte peraltro sgangherate, brutte, antiestetiche, antisociali e incompatibili con la nostra civiltà da cui sono anni luce più lontane di questa stessa nostra decadenza odierna.
Partire da questa consapevolezza per agire come si deve!

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